sabato 19 dicembre 2020

L'Avversario

di Emmanuel Carrère, Adelphi

Il tema del doppio non è nuovo nella letteratura. Viene subito alla mente il romanzo di Stevenson,
Lo strano caso del dottor Jekill e del signor Hyde, il volto buono di una persona e quello malvagio della stessa. Ma in questo libro, Jean Claude Romand non è un personaggio di fiction, bensì il protagonista di  un fatto di cronaca avvenuto in Francia, un uomo considerato fino a quel momento un medico di tutto rispetto che ha fatto molto parlare di sé per aver sterminato la famiglia.

Il 9 gennaio 1993 Jean Claude Romand uccide la moglie Florence e i loro bambini di 5 e 7 anni. Poi ammazza anche i propri genitori. Tenta il suicidio appiccando il fuoco alla propria casa, ma viene salvato dall'incendio. Il narratore di questa tragica storia premette di essere entrato in contatto con il protagonista, di aver assistito al processo e di aver cercato di entrare nella psiche di quest'uomo, una persona stimata fino al momento della strage, un medico divenuto ricercatore all'OMS di Ginevra, benestante, meritevole anche per non aver messo mai in evidenza con gli altri i propri successi e le proprie capacità. La realtà è un'altra: Jean Claude non si è mai laureato. Da quando non è riuscito a sostenere l'esame di ammissione al secondo anno della Facoltà di Medicina, non ha proseguito gli studi. Ha solo raccontato di essersi laureato, di lavorare all'OMS a Ginevra non lontano dal paese in cui abita, Prevessin, con la famiglia. E la famiglia e gli amici gli hanno creduto. Si è servito per vivere agiatamente del denaro che parenti e amici gli hanno affidato, sicuri che l'avrebbe investito in Svizzera nel modo migliore. Diciotto anni di bugie – diciotto anni – senza destare sospetti. Ma quando il dubbio sembra affiorare e la verità venire a galla, Jean Claude decide di "fuggire". La fuga però non è il suicidio ma innanzitutto l'uccisione dei propri cari, anche dei due figli piccoli. Il narratore indaga la vita del protagonista, ricostruisce tutte le sue bugie, i momenti in cui avrebbe potuto svelare la verità e uscire da quella situazione asfissiante e non l'ha fatto, quasi sopraffatto dal proprio altro io, l'avversario. Un romanzo che racconta, in una prosa forse troppo cronachistica, una vicenda inquietante suscitando nel lettore tanti interrogativi sulla conoscenza di sé e degli altri, senza tuttavia riuscire a cogliere il mistero doloroso di una psiche. 

Giudizio sintetico: Duplex

L'oceano di mezzo

di Federico Rampini, Laterza


Il sottotitolo "un viaggio lungo 24.539 miglia" risulta addirittura riduttivo per il numero di Paesi vissuti in prima persona dal giornalista, che è stato corrispondente dall'estero, professore universitario, autore di libri e spettacoli, e che ha vissuto a lungo in almeno tre continenti. Diversamente da altre sue opere in questo caso, sull'aspetto economico-sociale dei luoghi, prevalgono quello autobiografico ed esperienziale.

Prendendo spunto dalle diverse fasi della sua vita, che lo hanno visto vivere a lungo in molte delle città più importanti del mondo, Rampini ne cattura alcuni momenti salienti per descriverne le particolarità, le curiosità sociali, le esperienze singolari vissute in prima persona. I capitoli sono dedicati alle varie città come una sorta di autobiografia geografica che ne fotografa le peculiarità nei momenti in cui l'autore vi ha soggiornato, ma che nel contempo ne sottolinea le differenze rispetto alla realtà odierna. 
Separati e intervallati dagli acquerelli di Nicola Magrin, scorrono così tra le pagine le origini genovesi, la Milano del lavoro e della nebbia, l'adolescenza a Bruxelles, le vacanze e il primo incarico parigino, il rumore di New York, gli anni in Asia – vissuti nel periodo dello sviluppo delle due potenze dominanti Cina e India, ma anche dell'emergente Indonesia e del Giappone – per poi tornare alla West Coast americana, non tralasciando una singolare ed episodica puntata in Eritrea. 
Un vero giro del mondo, osservato con l'occhio aperto dell'osservatore cosmopolita, cittadino del mondo, che non rinnega le proprie radici familiari ma che è sempre pronto ad impiantarne di nuove. Ed è proprio nell'apertura alla diversità culturale, nell'incanto della scoperta e nel disincanto dell'ideologia politica, che risulta più evidente la cifra di un libro breve ma non brevissimo che non è autobiografia, non è reportage, non è antropologia geografica, ma è il racconto di un marinaio di lungo corso che a dispetto del titolo, per sua stessa ammissione, non ha mai solcato i mari.

Giudizio sintetico: Mappamondo

sabato 12 dicembre 2020

L'eleganza del riccio

 di Muriel Barbery, Edizioni e/o


Un successo editoriale da 50 milioni di copie, imperniato sulla necessità di nascondere se stessi, le proprie qualità, per sopravvivere in un mondo in cui contano di più la sfrontatezza e l'apparenza rispetto alla nobiltà d'animo e alla cultura. Una scelta di mimesi che scavalca le generazioni e il censo, analizzata con un'introspezione filosofica ironica, capace di stupire per la sua accuratezza. Parole pesanti come macigni espresse con la leggerezza di un sorriso.

Renée è una vedova di mezza età che fa la portinaia di un lussuoso stabile parigino, un microcosmo abitato da famiglie benestanti che vantano un'esistenza più che agiata. Nessuno la nota, è una donna insignificante e brutta che rappresenta il cliché di una classe di rozzi pigri, apparentemente destinati a servire le élite. Nella sua vita, un marito morto ormai da anni, un gatto – Lev – talmente grasso da non muoversi quasi più, la televisione perennemente accesa su programmi nazionalpopolari. Dietro questo paravento di mediocrità, tuttavia, si nasconde un'altra Renée, una donna dalla cultura eccezionale che ha letto tutti gli autori, segue i teatri più importanti e ascolta la musica più raffinata, frequentatrice di biblioteche universitarie e con una conoscenza dell'arte profonda e consapevole. La seconda Renée è gelosamente nascosta dalla prima, e vuole rimanere anonima per non scontrarsi con la realtà degli inquilini dello stabile, arrivisti finto-progressisti che considerano la cultura un bene di consumo, silenziosamente convinti di esserne la massima espressione in virtù della propria agiatezza. Unica eccezione, Paloma, figlia minore di un ministro, che come Renée nasconde la propria straordinaria intelligenza per non scontrarsi continuamente coi propri familiari, che sopporta disprezzandoli. Ma come due animali sentono la propria affinità, così la donna e la bambina si studiano, si annusano, simpatizzano, fino a legarsi l'una all'altra grazie ad un singolare e ricco signore giapponese.
Un libro complesso e ironico, mai banale, che offre spunti emotivi, culturali e psicologici interessanti e che riesce continuamente a evocare, con poche parole, anche le emozioni più complesse, nello stesso tempo deridendo in modo quasi sarcastico le manie e la prosopopea di una intellighenzia tanto boriosa quanto inconcludente ma capace di generare al proprio interno perle di eccezionale valore.

Giudizio sintetico: Dissimulatorio

Bugiarda no, reticente

di Franca Valeri, Einaudi 

Un'autobiografia – o meglio, una conversazione dell'artista – che rivela, alla soglia dei 90 anni, scorci dei propri ricordi, memorie che affiorano nelle sue veglie notturne: eventi, persone, luoghi della sua vita. "La mente è una minuziosa macchina da presa che entra in tutte le stanze del passato, non sfugge uno sgabuzzino, né il balcone di una cucina". Ricordi e riflessioni di un personaggio dotato di ironia e intelligenza straordinarie.

Francesca Maria Norsa, in arte Franca Valeri, nome d'arte ispirato al poeta Paul Valery, dedica questo libro "Alla signora Cecilia, la mia mamma" che ha segnato la sua prima formazione nella Milano degli anni '30, città in cui Franca è nata il 30 luglio 1920, in una famiglia ebraica molto benestante. La madre vuole per i figli, un maschio e una femmina, vestiti di sartoria, buone scuole e letture scelte, lezioni di francese, palco alla Scala. Con il padre, ingegnere, uomo ironico, poco convinto delle ambizioni artistiche della figlia, Franca ha in comune la passione per la cioccolata. I ricordi affiorano senza seguire un ordine cronologico: le leggi razziali, il trasloco a Roma, gli amici, i colleghi, gli incontri straordinari come quello con Charlie Chaplin. La sua lunga carriera, dagli esordi in Francia con il teatro dei Gobbi, ai personaggi più celebri, la signorina Snob e la signora Cecioni, il suo impegno nel cinema con la  predilezione per 2 film – Il segno di Venere e Parigi o cara – scritti da lei. Due lunghe storie d'amore, con due traditori. Ma anche lei non era poi del tutto fedele, se si pensa che l'amore principale della sua vita è sempre stato il Teatro. Un dialogo arguto, quello di Franca, con l'invisibile intervistatrice cui si rivolge, sobrio e privo di retorica, costruito per sottrazione, anche nei riferimenti alla malattia e alla vecchiaia quando "il tempo per pensare è sovrabbondante" e "non c'è più posto possibilmente per gli errori".

