domenica 30 settembre 2018

Due cuori a Parigi

di Caroline Vermalle, Feltrinelli

A dispetto della copertina e del titolo ammiccante, non è – solo – una storia d'amore destinata al pubblico femminile, questo libro breve e scanzonato imperniato sulle vicende di un protagonista (maschio) che non si ritrova più nella sua città, nel suo lavoro, nei suoi affetti, ma che proprio in seguito alla ripresa di un'attività tanto assurda quanto impossibile ritrova molte delle sue speranze, complici una città e delle amicizie che sono già – da sole – una storia d'amore.

Guillaume è una guida professionista che la sera del suo compleanno riflette con gli amici di sempre su quanto sia diventato difficile presentare Parigi come i turisti vorrebbero apparisse, la metropoli con un cuore che batte pulsante tra spensieratezza e joi de vivre. Su tutti i suoi clienti sembra infatti aleggiare la "Sindrome di Parigi", una forma di depressione che avvilisce il turista per la delusione di non trovare nella realtà quanto idealizzato nelle fantasie precedenti il viaggio. Complice una serie di strane coincidenze e guidati dalla bella e frizzante Edie, che ha deciso di dare alla città l'ultima chance prima di abbandonarla per sempre, Guillaume viene coinvolto nel pazzo tentativo di mettere in scena per un'importante blogger giapponese in visita un teatrino delle migliori caratteristiche parigine, facendo leva su un mix di stereotipi e autentiche sorprese che lascino la giovane orientale fortemente e positivamente impressionata. Un racconto scanzonato tra amore per
Parigi e amore fine a se stesso, ma che non perde l'occasione di offrire qualche interrogativo sul destino che potranno avere le peculiarità nazionali in un mondo sempre più fragile e globalizzato.

Giudizio sintetico: Spensieratour



martedì 25 settembre 2018

L'ombra

di Roger Hobbs, Einaudi

Thriller tradizionale americano alla Cormac McCarthy, con un protagonista capace di trasformarsi in qualsiasi individuo in pochi secondi, alterando postura, voce, persino età. La sua ossessione per lo scomparire dalla scena è la ragione per cui si trova coinvolto in una rapina finita nel sangue alla quale non ha partecipato, ma è anche l'obiettivo cui tendere per salvarsi allo scadere delle 48 ore entro le quali deve terminare la sua missione.

Un protagonista che non ha nemmeno un nome, perché come un Petrolini criminale sa trasformarsi rapidamente in qualsiasi individuo voglia diventare, mimetizzandosi con pochi cosmetici e molto talento per scomparire velocemente. Per mestiere, risolve problemi senza porre limiti alla propria autonomia, e per questo viene incaricato da un boss con il quale è in debito di ritrovare un bottino scomparso e di provenienza federale, frutto di una rapina finita nel sangue. Unico limite, 48 ore, dopo le quali il denaro diventerà inservibile perché verrà distrutto da un sistema automatico, un misto di esplosivo e inchiostro indelebile. Appena arrivato ad Atlantic City, teatro della rapina, inizia un carosello di agenti FBI, delinquenti e trafficanti che ruota attorno al protagonista e gli lascia poco spazio per agire come vorrebbe, un'Ombra che si muove lontano da sguardi indiscreti. E su tutto, il sospetto che l'incarico sia legato a sospesi del passato. Coinvolgente per gli amanti del genere, con una narrazione tesa che offre anche interessanti spunti tecnici non ovvi.

Giudizio sintetico: Dileguato

sabato 22 settembre 2018

Lamento di Portnoy

di Philip Roth, Einaudi

Nell'anno della morte dello scrittore americano, è sorprendente riscoprire il suo libro più famoso e che suscitò il maggiore scandalo, un lungo monologo immaginario sul divano dello psicanalista che dal 1969 - anno della sua pubblicazione - non ha ancora perso nessuna delle caratteristiche che lo rendono ancora oggi moderno e godibile, quasi che l'antisemitismo, il rapporto con la famiglia e la brama di avventure sessuali non si fossero mai modificati di una virgola in mezzo secolo di storia e di rivoluzione sessuale.

