giovedì 30 agosto 2018

Il dio di Gotham

di Lyndsay Faye, Einaudi

Primo libro di una trilogia di gialli storici, ha il pregio di descrivere con ricchezza di particolari un periodo della storia di New York poco familiare, almeno al pubblico italiano: la prima metà del XIX secolo. La storia si incentra su un protagonista che nonostante veda le sue speranze andare in fumo in più di un'occasione, non perde mai la propria intraprendenza e affronta un'indagine complessa nella quale è stato coinvolto da circostanze fortuite, e che lo porterà a cambiare radicalmente la propria vita.

New York, 1845. Una città che ha visto quasi decuplicare i suoi abitanti in meno di 50 anni, e che ancora non si è dotata di un Corpo di Polizia. Timothy Wilde è un oste con un sogno d'amore nel cassetto, un fratello pompiere prepotente e lanciato in politica, un passato da lasciarsi alle spalle. Dopo che l'ennesimo incendio gli porta via tutto ciò che ha, non gli resta che accettare il lavoro che gli propone il fratello, entrare nel neonato Corpo di Polizia della città, fortemente contestato dagli abitanti, che ne vedono l'istituzione come il tentativo di privarli delle libertà civili. Senza alcuna apparente capacità investigativa, senza armi, senza casa, senza neanche l'appoggio degli abitanti di una città in preda a una lotta politico-religiosa che vede opporsi i nativi inglesi protestanti ai cattolici nuovi immigrati irlandesi, Timothy si troverà ad investigare su una misteriosa catena di orribili omicidi, indirizzato da una prostituta bambina verso i bassifondi di una città che sembra impossibile possa essere diventata la megalopoli odierna.

Giudizio sintetico: Far East 

venerdì 24 agosto 2018

La ragazza con la Leica

di Helena Janeczek, Guanda

Romanzo biografico imperniato sulla breve vita della fotografa Gerda Taro, compagna del più famoso Robert Capa, morta durante la guerra di Spagna in un tragico incidente. Racconto corale, diviso tra tre personaggi che hanno condiviso con la protagonista una parte importante della loro vita e che ne tracciano un ritratto fotografico, inquadrato per singoli momenti che non riescono tuttavia a coinvolgere il lettore in un quadro di insieme sufficientemente appassionante da dare calore ad un racconto che rimane sostanzialmente freddo. Il libro ha vinto il Premio Strega 2018.

Parigi, seconda metà degli anni Trenta. Tra i profughi tedeschi di origine ebrea che hanno trovato rifugio nella capitale francese spicca una giovane donna, bella, affascinante e allegra, che le tre voci narranti – una per ogni parte del libro – inquadrano come istantanee in piccoli momenti di una parabola di vita tanto interessante quanto breve. Gli amori, la vitalità, la frenetica passione per la fotografia, alimentata anche dall'unione con Robert Capa, il fotografo di guerra che diventerà il più noto del secolo, rendono Gerda Taro (al secolo Gerda Pohorylle) una donna eccezionale, che tutti ammirano ma che sembra sfuggire ogni tentativo di capirne veramente lo spirito, anche da parte del lettore. Più caratterizzati i tre narratori, il servile Bassotto, l'amica Ruth, il passionale Georg, che orbitano intorno alla coppia di fotografi come pianeti, vivendo di luce riflessa, ma suscitando maggiore empatia di quanto non riescano a fare i due protagonisti.

Giudizio sintetico: Fotografico




lunedì 20 agosto 2018

Fiori sopra l'inferno

di Ilaria Tuti, Longanesi

Paesaggio delle Dolomiti, roccia, boschi, neve. Qui si cela un mistero che ha le sue radici in un passato di violenza. Un thriller che richiama alla mente i thriller dei paesi del nord Europa in cui il gelo e il bianco della neve fanno da sfondo a storie di crudeltà e sadismo.