Giudizio sintetico: Generazione preparata

venerdì 4 dicembre 2020

Vite che non sono la mia

di Emmanuel Carrère, Einaudi 


Un romanzo che, partendo da esperienze vissute, collettive e personali, si interroga sul senso della vita, sull'amore, sul rapporto che lega ognuno di noi agli altri esseri umani. Le esistenze degli altri, se guardate con interesse profondo, ci liberano dalla prigione del nostro io modificando il nostro modo di vedere la realtà.

Emmanuel e Hélène sono in vacanza nello Sri Lanka nel 2004. Nella notte di Natale, quella che precede lo tsunami, pensano con malinconia che quelle saranno le loro ultime vacanze insieme. La grande passione che li aveva uniti creando l'illusione di costruire una vita insieme, di invecchiare insieme, si sta spegnendo. Non c'è astio tra i due, solo la consapevolezza che i sentimenti finiscono. Ma il giorno successivo lo tsunami travolge tutto e tutti, modificando nel tempo anche il loro rapporto. L'isola non è più quella di prima, coperta di fango e corpi straziati, i sopravvissuti cercano i loro cari con un'angoscia che li soffoca. Emmanuel e Hélène vivono il dolore lacerante di una coppia, anch'essa di origine francese, che perde la figlioletta di 4 anni, Juliette, spazzata via dall'onda anomala; assistono alla disperata ricerca di una donna, che ha smarrito il marito e, paventandone la morte, è sicura che non potrà sopravvivergli. Tornati in Francia, dopo poco tempo un'altra sciagura, questa volta nell'ambito familiare. La sorella di Hélène, anche lei di nome Juliette, sta male: cancro al seno con metastasi ai polmoni. Già da ragazza il cancro l'aveva colpita rendendola zoppa, ora ha 33 anni ed è un giudice, è sposata con Patrice – che ama molto – e ha 3 figlie piccole, l'ultima di solo 15 mesi. Parlando a lungo con Patrice ed Etienne, amico e collega di Juliette, Emmanuel vive le loro esistenze e comprende il legame tra Juliette e Etienne; anche lui ha avuto il cancro, si è interrogato sulla malattia, ha vissuto, come la donna, il timore e la speranza che i propri cari, dopo la propria morte, riusciranno a comunque a vivere. Con lui può rivelare i momenti di disperazione, risparmiati a Patrice. 
Un romanzo intenso, che sebbene sia scritto in prosa scorrevole è anche faticoso  per i temi trattati, soprattutto nella seconda parte. Un romanzo che rimane nel cuore del lettore. 

Giudizio sintetico: Vite vissute

sabato 14 novembre 2020

Forse

di Rosetta Loy, Einaudi 


La scrittura come mezzo per conoscere se stessi, per fare chiarezza, ripercorrendo la propria storia inserita nella grande Storia, quella dell'Italia del secondo dopoguerra, quando il Paese viveva un periodo pesante nutrendo però la forte speranza di andare incontro a un futuro migliore. L'autobiografia di una donna che volge indietro lo sguardo attento, dolce, malinconico e sincero di chi non vuole fare sconti a nessuno e soprattutto a se stessa. 

Rosetta, conosciuta da tanti lettori, è scrittrice di successo, autrice, per citare il suo romanzo forse più noto, di Le strade di polvere. In questo libro racconta la propria vita partendo dal 1942. Rosetta appartiene a una famiglia molto benestante, dell'alta borghesia, il padre è un costruttore. Un'educazione rigida, un'istitutrice, tre sorelle e un fratello. L'abitazione ai Parioli, le estati in Monferrato, gite, amicizie. Nel 1949, a 18 anni, l'incontro della vita: un ragazzo più grande, bello, un po' come Gregory Peck, del tutto diverso dai modelli paterni. Peppe Loy – fratello del futuro famoso regista Nanni – è squattrinato, parla degli errori del capitalismo, legge Marx, è comunista e si nutre di poesia. Il padre di Rosetta si oppone a una loro relazione e la ragazza, pur legatissima al padre, si ribella, racconta bugie, accetta qualche allontanamento dal ragazzo solo perché certa che sarà di breve durata. La ribellione a una visione della vita trasmessa dalla famiglia senza possibilità di sollevare dei dubbi  è messa in discussione per sempre dalla Loy, che diventa convinta sostenitrice del "Forse". Un romanzo di formazione che, per certi versi, ricorda Lessico familiare della Ginzburg, anche per le affettuose citazioni di abitudini e modi di dire della propria famiglia; l'ironia e la simpatia del romanzo della Ginzburg rimangono tuttavia ineguagliabili.

Giudizio sintetico: Conosci te stesso

Trilogia di New York

 di Paul Auster, Einaudi


Una raccolta di tre romanzi brevi (Città di vetro, Fantasmi, La stanza chiusa), collegati da un unico filo conduttore, l'abbandono di qualsiasi legame sociale, affettivo, di gruppo, a causa di un'ossessione investigativa. I tre protagonisti, apparentemente elementi ben inseriti nella New York della seconda metà del secolo XX, si trovano proiettati in una indagine anomala, diversa per ognuno, che li assorbe completamente e rende la loro vita un progressivo abbandono delle abitudini, delle amicizie, di tutto.

New York, anni '70/'80. Tre episodi con tre solitari protagonisti: Daniel Quinn è un autore di polizieschi che viene svegliato nel cuore della notte da una strana telefonata, nella quale lo scambiano per un detective sconosciuto, offrendogli un misterioso incarico. Dopo qualche tentennamento, Quinn si butta a capofitto nell'indagine, fino ad esiti imprevedibili. Il secondo episodio vede un detective professionista ereditare l'agenzia investigativa nella quale ha lavorato fino a quel momento. Il primo incarico è quello di spiare un uomo (Mr. Black) per un tempo indefinito, incarico che vedrà Mr. Blue (questo il nome del detective, in un turbinio di personaggi dai nomi di vari colori) precipitare lentamente in un oblio nel quale non si capisce più chi sia il controllore e chi il controllato. Nel terzo episodio, un critico letterario che in gioventù ha avuto un'amicizia totalizzante, si vede incaricato di dare voce agli scritti del suo amico di infanzia misteriosamente scomparso. L'attrattiva degli scritti e della moglie dell'amico scomparso gettano l'uomo in una spirale di immedesimazione che lo spingerà a sposare la moglie dell'amico, adottarne il figlio, fino ad un epilogo ermetico e oscuro quanto il corpo di tutta la trilogia, che non perde occasione di stupire per le divagazioni culturali, filosofiche, di costume, cioè di tutto quello che in genere non si trova in una detective story. Forse per rimarcare il fatto che queste non sono – e probabilmente non vogliono essere – tre detective stories.

Giudizio sintetico: Ossessionato

mercoledì 11 novembre 2020

Il treno di cristallo

di Nicola Lecca, Mondadori


Fiaba moderna, imperniata su un viaggio in treno attraverso l'Europa, che riflette il carattere itinerante dell'Autore. Un giovane ingenuo e inesperto, dall'animo profondamente buono, attraversa il Vecchio Continente per scoprire la verità su un padre che credeva morto da anni. Nel complesso un romanzo gradevole ma privo di avvenimenti salienti, al quale solo il finale riesce a dare un minimo di tensione narrativa.

Aaron è un giovane gelataio figlio di una madre single opprimente e sciatta, abbrutita dalla fatica di sbarcare il lunario in una cittadina della costa sud dell'Inghilterra. Come amico ha un immigrato italiano furbo e smaliziato, Gennarino, come amore a distanza una ragazza conosciuta via web che non ha nemmeno mai visto, ma con la quale intrattiene una chat appassionata di nascosto dalla madre. Un giorno, inaspettatamente, riceve una lettera e un biglietto interrail che lo spingeranno a partire in treno per Zagabria, per incontrare un notaio incaricato di eseguire le ultime volontà testamentarie di suo padre, che lui credeva morto prima della propria nascita. Il viaggio, paradigma di una crescita post-adolescenziale, è un'occasione per descrivere nel dettaglio diverse città dell'Europa centrale, tentando di coglierne lo spirito.
Gradevole lettura, leggera nei toni e nella forma, non riesce tuttavia a risultare accattivante, soprattutto a causa di un'anticipazione dei contenuti che spesso lascia poco all'inferenzialità del lettore.

Giudizio sintetico: Viaggiatorio

lunedì 2 novembre 2020

Alex

di Pierre Lemaitre, Mondadori 


Un thriller duro, violento, secondo romanzo della quadrilogia che ha come protagonista il comandante Camille Verhoeven dell'Anticrimine di Parigi. Al centro di questo romanzo Alex, una trentenne, affascinante e misteriosa, rapita e sottoposta a tortura da un energumeno che aspetta solo di vederla morire. Questo l'incipit di un lungo romanzo, che più volte sconvolge le aspettative e i giudizi che il lettore si forma procedendo nella storia. I ruoli di vittima e carnefice appaiono incerti e capovolgibili e, fino all'ultimo, si rimane in attesa della verità. 