Alexander Portnoy è sul lettino dello psicanalista, e all'età di trentatre anni si racconta a partire da quando era bambino, un bambino ebreo in un quartiere ebreo, in una famiglia ebrea con una madre ebrea che lo manda in una scuola ebrea. L'appartenenza rigida a questo mondo che ruota intorno ad un ombelico semitico ristretto, nell'America che ha appena scoperto l'olocausto, fa da filo conduttore alle vicende di un ragazzo che sembra non aver mai superato il complesso di Edipo e che non riesce a pensare ad altro che al sesso, con un'attrazione irresistibile per le donne non ebree. Lo scandaloso rapporto di sesso, potere e discriminazione che lo lega alla Scimmia, donna bellissima e ignorante, è l'emblema dichiarato dello smarrimento irrisolto di un eterno adolescente che non riesce a venire a patti con la propria coscienza e non sa assumersi le responsabilità che un rapporto maturo con l'altro sesso gli richiederebbe.

Giudizio sintetico: Freudiano

venerdì 21 settembre 2018

Mi chiamo Lucy Barton

di Elizabeth Strout, Einaudi

La storia di Lucy, una donna con un'infanzia dolorosa e solitaria, raccontata in prima persona da lei stessa diventata scrittrice. Una storia che racconta il passato, attraverso episodi brevi e intensi, con pochi accenni al presente e la consapevolezza che il suo immaginario letterario si nutrirà sempre e solo di questi ricordi. 

La storia di Lucy si snoda intorno a un episodio centrale, avvenuto negli anni '80: la donna, ricoverata in un ospedale di New York, riceve la visita della madre con cui ha interrotto i rapporti da tempo. La madre si ferma ad assisterla per cinque giorni e cinque notti, esprimendo con la sua presenza e la fatica delle ore trascorse su una sedia un amore mai comunicato a parole. Le due donne parlano, ma non di sé o del passato. La madre racconta vicende di persone che Lucy ha conosciuto quando abitava ancora con la famiglia ad Amgash, nell'Illinois, prima di lasciare i genitori e i fratelli per andare a vivere a New York. Non parole su un'infanzia di miseria e solitudine, non sul padre da cui i figli non sono stati difesi. Violenze di cui il lettore intuisce la gravità da pochi accenni.L'incontro con la madre è la chiave della sua vita, che le permette di prendere decisioni coraggiose.
Un bel romanzo, scritto con uno stile secco ed essenziale, senza retorica, in cui aleggia un'atmosfera malinconica, un senso di vuoto che molto dice sulle privazioni affettive vissute dalla protagonista, sulla difficile accettazione di rapporti imperfetti, ma comunque d'amore.

Giudizio sintetico: Viscerale

domenica 16 settembre 2018

Un giorno quasi perfetto

di Mareike Krugel, Mondadori

Tutto in ventiquattr'ore, un comune venerdì. La protagonista, una donna di quarantanni, moglie e madre di due figli, affronta i suoi impegni quotidiani, cercando di conciliare il proprio lavoro, i problemi dei figli, il rapporto con il marito in attesa di un tranquillo fine settimana. Ma a volte i progetti si scontrano con la realtà e giunge il momento di guardarsi vivere e riprendere in mano la propria storia.

Lubecca, giorni nostri. Katharina, affronta con coraggio la giornata. Deve allontanarsi di corsa dal lavoro e andare a prendere a scuola la figlia, sofferente di disturbi comportamentali, che ancora una volta ha un'emorragia dal naso, che lei stessa si è procurata. Poi aiutare il vicino che si è ferito con il tagliaerba, conoscere la nuova fidanzata del figlio, prepararsi ad un fine settimana senza il marito che si fermerà anche nel fine settimana a Berlino, dove lavora. Esigenze degli altri. Corse da una parte all'altra che le impediscono di pensare, anche al male – un tumore al seno – che cova dentro di lei. Ma questo venerdì il pensiero della malattia, di cui non ha parlato a nessuno, e il ricordo dei momenti critici del passato muovono la sua mente alla ricerca di un senso da dare alle scelte compiute e  di un modo di affrontare  un domani incerto e doloroso.