Travenì, paese (immaginario) delle Dolomiti. Un piccolo centro che sta subendo le trasformazioni che il turismo richiede. Costruzioni di piste da sci con conseguente disboscamento: gli abitanti guardano con ostile diffidenza il cambiamento del loro ambiente, che comporterà l'invasione di estranei, visti già come persone di cui non fidarsi. Qui avviene un delitto orrendo su cui è incaricata di indagare la commissaria Teresa Battaglia, una donna non giovane, dal carattere aspro e dalla battuta tagliente, in grado però di stabilire un rapporto forte con i suoi sottoposti, anche con l'ultimo arrivato, l'ispettore Marini, un quarantenne che fatica ad apprezzare le doti di sensibilità emergenti sotto la dura scorza del suo capo. Teresa conduce l'indagine analizzando il modus operandi dell'assassino, cercando di ricostruire le patologie della sua psiche, collegandosi a eventi del passato che l'hanno condotto al delitto.
Un thriller non tanto originale nella trama, ma apprezzabile per le descrizioni dell'ambiente, per la costruzione della storia – che risulta chiara al lettore – e per l'approfondimento dei personaggi, soprattutto quello della protagonista, di cui si intuisce un passato doloroso in grado di porla in empatia con l'umanità sofferente. Consigliabile agli amanti del genere.

Giudizio sintetico: Dolomitico

Le fedeltà invisibili

di Delphine de Vigan, Einaudi

Un romanzo breve e intenso sui rapporti dolorosi e a volte devastanti tra adulti-genitori e insegnanti e adolescenti. Spiega l'autrice nella prima pagina del romanzo: "Le fedeltà invisibili. Sono fili che ci legano agli altri, (...) parole d'ordine accettate senza averle comprese (...) i valori per cui lottiamo, i principi indecifrabili che ci tormentano e ci imprigionano..". Vincoli che a volte diventano catene, ragnatele che ci avviluppano.

Parigi, oggi. Theo, un ragazzino di 12 anni, ha i genitori separati. Affido condiviso, per cui trascorre una settimana a casa di uno e una settimana a casa dell'altro. La madre detesta l'ex marito e non vuole sapere niente dei giorni in cui il figlio vive dal padre; quest'ultimo, persi il lavoro e la nuova compagna, caduto in una depressione terribile, imbottito di psicofarmaci, chiede al figlio di non rivelare a nessuno le condizioni in cui vive. Pena non poter più stare insieme. Theo, lacerato dalla situazione, cerca di anestetizzarsi bevendo di nascosto quantità sempre maggiori di alcolici. Se ne accorge solo l'amico Mathis, che mantiene una silenziosa complicità. Non i genitori, troppo chiusi nelle proprie difficoltà, né gli insegnanti, che notano solo lo scarso rendimento scolastico. Una sola docente, Hélène, segnata da un'infanzia difficile, intuisce che dietro al comportamento del ragazzo c'è una storia di violenza. Come a dire che a comprendersi sono solo gli omologhi dalle esperienze simili. Gli altri? Indifferenti, estranei e – spesso – giudicanti.
Romanzo teso, scritto con una prosa essenziale e disadorna, con un finale aperto che può dispiacere al lettore desideroso di sapere "come va a finire". Forse l'autrice sa come drammaturgicamente deve concludersi questa dolorosa storia, ma vuole lasciare al lettore la possibilità di salvare il suo personaggio.

Giudizio sintetico: Vischioso

venerdì 10 agosto 2018

Non fa niente

di Margherita Oggero, Einaudi

"La vita è ciò che ti succede mentre fai altri progetti" è la frase di John Lennon posta sull'esergo di questo romanzo. L'esistenza del singolo individuo è segnata dalle vicende storiche che talora travolgono i disegni e la volontà delle persone. Rimangono delle ferite prodotte dalla follia collettiva, insanabili e imperdonabili, come quelle che dagli anni '30 alla seconda guerra mondiale hanno piagato l'Europa.

L'amicizia di due donne, Esther e Rosanna, è il nucleo centrale di questo romanzo. Esther, ebrea di origine tedesca, donna colta ed elegante, ha dovuto lasciare la Germania di fronte al pericolo nazista, trasferendosi prima in Svizzera e poi nel paese del Piemonte di cui è originario il marito Riccardo. Rosanna è una ragazza del popolo, vissuta tra le risaie piemontesi, colpita dalla maldicenza del paese per la sua prorompente bellezza. Le due donne stringono un patto ispirato alla vicenda biblica di Agar e Sara per cui Agar aveva "regalato" un figlio ad Abramo e Sara per l'impossibilità di quest'ultima di concepire. Lo stesso dono che Rosanna fa a Esther,creando una famiglia allargata. Le due donne per tutta la loro esistenza mantengono un'amicizia senza gelosie e senza esclusione degli uomini.
Sullo sfondo la Storia soprattutto italiana, dagli anni '30 alla caduta del muro di Berlino.
Un romanzo scritto con grazia che costruisce due personaggi femminili interessanti e ben delineati. I riferimenti alla storia invece sono superficiali soprattutto dagli anni '50 in poi.