Periferia di Parigi. Alex, pur essendo sera tardi, uscita dal ristorante si avvia verso casa da sola. Improvvisamente è colpita da una serie di pugni, caricata a forza su un furgone bianco e trasportata in un magazzino buio e puzzolente. L'attende una piccola gabbia, un antico strumento di tortura, in cui viene rinchiusa, a 2 metri di altezza da terra. Una gabbia talmente piccola da costringerla a stare rattrappita in attesa che i suoi  muscoli si atrofizzino e le sue ossa crollino. Intorno a lei grossi ratti, pronti a cibarsi della ragazza appena possibile. L'uomo che l'ha sequestrata assiste alla tortura, animato da sete di vendetta. Nessuno denuncia la scomparsa di Alex; solo la testimonianza fortuita di una passante dà l'avvio all'indagine. Il caso è affidato al comandante Camille Verhoeven, un ometto "alto" 1,45 m., dal carattere scontroso, poco entusiasta di dover condurre l'indagine, non essendo riuscito a salvare la moglie Irène, vittima proprio di un sequestro. Ma il suo capo, Le Guen, lo costringe ad accettare e forse la possibilità di ritrovare viva la donna, per lui una sconosciuta, potrebbe attenuare il suo rimorso e dargli una spinta più forte a riuscire nell'impresa. La storia è cruda, i personaggi, gli ambienti e le situazioni contribuiscono alla tensione che si mantiene nel corso del romanzo; su tutto si staglia la figura della protagonista, che ricorda personaggi femminili cinematografici fortemente drammatici. 

Giudizio sintetico: Imprevedibile

domenica 1 novembre 2020

L'invenzione di noi due

di Matteo Bussola, Einaudi


Il logoramento dei rapporti di coppia sembra inevitabile, nella prima parte di questo romanzo, così come sembra coraggiosa e spregiudicata la scelta del protagonista di non arrendersi all'evidenza di un amore apparentemente giunto al termine, almeno per uno dei due. Facendo leva sul coinvolgimento emotivo del lettore, la vicenda racconta senza sconti le difficoltà del matrimonio e lascia aperta più di una domanda sul destino dell'amore nel nuovo millennio.

Milo e Nadia si sono conosciuti presto scambiandosi messaggi sui banchi di scuola, poi si sono ritrovati ormai adulti, si sono sposati, si sono amati. Ma ora sono solo una coppia come tante, logorata dal tempo e incapace di slanci vitali. Milo è ancora innamorato della donna che vive con lui, ma si rende conto che Nadia non lo ama più, almeno nel senso che lui desidererebbe. Disperato, sceglie una strada coraggiosa e incosciente, quella di fingersi qualcun altro per provare a riconquistarla. Ne nasce un rapporto a due facce, quella reale e quella artefatta, che si confondono e si intersecano con esiti imprevedibili. Ma la realtà non fa sconti e Milo dovrà cercare di ritrovare non solo la sua compagna, ma anche se stesso.
Con un linguaggio che riesce a descrivere con semplicità sensazioni complesse, Bussola riesce a raccontare, con esiti interessanti, le due solitudini di un uomo e una donna che hanno perso la ragione del loro esistere come coppia.

Giudizio sintetico: Faker

mercoledì 14 ottobre 2020

L'ombra

di Melanie Raabe, Corbaccio

"L'11 febbraio ucciderai al Prater un uomo di nome Arthur Grimm. Di tua spontanea volontà. E con ottime ragioni." Queste parole, rivolte per strada da una mendicante alla protagonista del romanzo, Norah Richter, costituiscono il vero incipit della storia e conducono il lettore in una vicenda misteriosa e ansiogena, che si risolverà solo nelle ultime pagine con più di un colpo di scena. Un thriller psicologico che riesce a mantenere il dubbio in chi legge sullo svolgimento reale dei fatti narrati, che potrebbero essere anche frutto della psiche turbata e angosciata della protagonista. 

Norah Richter è una giovane giornalista tedesca. Si è trasferita da Berlino – la sua città – a Vienna dove inizia una nuova vita. Ha lasciato il suo lavoro nella capitale tedesca in seguito a una denuncia per diffamazione, per aver difeso con i suoi articoli una ragazza vittima delle violenze di un professore, e ha troncato il rapporto con il suo fidanzato Alex, convinta che li divida una visione della vita diversa. Del resto Norah non è una persona facile: ha rapporti molto distaccati con i suoi colleghi, pochi amici con cui si confida solo in parte, un passato di ragazza drogata che rende sospettose nei suoi confronti le sue stesse amiche. Le parole della mendicante la inquietano molto. È vero che lei non conosce nessuno che si chiami Arthur Grimm, ma l'11 febbraio per lei è una data legata ad una tragedia di tanti anni prima, un'ombra che ancora si proietta sulla sua vita. Dopo quell'incontro con la mendicante, altri fatti inspiegabili turbano Norah: oggetti che spariscono in casa sua e soprattutto misteriosi messaggi telefonici anonimi, che la spingono a portare a compimento la profezia, presentandole Arthur Grimm come un essere ignobile e violento. Scritto con una prosa fluida e sciolta, è un romanzo che si legge rapidamente con il desiderio di arrivare  al fatidico 11 febbraio. Si avverte tuttavia un che di artificioso e il tentativo del narratore di utilizzare tutti i meccanismi classici su cui si regge la suspence, a rischio di rendere la storia poco credibile. 

Giudizio sintetico: Claustrofobico

giovedì 8 ottobre 2020

Il mistero della donna tatuata

 di Takagi Akimitsu, Einaudi


Scritto più di 70 anni fa, questo romanzo è un giallo ambientato nel Giappone post-bellico occupato dagli americani e distrutto dalla guerra. Sembrano però non accorgersi delle devastazioni, i personaggi che lo animano, figure mai davvero protagoniste che conducono un'indagine educata e complessa che prende l'avvio dall'orrendo omicidio di una donna bellissima tatuata su tutta la schiena.

Un corpo orrendamente mutilato in una stanza chiusa dall'interno, quello di una donna con un famoso tatuaggio opera del padre, un tatuatore di fama che prima di morire aveva fissato sulla pelle dei tre figli una storia superstiziosa e terrificante. Ad indagare, una coppia di fratelli dei quali uno è un poliziotto cocciuto e l'altro un medico legale timido e coinvolto emotivamente con la vittima. Un'indagine che se non fosse per il periodo in cui è stato scritto, collocherebbe il romanzo nella serie dei gialli Cluedo-style, con una rosa di personaggi tutti potenziali colpevoli e indagini svolte per esclusione. 
La storia, nella quale il concetto stesso di tatuaggio è il vero protagonista – mai condannato e mai esaltato – non riesce comunque a convincere appieno, sia perché i detective brancolano nel buio per più di metà del racconto attendendo l'arrivo di un Deus ex machina che sveli il mistero (il detective Kamizu Kyosuke, che esordisce proprio in questo libro), sia perché la formalità dei rapporti sociali stride con la disinvoltura dei comportamenti degli indiziati, la cui connotazione e il cui carattere sono in molti casi troppo sottotono. Resta comunque l'interesse singolare per una pratica oggi comune ma che ai tempi della prima edizione era comunque considerata prerogativa di ambienti malavitosi.

Giudizio sintetico: Tattoo

Una Cadillac rosso fuoco

 di Joe R. Lansdale, Einaudi

Personaggi sconclusionati e disposti a tutto pur di emergere da una vita priva di prospettive, in un Texas della seconda metà degli anni '50 in cui razzismo e povertà dominano la società. I due protagonisti, tracciati con la crudezza e il sarcasmo propri dello scrittore texano, sembrano non saper opporre nessuna resistenza alle tragedie che li coinvolgono, restando impigliati in una tela che essi stessi si sono costruiti.

Ed è un venditore di auto usate con una madre alcolizzata e un segreto familiare ingombrante, Nancy una bella cliente con un marito difficile. Ed, reduce della guerra di Corea, ne ha viste troppe per lasciarsi coinvolgere in affari pericolosi, ma a Nancy, così affascinante e spregiudicata, non è capace di dire di no, anche perché lei sa come convincere chiunque. L'aggancio tra i due è dato da una Cadillac che il marito non ha finito di pagare e che Ed è chiamato a riprendere. Comincia così un piano assurdo e pericoloso che i due vorrebbero portare a termine per iniziare una nuova vita, agiata e priva di pericoli, ma le difficoltà iniziano dal primo momento e si susseguono a catena fino ad un finale ovvio ma proprio per questo imprevisto.
Come di consueto nei libri di Lansdale, il sarcasmo dei dialoghi mette a nudo caratteri dei personaggi che tracciano il quadro di un mondo di eterni adolescenti, con i sogni, la spensieratezza, la violenza e la totale assenza di consapevolezza che almeno anagraficamente dovrebbero invece avere. E che anche senza immedesimazione, li rende comunque simpatici al lettore anche mentre compiono i peggiori misfatti.