Giudizio sintetico: Ventiquattr'ore

venerdì 14 settembre 2018

La prima verità

di Simona Vinci, Einaudi

Una storia vera di disinteresse e violenze su persone sottomesse, che dal passato viene rielaborata in forma di romanzo per ricordare che anche solo dimenticarsi di un problema, allontanarlo, relegarlo in un'isola sperduta può portare ad enormi sofferenze. Il tema è la tragica esperienza dell'isola di Leros in Grecia, sede di un ospedale psichiatrico utilizzato al tempo della dittatura militare anche come confino per alcuni dissidenti e che alla fine degli anni '80 balzò agli onori della cronaca per le condizioni di crudele degrado in cui venivano tenuti gli "ospiti" della struttura. Una voce, quella dell'autrice, che pur improntata alla pietà per le vittime riesce ad orchestrare un coinvolgente racconto di denuncia civile. E non soltanto della vicenda Leros.

Angela è una ragazza che ha trovato un'attività umanitaria che le permette di ultimare la tesi rendendosi utile. È da poco scoppiato il caso dell'ospedale-lager di Leros, denunciato dalla stampa britannica, e sono molti i volontari che da tutto il mondo sbarcano sulla sperduta isola del Dodecanneso per prestare aiuto alla struttura psichiatrica. Ma la realtà in cui Angela si imbatte è oltre ogni più nera previsione: una piccola violazione delle regole la farà imbattere in una serie di documenti sconosciuti che raccontano di vite dimenticate e violenze rimaste impunite, dove non si riesce più a distinguere tra vittime dell'Uomo e vittime del Potere, in un carosello di disperazione dove non c'è più molta differenza tra i "normali" e gli "altri". Le vite di Stefanos, dissidente confinato, della disgraziata Teresa, che dorme solo negli angoli, del bimbo muto Nikolaos/Temistocles, che conosce l'isola come le sue tasche, saranno per Angela il biglietto di ingresso in una dimensione che ne condizionerà il presente e il futuro.

Giudizio sintetico: Psichiatrico 

mercoledì 12 settembre 2018

Souvenir

di Maurizio De Giovanni, Einaudi

Nuovo episodio della serie di romanzi con protagonisti i Bastardi di Pizzofalcone, poliziotti resi famosi anche dalla omonima serie televisiva. Un gruppo coeso in grado di investigare in équipe, formando una sorta di famiglia le cui vicende personali si sviluppano nel corso dei casi affrontati in ciascun romanzo della serie. 

Napoli, Pizzofalcone. È il mese di ottobre. Le giornate di sole illudono di essere ancora in estate. Basta però un po' di vento o di pioggia perché si precipiti nel rimpianto e nella malinconia. Un nuovo caso per i Bastardi. Un uomo è rinvenuto nel cantiere della metropolitana in stato di incoscienza e in gravissime condizioni. Si scopre essere un americano, figlio di una diva, attrice famosissima degli anni '60, che ha girato un film, "Souvenir", a Sorrento nel 1962. L'uomo è tornato con la madre e la sorella nello stesso hotel in cui aveva soggiornato l'attrice. Ai Bastardi il compito di capire il motivo di un'aggressione così brutale e trovare i colpevoli. Questo comporta comprendere anche i motivi veri del soggiorno degli americani a Sorrento e l'intreccio dei fatti del passato con quanto accaduto ora.
Questa vicenda si intreccia con la vita di ciascuno dei Bastardi, il vero cuore narrativo dei romanzi di questa serie. Pochi colpi di scena e una certa prevedibilità della trama fanno sì che l'interesse del lettore si rivolga soprattutto a seguire le storie del commissario Lojacono e del magistrato Laura Piras, dell'agente Aragona che si crede Serpico, dell'agente omosessuale Di Nardo in perpetuo conflitto con il padre e di Romano e di Pisaniello e di Ottavia, gli altri Bastardi.