Giudizio sintetico: Femminile

Piccole grandi cose

di Jodi Picoult, Corbaccio

Un legal thriller, un romanzo sui pregiudizi razziali ancora radicati e presenti negli USA della presidenza Obama, violenza diffusa attraverso la rete che diventa strumento di propaganda di un'ideologia prevaricatrice, l'incontro-scontro tra due donne intelligenti e competenti nella loro professione ,l'avvocato e la sua cliente, diverse per la situazione sociale e il colore della pelle. Temi di un romanzo intrigante e scorrevole forse adatto soprattutto ad un pubblico femminile.

Mercy-West Haven Hospital, Connecticut, USA. Un'ostetrica di colore, Ruth, con una carriera ventennale invidiabile, viene allontanata dalla sua caposala dalla puerpera e dal neonato che le erano stati assegnati perché i genitori del bambino, suprematisti bianchi, non accettano che la donna possa venire a contatto con loro. Quando il neonato ha delle complicazioni e nessuna altra infermiera è disponibile in quel momento, cosa deve fare Ruth? Obbedire alla disposizione ricevuta, anche se ingiusta, o soccorrere il bambino? Quando il bambino muore, Ruth diventa il capro espiatorio e dovrà affrontare un difficile processo per omicidio. È difesa dall'avvocato d'ufficio, Kennedy McQuarrie, una donna bianca convinta di essere democratica e aperta, che verrà messa a confronto con le proprie contraddizioni. Anche il lettore, coinvolto nella vicenda, si interroga sulla vita di un Paese in cui immaginava si fosse raggiunta un'integrazione più profonda e, seguendo i punti di vista delle tre voci narranti – Ruth, Kennedy e Turk, il padre del bambino – è costretto a riflettere su qualche aspetto della complessità della società americana.

Giudizio sintetico: Demistificante

lunedì 6 agosto 2018

4 3 2 1

di Paul Auster, Einaudi

Una lettura impegnativa, vero e proprio esperimento metanarrativo di quasi 1000 pagine ambientato negli USA nel periodo che va dalla fine della Seconda Guerra Mondiale agli anni successivi  al Vietnam e alla rivoluzione studentesca. Come nel famoso film Sliding Doors, da uno stesso esordio narrativo si aprono 4 storie possibili, 4 destini alternativi raccontati con uno stile classico, ma che mettono in crisi il lettore, chiamandolo a riflettere sull'influenza dell'ambiente e sull'ineluttabilità del destino, sulle scelte di vita, ma soprattutto obbligandolo ad una difficile scelta personale, anche considerate le dimensioni del volume: come procedere nella lettura?

Un libro che si può leggere in molti modi: dopo il necessario prologo del capitolo 1.0, la storia di Archie Ferguson si dipana in 4 sviluppi diversi, che procedono nei capitoli 1.1, 1.2, 1.3, 1.4. Quattro storie che differiscono tra loro, ma nelle quali ricorrono gli stessi ambienti, gli stessi personaggi, lo stesso profilo del protagonista, lo stesso preciso e ben raccontato contesto storico. Procedendo, ognuna delle storie si sviluppa autonomamente (per esempio, il "primo" Ferguson è raccontato nei capitoli 2.1, 3.1, 4.1 ecc; il "secondo" Ferguson procede con 2.2, 3.2 ecc., e così via). Già dopo le prime 100/200 pagine al lettore viene quindi spontaneo chiedersi se leggere tutti i capitoli in parallelo, seguendo i vari Ferguson nelle loro vicende seguendo il principio sincronico stabilito da Auster con l'impaginazione, o se leggere prima tutta la storia del Ferguson 1, poi tutta quella del Ferguson 2, e così via ... oppure, ancora, seguire il/i protagonisti in modo disordinato (scelta non da escludere per le prime fasi), leggendo un periodo iniziando da un Ferguson e nel periodo successivo iniziando da un altro... Sicuramente Paul Auster è un grande narratore, usa uno stile classico ma la struttura stessa del romanzo – anzi, dei 4 romanzi al suo interno – è abbastanza innovativa da far interrogare il lettore sull'ineluttabilità di alcune fasi del destino: tutti i Ferguson sono infatti sportivi, tutti si innamorano della stessa ragazza, tutti studiano e scrivono, tutti – però – lo fanno in modo totalmente diverso, smentendo contemporaneamente sia il più fatalista che il più darwiniano dei lettori.
Da leggere con almeno 4 segnalibri sottomano.

Giudizio sintetico: Modulare