lunedì 23 ottobre 2017

La fioraia del Giambellino

di Rosa Teruzzi, Sonzogno


Nuova puntata delle vicende delle tre donne protagoniste de La sposa scomparsa. Iole, la nonna ex sessantottina, Libera, la fioraia del Giambellino, Vittoria – la figlia di Libera –, poliziotta alla ricerca della verità sull'omicidio del padre, anch'egli poliziotto. Non c'è più la novità dei personaggi ma il romanzo è comunque piacevole e adatto a chi cerca momenti di distrazione attraverso la lettura.

Una giovane donna, Manuela, si presenta dalla fioraia del Giambellino, magica creatrice di bouquet, non tanto per ordinare il bouquet per le sue prossime nozze quanto per chiedere a Libera, che ha raggiunto una certa notorietà improvvisandosi detective e indagando con successo sul caso della sposa scomparsa, di cercare l'identità del proprio padre che la madre Patrizia non le ha mai voluto rivelare. Libera e la sua pimpante madre Iole si mettono alla ricerca e seguono i tenui fili di collegamento a fatti avvenuti quasi 40 anni prima, scavando nel passato e nei segreti dolorosi di una famiglia, segreti che Patrizia ha voluto seppellire nel silenzio. Si arriverà alla soluzione del caso e soprattutto a capire che non sempre è opportuno chiarire tutti i segreti del passato: solo il tempo talvolta può chiudere le ferite.
Ancora un romanzo brioso e gradevole, di cui si apprezza la lettura per la semplicità, l'assenza di presunzione e la simpatia dei personaggi femminili. La conclusione del romanzo lascia presagire che ci saranno altre puntate.


Giudizio sintetico: Simpatico

domenica 22 ottobre 2017

Magari domani resto

di Lorenzo Marone, Feltrinelli

Un libro che regala un ritratto femminile di grandissima forza, dipinto con l'ironia e l'improvvisazione che solo in una città come Napoli possono trovare un riscontro ambientale e linguistico così azzeccato. Con leggerezza e con la colonna sonora di un Pino Daniele d'epoca, ci troviamo ad infilare come le perle di una collana una serie interminabile di pensieri, emozioni, spunti filosofici che sembra impossibile possano emergere in modo così potente da una scrittura tanto scanzonata.

Luce Di Notte (un nome, uno spaccato sulla stravaganza del padre, che l'ha abbandonata ancora bambina) tira avanti tra alti e bassi nei Quartieri Spagnoli, schivando lascivi molestatori e lavorando come avvocato in uno studio legale da quattro soldi. Con una famiglia scassata, abbandonata anche dal fidanzato, ricostruirà faticosamente la sua esistenza legandosi ad un cane, ad un bambino al quale non dovrebbe neanche avvicinarsi, ad un anziano filosofo in sedia a rotelle appassionato di jazz, ad una rondine che non vuole volare e ad un artista di strada assieme al quale potrebbe volare lontano. In compagnia di questa galleria di strani personaggi dovrà vedersela con una pericolosa causa di affidamento, i fantasmi del proprio passato e i pericoli del presente, spinta solo dalla forza del proprio carattere e da un quasi inflessibile senso della giustizia. Quasi.

Giudizio sintetico: Emancipatorio

mercoledì 18 ottobre 2017

Romanzo 11 Libro 18

di Dag Solstad, Iperborea

Un racconto senza dialoghi, freddo come la Norvegia, il luogo in cui si sviluppa il deprimente rifiuto dei rapporti sociali messo in atto dal protagonista, un oscuro burocrate del fisco che progetta un'azione irreversibile con cui manifestare il suo "grande No". Senza anima i personaggi, ma purtroppo senza anima anche la narrazione, che manifesta una sterilità emozionale eccessiva, anche se - probabilmente - intenzionale.

Bjørn Hansen ha abbandonato prima la famiglia e una promettente carriera, per seguire un'amante attraente e con una personalità artistica intensa, poi quella stessa amante che lo aveva trascinato nella cittadina periferica in cui è diventato esattore comunale, quando il fascino della donna ha cominciato a spegnersi in conseguenza dell'età. Nel piccolo appartamento in cui vive da single dovrà far fronte all'arrivo di un ospite inatteso, ma che si rivelerà ben presto un ulteriore contributo allo scivolone verso il rifiuto dei rapporti umani in cui Bjørn sembra irrecuperabilmente discendere. Anche il progetto della sua azione dimostrativa estrema, il suo "grande No", non riesce a dare al protagonista – e al romanzo – lo spessore indispensabile per risultare sufficientemente interessante.