Giudizio sintetico: Ottobrino

domenica 9 settembre 2018

Betibù

di Claudia Piñeiro, Feltrinelli

Piacevole giallo leggero e scorrevole, ironico quanto basta per dimenticare che è imperniato su un delitto particolarmente efferato compiuto in un quartiere iperprotetto, una zona esclusiva dell'hinterland di Buenos Aires. La protagonista, involontario perno di un'indagine priva di mezzi, risulta subito capace di accattivarsi le simpatie dei lettori e soprattutto delle lettrici, anche grazie ad un entourage di comprimari particolarmente animato. Se l'ambiente, i protagonisti, il carattere latino possono ricordare vagamente i libri della Bartlett, lo stile narrativo paratattico investe invece i lettori come una cascata di mille riccioli dialogici, quasi fosse un taglio di capelli – appunto – alla Betty Boop.

Nurit Iscar è una scrittrice di romanzi gialli in crisi, costretta a fare la ghost writer da quando, con esiti disastrosi, ha deciso di cambiare genere letterario. Il suo ex, noto direttore di un quotidiano, per il quale ha sofferto molto e al quale deve il soprannome Betibù, la ricontatta improvvisamente per mandarla in un quartiere esclusivo, nel quale è stato trovato sgozzzato  un uomo molto conosciuto perché in passato coinvolto nella morte misteriosa della moglie. Il suo incarico sarà quello di raccontare da un pusto di vista narrativo, non giornalistico, l'ambiente, le indagini, i misteri che stanno dietro il ritrovamento del cadavere. Spinta più dal portafoglio che dal cuore, Betibù si trova immersa in un indagine che la vede affiancata, per circostanze strane e imprevedibili, da due giornalisti che più diversi non potrebbero essere, per ragioni generazionali e culturali. Un racconto piacevole con spunti ironici eleganti e un finale decisamente originale, molto argentino.

Giudizio sintetico: Giustapposto

domenica 2 settembre 2018

Il senso della lotta

di Nicola Ravera Rafele, Fandango

Una ricerca familiare sul proprio passato che proietta un giornalista – abbastanza giovane da essere un precario ma abbastanza maturo da non nutrire più troppe illusioni – alla ricerca dei propri genitori, ex terroristi morti in Francia all'inizio degli anni '80. Un viaggio a ritroso negli anni della contestazione, poi della lotta armata, infine della perdita dei valori e delle convinzioni, che si mischia con lo smarrimento di un ragazzo di una generazione diversa, alle prese con le proprie incertezze e – forse – tradito dalla propria storia. Impossibile non notare i probabili ri-scontri generazionali autobiografici, visti i natali dell'Autore, che si rivela comunque una penna molto valida.

Un lavoro precario ma continuato al Corriere delaa Sera di Roma, una fidanzata colta e sicura di sé, una famiglia di intellettuali di sinistra simpatici e disponibili, una sorella sposata negli Stati Uniti. Sembra un quadro apparentemente caldo e confortevole per un più che trentenne, senonché un piccolo incidente sanitario con uno strascico imprevedibile proietta Tommaso Musso, classe 1979, in una ricerca a ritroso nel tempo sulle orme dei genitori, morti in clandestinità dopo averlo affidato alle cure della zia, che lo ha cresciuto come un figlio da quando aveva quattro anni. Una ricerca che lo porterà a perdere molto e a riconsiderare la propria storia e quella delle persone che lo hanno cresciuto, ma che lo proietta anche nella galassia di una generazione del passato che ha tanto creduto alle proprie idee da arrivare ad usare le armi. Un libro corposo ma appassionante, alla ricerca di quel momento in cui "la terra promessa si è spostata dietro le spalle".

Giudizio sintetico: Generazionale