Giudizio sintetico: Perduto

sabato 3 ottobre 2020

Le regole degli amanti

 di Yari Selvetella, Bompiani

Non un libro rosa ma un decalogo di semplici regole, prescrizioni che due amanti già adulti si impongono e che descrivono con pagine personali a due voci ricche di emozioni e di passione, ma anche della consapevolezza che il sentimento vero vuole rispetto e condivisione, ma non può comprendere limiti, imposizioni, censure, né obblighi sociali che siano frutto della convenzione. La storia di un amore episodico e profondo, ma spesso egoista, vissuto in tutte le sue sfaccettature per dimostrarsi l'un l'altro, ma soprattutto a se stessi, che la vita può imporre il destino, ma non può privare l'individuo della sua pulsione affettiva ed erotica più innata.

Roma, fine anni '80. Iole e Sandro si conoscono da adulti, alle soglie dei 30 anni, quando già hanno avviato vite professionali e familiari che li incanalano lungo i binari della convenzione sociale e affettiva. Tra loro scocca una scintilla che non è – soltanto – una passione erotica, ma comprende anche una profonda intesa psicologica e culturale. Le due voci narranti hanno famiglie già avviate, con figli che amano e coniugi con i quali condividono intese più o meno profonde. Ma non si può rinunciare all'amore – perché anche senza dirselo apertamente, di questo si tratta – e quindi i due amanti iniziano una seconda esistenza, parallela a quella ufficiale, nella quale riverseranno tutti i loro desideri, sogni, confronti, costruendosi una passione priva di limiti convenzionali, esperienza concreta di quello che a loro manca e che sentono di non poter realizzare nelle rispettive famiglie. Con i capitoli organizzati in base al decalogo che si sono dati all'inizio della loro storia, Iole e Sandro dichiarano in una sorta di diario a due voci tutti i pensieri e i desideri di un uomo e di una donna che hanno deciso di voler vivere un'altra vita, pur non sapendo rinunciare a quella che hanno già, e che riescono, con la costanza e le difficoltà che la clandestinità impone, a condividere e descrivere con sincerità una scelta estrema che inizialmente appare priva di futuro, ma che invece si rivela tanto carica di emozioni e volontà da resistere al logoramento del tempo.

Giudizio sintetico: Clandestino

domenica 27 settembre 2020

I girasoli ciechi

di Alberto Mendez, Guanda


Un libro molto bello, composto da 4 racconti, ognuno con un proprio titolo. Il quarto dà anche il titolo all'intera opera. Le storie si svolgono dalla fine della guerra civile spagnola (1939) ai primi anni del regime franchista. Sono storie di dolore, di morte, di sconfitti. Ma anche i vincitori, se tali possono dirsi coloro che prevalgono su altri uomini, per di più appartenenti al loro stesso Paese, vivranno disorientati, feriti al punto da non riuscire più a vedere il sole, la luce, come "girasoli ciechi". 

Quattro racconti, legati tra loro da sottili collegamenti, su personaggi sconfitti. Storie struggenti, come quella che si immagina scritta su un manoscritto ritrovato in una baracca sulla sommità di una collina tra le Asturie e Leon: la storia del poeta in fuga, dopo la guerra, con la sua compagna che muore dando alla luce il loro bambino. Non meno dolorose le altre tre: tutte si concludono però con il riscatto dato da gesti disperati, che sono tuttavia espressione di dignità e di valori vivi nonostante la tragicità delle situazioni. Narrati in modo sobrio ma intenso, con note liriche ma senza enfasi, i racconti rimangono ben impressi nel lettore anche se il narratore non fa ricorso a immagini o scene orripilanti ed estreme. Il dolore delle vicende di uomini, donne e bambini, che hanno vissuto momenti tragici come una guerra e il regime dittatoriale, costituiscono testimonianze efficaci e forse necessarie. Simboliche in questo senso le parole dell'epigrafe di C.Piera: "Superare vuol dire farsi carico, non voltare pagina o gettare nell'oblio... Il lutto vuol dire rendere nostra l'esistenza di un vuoto." 

Giudizio sintetico: Libertad

Nero come la notte

 di Tullio Avoledo, Marsilio Ed.

All'appello dei generi affrontati dall'Autore friulano mancava il noir: con questo thriller d'avanguardia Avoledo salta nel mondo dei detective "maledetti", in questo caso caratterizzando un personaggio tanto estremo da risultare quasi parodistico, nero nell'aspetto e nella fede politica, ma dotato di una grande costanza e di una generosità innata. A fare da cornice, una serie di personaggi altrettanto estremi, italiani e non, che si muovono in un Nordest travolto dalla crisi economica e nel quale si sono formati clan e nuclei abitativi sfruttati da ras di piccolo e grande spessore.

Friuli, giorni nostri. Come ne L'elenco telefonico di Atlantide, l'azione si svolge in una città dal richiamo orwelliano, Pista Prima, nella quale è presente un complesso periferico enorme e abbandonato a se stesso, le Zattere, in cui vivono abusivamente dei disperati, prevalentemente immigrati, che hanno costituito una città nella città, abbandonati a sé stessi e privi di ogni servizio essenziale, ma capaci di autogestirsi in modo efficiente. Sergio Stokar, ex poliziotto, ex marito, ex simpatizzante dell'estrema destra, ha subito un crollo professionale e personale e viene abbandonato quasi morto, dopo un pestaggio eseguito con metodo, proprio davanti alle Zattere. I suoi ricordi sono confusi, ma i capi di questa nuova Babele hanno deciso di soccorrerlo e curarlo, per farne il responsabile della sicurezza dell'eterogeneo caos sociale delle Zattere, negandogli gli strumenti minimi per la propria funzione (non dispone di armi, né di un'auto), ma imponendogli una terapia fisica e psicologica della quale è incaricato un medico strano ma capace. Alcuni atroci delitti, dei quali sono state vittima anche alcune ragazzine, costringono Stokar a rispolverare le proprie capacità poliziesche, addentrandosi in un mondo a cavallo tra l'ambiente dei clandestini e quello dei potentati economici locali, indagine che lo porterà a confrontarsi con il proprio passato per cercare di ristabilire un ordine delle cose che gli sia accettabile nel presente. 

Thriller anomalo, complesso nella trama e ricco di colpi ad effetto e citazioni letterarie e politiche, nonostante il contesto molto particolare, riesce a coinvolgere a sufficienza sia dal punto di vista della narrazione che da quello sociale, sebbene il protagonista e l'ambientazione risultino eccessivamente estremizzati per generare una vera e propria empatia.

Giudizio sintetico: Estremizzato

mercoledì 23 settembre 2020

Una donna normale

di Roberto Costantini, Longanesi

Dopo la fortunata serie dedicata al commissario Balistreri, Costantini propone un nuovo personaggio a cavallo tra Italia e mondo arabo: è una donna, in questo caso, madre occupatissima e funzionaria dei servizi segreti, che divide la propria vita tra una famiglia molto impegnativa e la caccia ai terroristi che si infiltrano in Italia. Ne nasce il ritratto di una persona che stenta a dividere in due la propria esistenza, integerrima in ambito familiare, ma che nel lavoro ha la necessità di scendere a compromessi per ragioni di Stato.

Aba Abate è una mamma e una moglie con un grigio impiego al ministero delle Finanze, che si dedica ai figli adolescenti e al marito aspirante scrittore con dedizione. Ma Aba, in realtà, è anche Ice, una funzionaria dei servizi segreti che si occupa del reclutamento e dei contatti con gli infiltrati nei nuclei di fanatici islamici che ruotano attorno alle moschee italiane, un compito delicato che viene sconvolto quando uno di questi infiltrati è ucciso in circostanze singolari. La conseguenza di questa morte è la possibilità che un terrorista suicida riesca ad entrare in Italia per farsi esplodere. Ice è quindi costretta ad intervenire anche sul campo, collaborando con un superiore e un agente arabo che non stima e con i quali deve condividere scelte difficili, mentre le incombenze familiari le piovono addosso e le rubano molto del tempo che servirebbe a concentrarsi sul caso.
Anche se il soggetto potrebbe ricordare la Paola Cortellesi del film "Ma cosa ci dice il cervello", in realtà il personaggio di Costantini è ritratto in modo molto più approfondito dal punto di vista professionale, dove soggiace alla gerarchia e all'arte del compromesso che caratterizzano i rapporti tra i servizi segreti dei vari paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Ne nasce una storia complessa, a tratti declinata anche dal punto di vista sociale e politico, che sembra destinata a un seguito anche per alcune figure, come quella dell'amica Tiziana, che lasciano prevedere sviluppi futuri.

Giudizio sintetico: Doppio


lunedì 21 settembre 2020

L'ora incerta tra il cane e il lupo

di Hans Tuzzi, Bollati Boringhieri 


Un giallo ambientato a Milano, un'indagine affidata al commissario Melis e ai suoi uomini che, partendo dal ritrovamento del cadavere di una donna sfigurata, arrivano alla soluzione del caso. Il lettore segue la vicenda non con il fiato sospeso, ma incuriosito dalle particolarità della narrazione. 

