giovedì 29 agosto 2019

Le solite sospette

di John Niven, Einaudi

Più che un romanzo, questa potrebbe essere la sceneggiatura di un film hollywoodiano comico-grottesco, soprattutto per le descrizioni in presa diretta delle iperboliche gesta di quattro donne avanti negli anni che decidono per cause di forza maggiore di svaligiare una banca. Nella loro rocambolesca fuga, troviamo gli ingredienti di molti film di genere, compreso il poliziotto presuntuoso e inetto e la riscoperta di una voglia di "vivere alla grande" che si credeva perduta.

Una vedova londinese si trova di colpo a fare i conti con una spiacevole eredità (il totale tracollo economico) lasciatale dal marito, morto improvvisamente in circostanze molto imbarazzanti. Con altre tre – più o meno anziane – conoscenti, anche loro in situazioni disperate, decide quindi di rapinare una banca e, incredibilmente, il colpo riesce. La fuga rocambolesca le porta in Francia, dove le avventure delle ex-ragazze si faranno via via sempre più improbabili.
Leggero e grottesco, il libro segue un filone che ormai sta diventando un vero e proprio genere, il racconto comico-thriller che al posto di giovani protagonisti predilige arzilli vecchietti (in questo caso, tutte donne) fortemente caratterizzati e che ne combinano di tutti i colori. In questo caso la nota dominante è comunque il taglio decisamente "cinematografico" della scrittura, che sembra quasi il soggetto di un film.

Giudizio sintetico: Criminonne

mercoledì 21 agosto 2019

Io Khaled vendo uomini e sono innocente

di Francesca Mannocchi, Einaudi

Il dramma delle migrazioni visto da un punto di vista difficilmente accettabile, quello di un trafficante che organizza la traversata del Mediterraneo dalla Libia alle coste siciliane. Con un tono asciutto e cinico, Khaled, protagonista che non disdegna la violenza ma che non vi indulge inutilmente, sopravvive si arricchisce in una Libia distrutta e incapace di risollevarsi, dove le uniche sicurezze sono date dalle armi, dai soldi e dai migranti, i nuovi schiavi considerati come bestiame da sfruttare fino all'estremo e poi abbandonare in mare al loro destino.

Khaled è un ex rivoluzionario libico che ha visto traditi gli ideali di libertà che lo avevano portato, giovanissimo studente, ad imbracciare le armi per rovesciare Gheddafi e la sua dittatura, un regime che ha prostrato il paese e nel quale suo padre ha navigato tra lodi e infamie per garantire alla famiglia una sopravvivenza dignitosa. Ed è proprio alla dignità che Khaled ha rinunciato, entrando a far parte – prima da gregario, poi da organizzatore – della catena che gestisce la lucrosa attività di sfruttamento dei migranti provenienti dal Sud: nella tragedia degli eritrei, dei nigeriani, dei siriani, persino dei libici che a lui si rivolgono per raggiungere l'Italia, Khaled vede lo specchio del disastro sociale in cui naviga, adattandosi alla crudeltà che lo circonda e ragionando da uomo d'affari suo malgrado. È la disperazione nichilista di un uomo che ha visto crollare tutti gli ideali e che vende l'anima alla realtà per sfruttare una disperazione più grande della sua.
Con un taglio da vero romanzo, l'autrice (che è una giornalista esperta del mondo di cui parla) crea un drammatico reportage sul caos libico e sull'atroce condizione dei migranti, sottolineando l'ineluttabilità dello sfruttamento dei "negri" da parte di uomini senza speranze che li "usano come bancomat" per garantire la sopravvivenza economica delle milizie, unico strumento di difesa in un paese in cui l'altro importante sfruttamento, quello dei giacimenti di carburante, è esclusivo appannaggio dello stesso Occidente che tenta inutilmente di fermare gli sbarchi.

Giudizio sintetico: Libicinico


Non sono stato io

di Daniele Derossi, Marsilio

La necessità di una rinascita, con le premesse peggiori possibili e nel luogo più improbabile, dopo una separazione e un trasloco che hanno completamente cambiato la vita di una donna e del suo bambino. Con una lingua che alterna dialoghi infantili in forma di discorso diretto a brani brevi in seconda persona, si snoda una storia tutta italiana, allo stesso tempo allegra e malinconica, che forse mette insieme troppi generi e risulta eccessivamente segmentata ma che riesce comunque ad agganciare il lettore fino alla fine.

