sabato 12 dicembre 2020

L'eleganza del riccio

 di Muriel Barbery, Edizioni e/o


Un successo editoriale da 50 milioni di copie, imperniato sulla necessità di nascondere se stessi, le proprie qualità, per sopravvivere in un mondo in cui contano di più la sfrontatezza e l'apparenza rispetto alla nobiltà d'animo e alla cultura. Una scelta di mimesi che scavalca le generazioni e il censo, analizzata con un'introspezione filosofica ironica, capace di stupire per la sua accuratezza. Parole pesanti come macigni espresse con la leggerezza di un sorriso.

Renée è una vedova di mezza età che fa la portinaia di un lussuoso stabile parigino, un microcosmo abitato da famiglie benestanti che vantano un'esistenza più che agiata. Nessuno la nota, è una donna insignificante e brutta che rappresenta il cliché di una classe di rozzi pigri, apparentemente destinati a servire le élite. Nella sua vita, un marito morto ormai da anni, un gatto – Lev – talmente grasso da non muoversi quasi più, la televisione perennemente accesa su programmi nazionalpopolari. Dietro questo paravento di mediocrità, tuttavia, si nasconde un'altra Renée, una donna dalla cultura eccezionale che ha letto tutti gli autori, segue i teatri più importanti e ascolta la musica più raffinata, frequentatrice di biblioteche universitarie e con una conoscenza dell'arte profonda e consapevole. La seconda Renée è gelosamente nascosta dalla prima, e vuole rimanere anonima per non scontrarsi con la realtà degli inquilini dello stabile, arrivisti finto-progressisti che considerano la cultura un bene di consumo, silenziosamente convinti di esserne la massima espressione in virtù della propria agiatezza. Unica eccezione, Paloma, figlia minore di un ministro, che come Renée nasconde la propria straordinaria intelligenza per non scontrarsi continuamente coi propri familiari, che sopporta disprezzandoli. Ma come due animali sentono la propria affinità, così la donna e la bambina si studiano, si annusano, simpatizzano, fino a legarsi l'una all'altra grazie ad un singolare e ricco signore giapponese.
Un libro complesso e ironico, mai banale, che offre spunti emotivi, culturali e psicologici interessanti e che riesce continuamente a evocare, con poche parole, anche le emozioni più complesse, nello stesso tempo deridendo in modo quasi sarcastico le manie e la prosopopea di una intellighenzia tanto boriosa quanto inconcludente ma capace di generare al proprio interno perle di eccezionale valore.

Giudizio sintetico: Dissimulatorio

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