Marzo 1985. A poca distanza da Milano, vicino all'abbazia di Chiaravalle, viene trovato il cadavere di una giovane donna, identificato poi con quello di Elisabetta Crimoli, giovane giornalista di origine siciliana. Una donna affascinante, ambiziosa, che aveva ottenuto nel giornale per cui lavorava una rubrica fissa, Il bel paese, un'intera pagina di arte, natura, problemi sociali dell'Italia. Per la donna,  anche un ex fidanzato e un nuovo compagno, e contatti con il mondo dell'alta finanza milanese. 
Le indagini si svolgono in una settimana, dal 20 al 27 marzo. Il clima è invernale e la città, e soprattutto la campagna intorno, portano ancora tracce della storica nevicata del gennaio 1985. Le vie di Milano, i locali come la Belle Aurore, dipingono l'ambiente in cui si svolge la storia e suggeriscono l'accostamento ai gialli di Simenon, citato peraltro dal narratore stesso. Tuttavia la psicologia dei personaggi, al contrario di quanto avviene nei libri dell'autore francese, è appena abbozzata e lo stesso Melis è poco caratterizzato. 
La narrazione, in cui è inserita talvolta qualche riflessione esistenziale, presenta inserimenti di varie citazioni e di frasi dialettali, non solo milanesi, che forse appesantiscono un po' la lettura. 

Giudizio sintetico: Meneghino

lunedì 14 settembre 2020

Un terribile amore

di Catherine Dunne, Guanda 

L'autrice di questo romanzo ha un ampio pubblico femminile già da tempo, dal grande successo de "La metà di niente" del 1997. I suoi libri narrano storie di donne tradite, oggetto di violenza psicologica o fisica, secondo una mentalità, a volte condivisa dalle donne stesse, per cui il sacrificio di sé e il potere maschile sono dati per scontati. Anche in questo romanzo le protagoniste, Calista e Pilar, vivono esperienze drammatiche conseguenze di "amori terribili".

Il romanzo segue in parallelo le storie di due donne, cui dedica capitoli intitolati ora all'una, ora all'altra, dagli anni '60 alla fine degli anni '80, con un breve epilogo nel 2015. Calista, una ragazza irlandese, di famiglia benestante; Pilar, spagnola, di una povera famiglia contadina, originaria dell'Estremadura. Quest'ultima ha nutrito, fin da ragazzina, il desiderio di andare via dal luogo di origine, spinta dalla madre che, morendo, l'ha drammaticamente esortata a fuggire dalla casa familiare per non finire a fare da serva al padre e ai fratelli. Un destino a cui, almeno lei, doveva ribellarsi. Calista a 17 anni incontra Alexandros, trentenne affascinante, di una ricca famiglia cipriota, di cui si innamora. Per lui lascia la propria famiglia, la sua terra, sposa e segue l'uomo a Cipro. Un ambiente diverso, una lingua diversa dove il suo sogno d'amore, pur arricchito dalla nascita di due figli, si spegne, soffocato dalla violenza e dal tradimento. Anche Pilar, nel suo sforzo di crearsi una sicurezza economica e di crescere come persona responsabile, vive un amore da cui scaturisce il dramma della separazione da un figlio non voluto. Vicende tragiche, sentimenti forti, fallimenti, esigenza di riscatto, presenza costante del dolore per l'assenza dell'amore vero. Tuttavia, nonostante la scorrevolezza della scrittura e l'efficacia della caratterizzazione dei personaggi, il romanzo non è del tutto convincente: le storie a tratti appaiono forzate e poco convincenti, alla ricerca di coincidenze improbabili e facili reazioni emotive... 

Giudizio sintetico: La douleur

domenica 13 settembre 2020

Lo specchio delle nostre miserie

di Pierre Lemaitre, Mondadori

Terzo e attesissimo libro della trilogia dedicata al periodo tra le due Guerre Mondiali – trilogia solo per il legame storico, senza collegamenti narrativi degni di nota – questo romanzo non riesce tuttavia a soddisfare appieno il lettore, rimanendo nei binari di un racconto storico molto circostanziato ma appassionante solo a tratti. Anche il caratteristico ribaltamento narrativo cui Lemaitre ha abituato i suoi ammiratori, in questo caso si limita solo a piccole trasformazioni dello spessore morale dei personaggi.

Parigi, 1940. Louise è una maestra elementare che ha appena perso la madre e che per arrotondare serve anche in un ristorante sotto casa. Un anziano cliente le fa un'offerta imbarazzante ma molto ben pagata, che Louise accetta, anche se perplessa, proiettandosi in una vicenda che le farà mettere in crisi la sua vita personale e familiare. La ragazza si troverà così ad incrociare le vicende parallele sia di Raoul e Gabriel, soldati dalla natura diversissima accomunati da un destino beffardo, sia di Désiré, un incredibile millantatore dal fascino magnetico e dalla proverbiale spudoratezza, sia, infine, di Fernand, una guardia che cerca solo di non farsi travolgere dagli eventi. Sullo sfondo, l'invasione della Francia da parte dell'esercito tedesco e l'esodo di parigini diretti a Sud in fuga dall'occupazione nazista.
Scritto con un'attenzione storica precisa, il romanzo si muove alternativamente tra le vicende dei vari protagonisti, ma così perde in parte la capacità di coinvolgere empaticamente il lettore proprio a causa della profonda diversità dei personaggi. Come sempre, Lemaitre si conferma un autore di spessore, ma il racconto risente del confronto con i primi due romanzi della trilogia, lo splendido Ci rivediamo lassù e il meno importante, ma comunque intrigante, I colori dell'incendio.

Giudizio sintetico: Fuggitivo

Gli anni al contrario

di Nadia Terranova, Einaudi

Un romanzo che si snoda tra la fine degli anni '70 e la fine del millennio, raccontando come la Storia – quella con la esse maiuscola – possa mettere in crisi l'esistenza di due post-adolescenti che, pur amandosi, non riescono a trovare la propria strada in comune, rischiando continuamente di perdersi, singolarmente, tra loro e nel mondo. Una storia di anni in cui i giovani hanno vissuto l'inquietudine del proprio tempo e forse l'hanno trasmessa in eredità ai propri figli.

Messina, Università di Filosofia. Giovanni e Aurora sono due studenti impegnati politicamente. Provengono da famiglie borghesi. Il padre di lui è un avvocato, il padre di lei, conosciuto come il "fascistissimo", è direttore del carcere cittadino. Forse proprio la reazione all'autoritarismo familiare spinge i due giovani all'impegno politico e al sogno di una società diversa e libera. I due si innamorano, lei rimane incinta e decidono di sposarsi, guidati nella scelta dall'intervento dei padri. Nasce Mara che, molto presto, mette in crisi il rapporto dei genitori. Giovanni è inquieto, sente che Aurora e Mara non possono bastargli, vuole partecipare alla lotta armata, spostarsi dalla realtà provinciale di Messina per entrare nel vivo della politica, andare a Milano, Bologna. Aurora è costretta quindi ad assumersi la responsabilità della crescita della bambina, sotto tutti i punti di vista, rinunciando ai propri sogni e alle proprie ambizioni. Giovanni si assenta sempre più spesso da casa senza neppure riuscire ad inserirsi nelle organizzazioni di lotta armata a causa della propria fragilità, finendo così in una condizione di frustrazione e vuoto esistenziale. Solo Mara nel tempo si rivela per lui un affetto vero e duraturo. 
Un romanzo molto amaro, scritto senza far trasparire giudizi, seguendo, in ordine cronachistico, le vicende dei protagonisti e tenendo sullo sfondo la Storia complessa di quegli anni. In conclusione, tuttavia, si coglie una autentica partecipazione e una traccia autobiografica, che giovano all'opera.

Giudizio sintetico: Malinconico

domenica 6 settembre 2020

Una lettera per Sara

di Maurizio De Giovanni, Rizzoli 

"A Graziella Campagna, morta nel silenzio" è la dedica del libro da parte dell'autore a una giovane di soli 17 anni uccisa dalla mafia nel 1985 per essersi trovata accidentalmente nel luogo e nel momento sbagliati. Il desiderio di ricordare la vittima di un orrendo crimine è forse lo spunto per il terzo romanzo della serie che ha come protagonista Sara Morozzi, detta Mora. Un romanzo avvincente, ben costruito, migliore dei due precedenti. 

Sara è stata un' agente dei Servizi segreti. Massimiliano, il suo superiore in quella squadra di agenti, è stato anche l'amore della sua vita. Per lui ha lasciato marito e figlio, che non l'ha mai perdonata e si è rifiutato di vederla (lo rincontrerà solo dopo la tragica morte del giovane, su un tavolo dell'obitorio). Sara ha svolto il suo lavoro avvalendosi di un talento particolare, la sua capacità di analizzare i più piccoli gesti delle persone e di interpretarli, di leggere le loro labbra, di cogliere le mille sfumature che in genere sfuggono. Lei, una donna poco assai poco appariscente,"invisibile", è riuscita a guardare così attentamente gli altri da carpirne i segreti. Ora è in pensione, Massimiliano è morto stroncato dalla malattia e a Sara, una donna dai capelli ormai grigi pur non essendo anziana, divenuta ancora più anonima, sono rimasti Viola, compagna del figlio morto, il nipotino Massimiliano e l'amico Davide Pardo, ispettore di polizia. Quest'ultimo viene contattato da un suo ex superiore, Angelo Fusco, che gli chiede aiuto per poter far visita a un detenuto in carcere, Antonino Lombardo, gravemente malato, prossimo alla fine, che ha chiesto di vederlo probabilmente per ripulire la propria coscienza. La morte del Lombardo avviene prima che Pardo si muova per fare incontrare i due. Grande è l'ira di Angelo Fusco, che aveva sperato, parlando col Lombardo, di arrivare alla verità sulla scomparsa di una giovane studentessa, avvenuta nel 1990, su cui da trent'anni sta indagando per motivi personali. Sara, mossa anche da vaghi ricordi del passato, legati al suo compagno di vita, dirige l'indagine che – con l'aiuto di Pardo e di Viola – porterà alla verità sul caso. Una storia che si legge volentieri per la scrittura scorrevole e curata e per l'assenza di banalità: la vicenda infatti fa riferimento ad alcuni grandi mali del nostro Paese, servizi deviati, mafia, magistratura corrotta. Pregevole l'approfondimento dei caratteri dei personaggi, soprattutto dei tre protagonisti della serie, che si arricchiscono di sfumature e suscitano empatia nel lettore. 