In un paese di poche anime sepolto in val di Susa ai piedi di un castello in rovina, si trova all'improvviso Ada, una madre separata che ha appena lasciato casa e marito pachistano a Londra. Originaria del paese, è stata costretta a ritornarvi suo malgrado e stenta a ricostruirsi una vita psicologicamente attiva, con gli ovvi problemi che comporta riannodare vecchi rapporti con le vecchie conoscenze. Ancora più difficile è l'ambientamento per suo figlio Giacomo, un bambino chiuso che ha rapporti sociali solo con Robi, un amico che inventa solo giochi pericolosi e dall'anima imprudente e ribelle. Come se non bastasse, in paese succedono cose strane, piovono pettegolezzi e aleggia lo spirito di un antico negromante, l'antico signore del castello.
Un libro da leggere velocemente, che attrae e incuriosisce, ma che avrebbe dovuto avere uno sviluppo più articolato, perché sono troppi gli aspetti appena accennati che avrebbero meritato più spazio: la difficoltà di reinserirsi nel paese natale, la psicologia femminile da rivista illustrata, i pettegolezzi della vita di paese, persino il disagio e lo smarrimento dei genitori di fronte ai figli "difficili". Tra il dramma e la commedia, una fiaba leggera, ma non troppo.

Giudizio sintetico: Liofilizzato

martedì 20 agosto 2019

L'amore che dura

di Lidia Ravera, Bompiani

Una storia d'amore, quella di Emma e Carlo, iniziata da ragazzi in un'età ricca di passioni e sogni. Con il tempo il grande amore sembra finito e, a vent'anni dalla fine del loro matrimonio, i due, ormai ultracinquantenni, decidono di rincontrarsi. Nella borsa di lei, che si avvia all'appuntamento con Carlo, i quaderni con i diari della loro storia passata.

Roma, 2016. Emma, insegnante in una scuola di periferia della città, docente appassionata, coinvolta nell'impegno sociale del suo lavoro di educatrice pronta ad aiutare gli alunni più disagiati, sta per incontrare Carlo, il suo grande amore di gioventù, diventato poi suo marito, con cui, dopo il  divorzio, non ha mantenuto contatti. Ora è sposata con Alberto, hanno una figlia: Carlo sembra appartenere al passato. Lui del resto, regista di fama, vive a New York, ha da poco girato un film sulla propria giovinezza in cui ha messo in scena anche la loro storia. Emma ha stroncato con una critica dura il film. Questo che li attende potrebbe essere un appuntamento chiarificatore. Emma è in bicicletta, sta per arrivare da Carlo, ma finisce sull'asfalto, ferita gravemente nello scontro con un'auto.  Mentre la donna lotta tra la vita e la morte, si snoda la storia d'amore dei due protagonisti, proprio attraverso le pagine di quei quaderni che Emma ha scritto in gioventù.
Un romanzo che si legge facilmente grazie alla fluidità della prosa, che lascia però perplessi e poco convinti.
La difficoltà di vivere nella realtà i sogni e le passioni della giovinezza, la paura di fidarsi completamente dell'altro, le ambizioni personali che a volte sacrificano il rapporto di coppia, i non detti più o meno grandi... tematiche buttate lì, trattate in modo superficiale. Rimane un velo di nostalgia un po' di maniera per un'epoca del passato in cui i giovani sognavano e sentivano che i propri sogni erano condivisi dai propri coetanei.

Giudizio sintetico: Occasione mancata

Hap & Leonard - Sangue e limonata

di Joe R. Lansdale, Einaudi

Siamo ormai abituati a quella saga infinita che sono le avventure dei due strampalati personaggi trash ideati da Lansdale, tuttavia in questo caso l'opera è quasi retrospettiva, imperniata sui racconti dei primi tempi dell'amicizia tra l'adolescente Hap e l'altrettanto giovane Leonard. Nel Texas razzista e ottuso dei primi anni '60, Lansdale sembra abbia voluto coniugare le sue due vene letterarie: la narrativa più impegnata dei suoi romanzi migliori e la vena umoristica pulp dei due investigatori improbabili che lo hanno reso famoso, con un risultato ibrido che non riesce a convincere, ma che ha comunque una sua valenza, almeno per gli ammiratori più convinti dello scrittore texano.

Con un legame esile come un filo, Hap Collins ripercorre con la memoria i primi tempi della sua vita nel Texas orientale, attraverso una serie di brevi racconti sulla sua famiglia, sul primo incontro con quello che diventerà per lui più di un fratello – Leonard – con i primi scontri con le mentalità ottuse e criminali di un Sud ancora razzista e chiuso, incapace di accettare una integrazione razziale che stenta a decollare. In questa realtà così difficile, è impossibile non rimanere affascinati dalla forza vitale di Leonard, un nero che non riesce  a non reagire alle provocazioni e che osa perfino dichiararsi apertamente gay, pur essendo conservatore. Scopriremo dei due ragazzi episodi familiari particolari, come afferma lo stesso Lansdale: "cose che neanche io sapevo di loro". I consueti dialoghi trash, pur accennati, in questo libro lasciano il posto ad una malinconia strisciante per un tempo rimpianto solo perché coincidente con la giovinezza, dove saper pescare poteva rappresentare la differenza tra una serata con o senza cena.

Giudizio sintetico: Texano