di Franca Valeri, Einaudi
Un'autobiografia – o meglio, una conversazione dell'artista – che rivela, alla soglia dei 90 anni, scorci dei propri ricordi, memorie che affiorano nelle sue veglie notturne: eventi, persone, luoghi della sua vita. "La mente è una minuziosa macchina da presa che entra in tutte le stanze del passato, non sfugge uno sgabuzzino, né il balcone di una cucina".
Ricordi e riflessioni di un personaggio dotato di ironia e intelligenza straordinarie.
Francesca Maria Norsa, in arte Franca Valeri, nome d'arte ispirato al poeta Paul Valery, dedica questo libro "Alla signora Cecilia, la mia mamma" che ha segnato la sua prima formazione nella Milano degli anni '30, città in cui Franca è nata il 30 luglio 1920, in una famiglia ebraica molto benestante. La madre vuole per i figli, un maschio e una femmina, vestiti di sartoria, buone scuole e letture scelte, lezioni di francese, palco alla Scala. Con il padre, ingegnere, uomo ironico, poco convinto delle ambizioni artistiche della figlia, Franca ha in comune la passione per la cioccolata. I ricordi affiorano senza seguire un ordine cronologico: le leggi razziali, il trasloco a Roma, gli amici, i colleghi, gli incontri straordinari come quello con Charlie Chaplin. La sua lunga carriera, dagli esordi in Francia con il teatro dei Gobbi, ai personaggi più celebri, la signorina Snob e la signora Cecioni, il suo impegno nel cinema con la predilezione per 2 film – Il segno di Venere e Parigi o cara – scritti da lei. Due lunghe storie d'amore, con due traditori. Ma anche lei non era poi del tutto fedele, se si pensa che l'amore principale della sua vita è sempre stato il Teatro.
Un dialogo arguto, quello di Franca, con l'invisibile intervistatrice cui si rivolge, sobrio e privo di retorica, costruito per sottrazione, anche nei riferimenti alla malattia e alla vecchiaia quando "il tempo per pensare è sovrabbondante" e "non c'è più posto possibilmente per gli errori".
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