Giudizio sintetico: Intrigante

lunedì 31 agosto 2020

Una giornata di gloria per Miss Pettigrew

di Winifred Watson, Neri Pozza 


Un roma
nzo inglese, una sofisticata commedia scritta con leggerezza e humor, che ha come protagonista una donna scialba, di mezza età, Miss Pettigrew. La storia si sviluppa in 24 ore durante le quali la donna vive esperienze nuove e imprevedibili e cambia la propria vita. Un libro uscito nel 1938 con  grande successo e ripubblicato solo nel 2000.

Londra, fine anni '30. Miss Ginevra Pettigrew, una quarantenne incolore sull'orlo della miseria, cerca lavoro in un'agenzia di collocamento, come tutte le mattine. Le viene proposto un impiego di governante in uno dei più eleganti quartieri della città alle dipendenze di Miss LaFosse, una giovane bionda dai grandi occhi blu, simile ad un'attrice cinematografica, truccata e vestita perfettamente in ogni situazione. Per la modesta Ginevra una creatura deliziosa e incantevole. Subito la donna si trova coinvolta nella vita sentimentalmente complessa dell'affascinante datrice di lavoro. Inizia così una giornata straordinaria in cui uomini, amiche e conoscenze di Miss LaFosse introducono Ginevra in un mondo sconosciuto, brioso ed effervescente opposto al suo, incolore e spento. Miss LaFosse, inizialmente un po' sconcertata, apprezza la donna e ne tiene in considerazione parole e consigli. Miss Pettigrew, d'altra parte, nel corso delle ore cambia, abbandona il suo atteggiamento rigido e pudico e si apre alla possibilità di cambiare vita. Un romanzo leggero e ottimista, sulle possibilità offerte dal destino di prendere una strada diversa e ritrovare il sorriso. Una fiaba, quasi una nuova versione di Cenerentola, che, senza pretese, concilia con la vita.

Giudizio sintetico: British

domenica 30 agosto 2020

L'incontro

  

di Michela Murgia, Einaudi 

Un romanzo breve, che ha come protagonista Maurizio,un bambino di 10 anni. Figlio unico, abituato a passare le giornate, dopo le ore scolastiche, in solitudine, spesso davanti alla tv, scopre a Cabras, paesino della Sardegna dove trascorre l'estate dai nonni, la dimensione del "noi". Una dimensione nuova "perché i suoi nonni, i vicini di casa dei nonni, i loro figli, e i bambini dei loro figli parlavano tutti di sé al plurale". Maurizio inizialmente si sente estraneo. Quando finalmente il bambino riesce ad entrare nella comunità, a sentirsi parte della stessa, scopre l'allegria dell'infanzia.

Cabras, paese della Sardegna, metà anni '80. È il paese in cui vivono i nonni di Maurizio, che, iniziando a giocare con gli altri bambini scopre il divertimento, la gioia delle corse tutti insieme, degli scherzi, delle avventure a volte anche un po' pericolose . Si sente di far parte di quel "noi", prova il sentimento dell'amicizia, il valore della solidarietà. Ha anche la possibilità di conoscere  le tradizioni, i riti di cui questa terra è ricca. L'evento principale del paese è la processione che prevede l'incontro tra la statua della Madonna e quella di Gesù risorto, cerimonia attesa ogni anno da tutta la comunità con gioia e trepidazione. Ma quando il Vescovo, in procinto di lasciare la sua carica, decide la fondazione di una nuova chiesa nella periferia del paese (il Sacro Cuore di Gesù) oltre alla finora unica chiesa di santa Maria, la comunità sembra spaccarsi tra i fedeli dell'una e
quelli dell'altra. Il "noi" è in pericolo, il prete di una chiesa poco tollera l'altro prete. E poi la processione come può avvenire? Due statue della Madonna, due del Cristo... ma il sindaco e la piazza del l'incontro sono gli stessi per entrambe le comunità di fedeli. Con un tocco di umorismo e di grazia, si narra questa storia molto semplice, consigliabile a giovani lettori della scuola secondaria inferiore o ad adulti nostalgici di estati infantili vissute in piccoli paesi. 

Giudizio sintetico: Comunitario

martedì 25 agosto 2020

il giorno del rimorso

di Colin Dexter, Sellerio Ed.

Giallo corposo e tradizionale, nuova edizione di un titolo del 1999, ultimo episodio di una serie dedicata ad un anomalo investigatore inglese dedito all'alcol e afflitto dal diabete. Lo strano personaggio viene cooptato in una indagine che non vuole condurre, ma che non può rifiutarsi di accettare
. Dai toni eccessivamente british, questo giallo si articola in numerosissimi capitoli, ognuno dei quali introdotto da citazioni che a volte ne esplicitano direttamente il contenuto. Per gli amanti del genere.

Oxford, fine XX secolo. Mentre l'ispettore Morse sta godendo di un breve periodo di ferie, viene raggiunto dal capo della sua sezione, Strange, che gli ordina di rimettere mano ad un delitto di un anno prima, mai risolto ma non archiviato, che riguarda una donna trovata morta nella propria casa, nuda e legata al letto. Morse è restio a occuparsi del caso, ma non potendosi rifiutare, sulla soglia della pensione, inizia con il fido Lewis un'indagine in puro stile inglese, dai toni trattenuti, che non riesce a catturare il lettore anche se la trama non è affatto banale. Sicuramente, tra un whisky e un tè, un momento di lettura rilassante per gli appassionati degli ambienti anglosassoni.

Giudizio sintetico: Britannico

martedì 4 agosto 2020

Un giorno

di David Nicholls, Neri Pozza

Lo stesso giorno di ogni anno, a partire dal 1988 e fino alla prima decade del nuovo secolo, si raccontano le vite di un uomo e una donna tra i venti e i quarant'anni. Il lavoro, la società, la vita affettiva vivono in questo romanzo degli step precisi che tracciano la storia loro e della società, alcuni anni con vere rivoluzioni, altri trascinando il peso della continuità. Al centro del racconto, due anime diverse che avrebbero potuto prendere una strada comune e non l'hanno fatto, per scelta e per caso, ma che hanno un'affinità difficile da ignorare.

Due giovani sono a letto ad Edimburgo, il 15 luglio del 1988. Si sono appena laureati, hanno condiviso una notte appassionata, appartengono a mondi diversi, hanno prospettive per il futuro nettamente sbilanciate: lui è abbastanza ricco, disinibito e ottimista, e lo aspetta un periodo di viaggi e divertimento, poi si vedrà... Per lei, di famiglia più umile, la prospettiva reale più concreta è un lavoretto qualunque che le permetta di sbarcare il lunario e continuare ad arricchire una vita intellettuale attiva ma non redditizia. Due vite molto lontane tra loro, Emma e Dexter lo sanno, ma qualcosa di profondo li lega e li manterrà sempre in contatto fino al nuovo millennio e oltre: ogni anno, il 15 luglio, si ricorderanno reciprocamente di quella notte in cui si sono trovati e hanno confrontato i sogni, le speranze e l'allegria dei vent'anni.
Con un'ironia fine e delicata che non tralascia una velata e malinconica critica dei costumi, il romanzo racconta una storia di amicizia, amore e occasioni mancate nel quale solo il tempo riesce a dare un senso alla formazione dei protagonisti, spiriti affini che orbitano nella società inglese degli anni a cavallo del millennio come pianeti in continuo movimento, avvicinandosi e allontanandosi senza sosta.

Giudizio sintetico: Anniversarico

lunedì 3 agosto 2020

La logica della lampara

di Cristina Cassar Scalia, Einaudi

Quasi un Montalbano al femminile, sia nella prosa che nelle caratteristiche umane del personaggio, anche se qui prevalgono una correttezza procedurale e un lavoro di squadra più consoni al ruolo istituzionale della protagonista, una vicequestore palermitana trasferita a Catania, accanita fumatrice e capace di investigazioni acute.

Due anomali pescatori, un medico e un giornalista, si trovano per caso ad assistere ad uno strano tentativo di occultamento di una pesante valigia, gettata tra gli scogli. Poco dopo una voce femminile denuncia alla questura un omicidio avvenuto in una villetta sul mare nella stessa zona. Il vicequestore Guarrasi, trasferita a Catania da Palermo per mettersi al riparo da alcune possibili ritorsioni mafiose, inizia ad indagare sui due fatti, scoprendone gradualmente il legame, la scomparsa di una avvocatessa avvenente impiegata in uno studio legale molto importante del capoluogo ionico. Nella più  consueta tradizione noir italiana, l'intreccio si muove sul doppio piano dell'investigazione poliziesca e della psicologia della protagonista, donna di carattere avvenente, autoritaria e scontrosa capace di rinunciare a pezzi importanti della sua vita privata a favore di un senso della giustizia che ne condiziona l'esistenza.
Con un intreccio complesso, il thriller si snoda con una sensazione di deja vu che risente del condizionamento geografico e linguistico del poliziesco siciliano, ma che – pur non presentando elementi spiccatamente caratteristici – si offre come una piacevole e leggera variazione, molto ben collocata sul piano descrittivo, per gli appassionati del genere.

Giudizio sintetico: Sicilianoir

Fedeltà

di Marco Missiroli, Einaudi

Con piani paralleli, si dipana in due fasi temporali la storia di un pugno di personaggi accomunati dal destino di condividere alcune scappatelle coniugali di poco conto che però ne mettono in crisi la stabilità emotiva. Scavando nei sentimenti di questi tradimenti più o meno commessi, Missiroli sembra quasi tessere un elogio della monogamia, elogio che punta più sulla scomodità intellettuale dell'adulterio che non sulla sua scorrettezza morale. Ne esce comunque un complesso intreccio di sentimenti contrastanti che aprono a diverse riflessioni.

Carlo e Margherita, una coppia apparentemente affiatata, a letto e in casa. Lei ha lasciato da parte i sogni in cambio di una stabilità appena incrinata dalla conoscenza di Andrea, giovane e muscoloso fisioterapista dedito a serate pericolose e non privo di una malinconica follia. Lui – Carlo – è invece uno scrittore in crisi, insegnante a contratto e redattore di infimo livello, che è stato equivocamente sorpreso nei bagni delle studentesse in compagnia della giovane Sofia, promettente allieva dalle doti non soltanto narrative. Qualcuno ha pensato che Carlo fosse lì per soccorrerla, altri sospettano che fosse lì per approfittarsene, ma il "malinteso", come è stato subito battezzato dai protagonisti, getta un'ombra strana sulle vite di Carlo, Sofia e Margherita. Le riflessioni più intime di questi e altri protagonisti sono alla base dello sviluppo di una storia dalla partenza lenta in cui non accade quasi nulla, ma che prosegue con garbo scavando a fondo nella mente dei personaggi e coinvolgendo con una serie di riflessioni intime e affettive non prive di spessore. Sullo sfondo, il profondo dilemma che avvolge ogni forma di adulterio, commesso o meno: se sia più opportuno per la stabilità affettiva seguire il proprio desiderio ed esorcizzare così l'infedeltà, o se invece vadano controllate le pulsioni in nome di una correttezza morale che può sì appagare, ma che potrebbe anche, proprio a causa del sacrificio compiuto, compromettere irrimediabilmente l'affinità della coppia.
Vincitore del premio Strega Giovani 2019.

Giudizio sintetico: Adultero


domenica 2 agosto 2020

Tre piani

di Eshkol Nevo, Neri Pozza Editore

Tre racconti lunghi corrispondenti ai tre piani di un condominio di Tel Aviv, tre storie con tre protagonisti diversi, espressioni dei tre livelli della coscienza secondo Freud: Es, Io e Super Io. Un romanzo di scavo psicanalitico, che rivela fragilità, paure e dolori umani e pone al centro la complessità delle relazioni, soprattutto di quelle all'interno della  famiglia. Un romanzo interessante da cui Nanni Moretti ha tratto da poco un film.

Al primo piano di un condominio della periferia di Tel Aviv vive Amon, che racconta la propria storia ad un amico in grado di ascoltarlo senza esprimere giudizi. A lui svela il momento di crisi del rapporto con la moglie e l'angoscia e il sospetto ossessivo di molestie sessuali di cui sarebbe stata oggetto la propria figlioletta da parte di un anziano vicino di casa, affetto da demenza, cui era solito affidare la bambina. Livello dell'irrazionalità, degli impulsi: Es. Al secondo piano la famiglia di Hani, definita dagli abitanti della palazzina "la Vedova" per le frequenti assenze del marito a causa del lavoro. La donna nutre grande timore di cadere nella follia da cui era stata affetta la propria madre, vive un grande senso di solitudine, non colmato neppure dalla cura e dall'amore dei due figli. La storia è raccontata da Hani ad un'amica d'infanzia, cui rivela di aver ospitato di nascosto il cognato in fuga dai creditori che si è preso cura di lei e dei bambini. La storia oscilla tra realtà e immaginazione: livello dell'Io. In alto, al terzo piano, il Super Io, Dovra, giudice in pensione, rimasta davvero vedova, che racconta la propria storia alla segreteria telefonica, parlando con la voce registrata del marito. Il rapporto con il figlio Arad, il quale entrambi i genitori avevano interrotto i rapporti, è al centro delle sue vicende. In conclusione il narratore israeliano giunge alla conclusione che Freud ha fatto un errore: "I tre piani non esistono dentro di noi. Esistono tra noi e l'altro, nella distanza tra la nostra bocca e l'orecchio di chi ascolta la nostra storia. E se non c'è nessuno ad ascoltare, allora non c'è nemmeno la storia." Scritto in una prosa scorrevole e coinvolgente, il romanzo si legge con facilità ed interesse, anche se un certo intellettualismo impedisce l'immedesimazione del lettore con i personaggi.

Giudizio sintetico: Freudiano

L'amica geniale - Tetralogia

di Elena Ferrante, Edizioni e/o

Un best seller corposissimo diviso in quattro volumi che raccontano la storia di due amiche e di un rione napoletano, dall'infanzia misera alle alterne fortune dell'adolescenza, della maturità e dell'età avanzata. Due protagoniste che nella loro esistenza vivono non una sola, ma molte vite, una attraversando in continuazione l'Italia e la cultura dei periodi storici in cui si muove, l'altra, grazie ad un particolare carattere e ad una enorme forza di volontà, rimanendo ancorata alla terra di origine ma proprio grazie a questa stabilità territoriale vivendo ancora più trasformazioni dell'amica. Sullo sfondo, i cicli della cultura e della politica del nostro Paese, sempre presenti nelle scelte e nell'alternarsi di successi e miserie non solo delle due protagoniste, ma di tutto il loro entourage, nucleo sociale eterogeneo e ricorrente che incarna le tipologie umane di più di mezzo secolo italiano. Opera scorrevolissima, nonostante l'imponente corpus narrativo, riesce a catturare con forza e passione l'attenzione del lettore, riuscendo a raccontare la crescita, i crolli, le vergogne di un'intera nazione attraverso le emozioni e le vicende personali di gente comune, tutto sommato anche poco significative se paragonate al quadro generale in cui avvengono.

Elena e Lila sono due bambine che vivono in un quartiere della periferia est di Napoli dove impera una miseria fatta di lavori improvvisati, abitazioni senza qualità, fame e una socialità forzata in cui tutti sanno tutto di tutti. Ma a scuola sono brave e sanno farsi apprezzare dalla maestra, nonostante la timidezza di Elena e la prepotenza di Lila, che non disdegna di dire sempre cattiverie e far pesare, sull'amica come su insegnanti, famiglia e tutto il rione, una sfrontatezza verbale fatta di sarcasmo e arguzia, ma anche capace di ispirare fiducia e guidare alla riflessione. Presto il destino delle due bambine farà prendere loro strade diverse, ma il loro legame, fatto di un misto di stima e invidia così come di generosità gratuita ed egoismi inqualificabili, resisterà alla loro crescita come agli anni del boom economico e dei matrimoni di interesse, a quelli dei primi tentativi di emancipazione, agli anni dell'immaginazione al potere e della lotta politica, persino all'edonismo e agli egoismi degli ultimi vent'anni del secolo scorso. Con il punto fermo dei rapporti tra queste due donne, tanto vicine quanto diverse, l'autrice (o è un autore? – il mistero intorno al suo nome è ancora fitto) riesce ad esplorare con la stessa forza sia il carico emozionale e affettivo della donna negli ultimi 50-60 anni, sia a dipingere con un tratto inflessibile e smarcato da ogni pregiudizio l'ambiente sociale e culturale dell'Italia dal dopoguerra ad oggi. 
Chi esce più malconcio da questa esperienza emotiva è il genere maschile nel suo complesso, descritto come un insieme di rozzi desideri, violenze e timori che investono le donne ma ne vengono sopraffatti, con personaggi che anche se dotati di grande valore non riescono comunque a costruire rapporti stabili perché troppo ancorati allo stereotipo di una figura maschile dall'istinto predatorio e con una dipendenza ancestrale dagli stimoli sessuali che ne condiziona tutte le scelte.

Giudizio sintetico: Appocundriaco

giovedì 25 giugno 2020

Il vino della solitudine

di Irène Némirovsky, Adelphi 

Un libro bellissimo, opera di una narratrice di origine ebrea morta ad Auschwitz nel 1942, apprezzata dai lettori italiani da non molti anni. I suoi romanzi infatti sono stati tradotti dal francese e pubblicati in Italia da Adelphi solo a partire dal 2005. Chi ha già avuto modo di conoscerla, troverà in questo libro conferma delle sue notevoli doti narrative, chi non l'avesse ancora incontrata, farà una scoperta molto felice. 
Un romanzo di formazione. Protagonista una bambina, Hélène, solitaria e infelice. La madre, Bella, una donna attraente e vuota, in grado di conquistare gli uomini e di infiammarne le passioni, non ha alcuna attenzione per la piccola, anzi nutre un fastidio per la mancanza di libertà che le procura, che sfocia spesso in rabbia e insofferenza. Si è sposata, attratta dal denaro, con Boris Karol, un uomo che non ha mai amato e che non esita a tradire portando il suo giovane amante, Max, suo nipote, a vivere nella sua stessa casa. Hélène odia la madre, si rende conto che i propri sentimenti di astio sono ricambiati e non sopporta la situazione ipocrita in cui gli adulti la costringono a vivere. D'altronde il padre, giocatore d'azzardo, è impegnato ad accumulare denaro e a fiutare le occasioni che possano permettergli di arricchirsi. Solo la governante, Mademoiselle Rose, è interessata a lei e le trasmette l'amore per la Francia e per Parigi, dove poi la famiglia si trasferirà a vivere. Dalla Russia, dilaniata dal primo conflitto mondiale e poi dalla rivoluzione bolscevica e dalla guerra civile, la famiglia, di cui fa sempre parte Max, si sposta in Finlandia e poi in Francia. Hélène cresce nutrendo rancore nei confronti della madre e desiderio di vendetta, sentimenti che – scopre con disgusto – la rendono simile a lei. Si convince che un'infanzia rovinata non si possa perdonare, né permette di crescere come gli altri: "non  è possibile maturare....siamo marci da una parte e acerbi dall'altra, come un frutto esposto troppo presto al freddo e al vento." Un romanzo potente, reso tale da una scrittura tagliente ed efficace, da un'introspezione dell'animo della protagonista acuta e amara, da una notevole capacità descrittiva. 

Giudizio sintetico: Metainfantile

domenica 21 giugno 2020

Dieci e lode

di Sveva Casati Modignani, Sperling & Kupfer 


Un'autrice di grande successo editoriale, i cui libri sono tradotti in numerosi Paesi, può destare la curiosità di un recensore. Gli ingredienti dell'ampio gradimento sono evidenti: scrittura scorrevole e chiara, facilità di lettura, una buona dose di sentimenti lineari e un'analisi sociale nel complesso rassicurante. Per chi vuole rilassarsi e cerca un libro di evasione, che distolga dalla realtà, può essere una scelta paragonabile alla visione di alcune romantiche fiction televisive. 

Una storia d'amore, quella di Lorenzo e Fiamma. Lui, ricco (non avrebbe neppure bisogno di lavorare) e bello, dopo aver rinunciato alla cattedra in un liceo milanese, è professore di geografia economica in una scuola professionale con studenti di bassa estrazione sociale, poco motivati allo studio; in questo modo, impegnandosi nell'educazione di alunni "problematici", ritiene il proprio lavoro più significativo; lei, di estrazione sociale più modesta, affascinante e sensibile, è direttrice di una piccola casa editrice, il Meleto, e accetta solo manoscritti che abbiano un senso e valgano al di là del business. 
La pubblicazione di un libro di Lorenzo sulla scuola è occasione dell'incontro. Entrambi hanno un passato sentimentale difficile e trovano serenità e gioia nel loro rapporto. 
Una trama rassicurante in cui i personaggi più negativi sfumano, così come l'alta borghesia milanese, che i protagonisti frequentano, balza in primo piano. I problemi sociali ed economici dell'Italia di questi ultimi anni sono accennati e presto dimenticati. 

Giudizio sintetico: Melò

martedì 16 giugno 2020

Elefante a sorpresa

di Joe R. Lansdale, Einaudi

Ennesima avventura di Hap e Leonard, sempre più avanti con gli anni, sempre più consapevoli del proprio destino fatto di guai, dialoghi surreali, incontri con individui che incarnano le peggiori tendenze criminali dell'America profonda. Questa volta, il pulp delle ultime pubblicazioni si affievolisce a favore di una maggiore riflessività dell'io narrante Hap, anche se non mancano le figure retoriche esagerate che hanno fatto della serie un filone a sé stante della narrativa new-western.

Dall'inizio alla fine, in questa nuova avventura dei due detective più scalcagnati dell'East Texas, piove. Ma non piove e basta: diluvia. E ci si mettono anche il vento forte, un tifone proveniente dal Golfo del Messico, e una giovane albina dalla lingua quasi mozzata che capita per caso sulla strada di Hap e Leonard. All'inseguimento della ragazza, due killer spietati e particolarmente in gamba, che daranno filo da torcere ai due protagonisti, i quali ovviamente faranno di tutto, mettendo a repentaglio le proprie vite, per salvare la ragazza dai suoi persecutori.
Meno trash del solito, ma anche più "stanco" (anche se non mancano i momenti divertenti), il nuovo episodio insiste sulla consapevolezza di Hap di avere un destino da assassino, anche se per necessità, destino al quale non può sfuggire, nonostante il proprio desiderio di evitare di imbracciare quelle armi che detesta ma che finisce sempre per usare, anche se per aiutare gli altri. Un destino che condivide con il "fratello di sangue" Leonard, che questi problemi però non se li fa. L'elefante del titolo è il gigantesco effetto sorpresa, unica e ricorrente arma – o piano, se così si può chiamare – al quale i due ricorrono quando si trovano con le spalle al muro. Cioè sempre.

Giudizio sintetico: A mollo

mercoledì 10 giugno 2020

La legge del sognatore

di Daniel Pennac, Feltrinelli

Che cosa è sogno e che cosa è realtà? Ormai avanti negli anni, l'autore sembra interrogarsi sul significato del sogno, alternando in questo non-romanzo autobiografico esperienze oniriche ad avvenimenti della sua infanzia. Il risultato è un atto d'amore per uno dei più grandi sognatori del mondo dell'arte, al quale lo stesso autore dedica molta attenzione, tanto da metterlo in copertina: Federico Fellini.

Tutto parte da un ricordo lontano, una sera dei primi anni '50 in cui Pennac bambino, in compagnia dell'amico di sempre, sta aspettando il sonno prima di una gita importante, organizzata da suo padre, in cui andranno per la prima volta a fare immersioni in un lago artificiale. Quella notte, il giovanissimo Daniel sogna una luce liquida che sgorga da lampade e lampioni e allaga tutto l'ambiente, travolgendo ogni cosa. Più di mezzo secolo dopo i due amici si ritrovano nella stessa stanza, decidendo di ripercorrere la stessa esperienza come al tempo della loro infanzia. Ma che cosa è cambiato, e quale consapevolezza adulta separa sogno e realtà? Come si intrecciano il vissuto del reale e quello apparentemente autentico della vita onirica? L'alternarsi delle due esperienze nell'anima e nella storia dello scrittore ormai anziano si intrecciano con i ricordi di un mito, quello per il regista italiano Fellini, del quale Pennac ha coltivato il culto a partire da un disegno originale appeso sopra al letto, regalo del regista alla madre dello scrittore nel periodo in cui la donna lavorava come costumista a Cinecittà.
Confondendo continuamente i piani del reale e dell'immaginario, Pennac
traccia uno speciale Amarcord del suo rapporto con l'esperienza onirica, eliminando con naturale delicatezza il confine tra sogno e realtà. Il risultato solletica e sorprende continuamente, con uno stile felliniano forse meno adatto a un romanzo piuttosto che al cinema, ma sicuramente singolare.

Giudizio sintetico: Onirico

Il sentiero degli dei

di Wu Ming 2, Ediciclo Ed.

Il cammino appenninico che va da Bologna a Firenze, analizzato da un punto di vista in bilico tra analisi introspettiva, tutela dell'ambiente, critica delle "Grandi Opere" nella loro declinazione italica, storia e ... guida per trekking.

Un appennino violato da autostrade, gallerie ferroviarie e – soprattutto – dalla necessità di collegare nel modo più veloce possibile Bologna e Firenze. Nel tentativo di riscoprire l'autenticità di luoghi storici e naturali teatro di molti avvenimenti storici, un immaginario alter-ego dell'Autore inizia un percorso di tre giorni lungo il sentiero che dà il titolo al libro, accompagnato da un amico esperto e intransigente che lo assiste come un novello Virgilio, curando la parte organizzativa e lasciando al protagonista il carico emozionale della (ri)scoperta di luoghi storici ormai quasi dimenticati, ma soprattutto violentati dall'impatto ambientale delle gallerie ferroviarie e dei viadotti autostradali, impatto del quale nel testo si trova anche una critica dettagliata. Al termine del racconto, come incentivo alla diffusione di un itinerario turistico-ambientale tra i meno battuti e conosciuti, una guida precisa delle tappe e dei percorsi, molto utile – anche se non sufficiente – per chi volesse ripetere il percorso da Piazza Maggiore a Piazza della Signoria senza correre il rischio di perdersi (o perdersi qualcosa).

Giudizio sintetico: Pluritematico