Giudizio sintetico: Glaciale


Una famiglia felice

di Jean Hanff Korelitz, Piemme

Un thriller psicologico con una trama centrata sulla falsità  di alcuni rapporti di coppia in cui si vede l'altro non com'è, ma come si vorrebbe che fosse. Un tema interessante, legato alla tendenza soprattutto femminile di coprire la realtà pur di non mettere in discussione la propria " famiglia felice", tema però sviluppato in questo romanzo in modo banale e prevedibile.

Una psicoterapeuta, Grace, vive a Manhattan una
vita di tranquillo benessere: un marito – stimato oncologo infantile – che la ama, un figlio bravo e giudizioso, una professione che le piace e la gratifica al punto che è prossima la pubblicazione del suo libro di consigli psicologici rivolti alle tante donne colpevoli di non accorgersi dei segnali che mariti e compagni hanno lanciato prima della crisi dei loro rapporti. Segnali che le donne si ostinano a trascurare per non turbare il proprio sogno di felicità. Grace si troverà a vivere questa situazione, resa ancor più tragica dal verificarsi di un omicidio.
Una trama apparentemente avvincente, se non fosse che la narrazione procede in modo lento e prolisso. Ci si augura spesso che la storia abbia delle svolte e sconvolga quanto si intuisce fin dalle prime pagine e invece, a parte qualche piccolo colpo di scena, questo non succede. Si giunge al termine del romanzo chiedendosi il senso e l'affidabilità dei giudizi in copertina quali: " Una trama costruita con straordinaria bravura.." " ...un thriller straordinariamente avvincente".

Giudizio sintetico: Deludente 

domenica 15 ottobre 2017

Casa rossa

di Francesca Marciano, Longanesi

Un libro potente e intrigante, scritto al femminile ma in cui i maschi sono tutt'altro che comprimari, anzi, spesso rappresentando il vero motore delle svolte esistenziali delle protagoniste. Una saga familiare che dipinge senza giudicarli i sessanta anni che vanno dall'inizio della seconda guerra mondiale alla fine del secolo scorso, con una potenza emotiva e di linguaggio indimenticabili.

I ricordi della vita di 4 donne scorrono veloci tra i pensieri di Alina mentre si occupa del trasloco degli ultimi effetti personali presenti nella "Casa rossa", il palazzo del Salento della famiglia Strada, nucleo matriarcale inconsueto che si arriverà a conoscere completamente solo alla fine del libro. La nonna Jeanne, la madre Alba e le figlie Isabella e Alina attraversano il secolo scorso tra Roma, il Salento e gli USA, vivendo "da dentro" i drammi e i contrasti che caratterizzano questo straordinario periodo storico. Una scrittura dal tono forte, quasi quanto quello delle protagoniste: tanto diverse tra loro quanto indissolubilmente legate, capaci di lasciarsi continuamente travolgere dagli eventi, ma anche di salvarsi grazie ai rapporti umani che sanno stringere con gli altri.

Giudizio sintetico: Appassionante


lunedì 9 ottobre 2017

Mia madre è un fiume

di Donatella Di Pietrantonio, Elliot Edizioni



Il rapporto tra una madre e una figlia ricco di sentimenti intensi ma conflittuale per la diversità delle due donne, si approfondisce e si chiarisce quando la malattia degenerativa annulla, a poco a poco, la memoria della madre. Ripercorrere insieme la sua vita permette alla figlia di ritrovare un legame profondo, di perdonare la madre e di accettare se stessa.

Una malattia crudele svuota la memoria di Esperia Viola, detta Esperina. La figlia non ha avuto un rapporto facile con lei: Esperina ha vissuto una vita dura, dedita al lavoro, non si è mai permessa il lusso di stare vicina alla sua bambina né ha mai capito il bisogno della piccola di attaccarsi a lei. Un'educazione rigida in cui l'etica del sacrificio ha prescritto che qualsiasi piacere debba essere il frutto di tanto impegno e tanta fatica. Una visione della vita di cui la figlia si è liberata sentendo però così di aver tradito sua madre. Ora che la memoria della madre si spegne soprattutto sulle cose presenti e quotidiane, la figlia le racconta il suo passato, legato a una terra, quella d'Abruzzo, aspra e dolce nel contempo. I ricordi disegnano i personaggi e ripercorrono momenti della storia italiana del dopoguerra segnata dalla povertà e dall'emigrazione. Una scrittura ricca di analogie riferite soprattutto alla madre, definita come un fiume, un albero, una farfalla, sempre comunque inafferrabile. Un romanzo scorrevole, semplice ma senza grande spessore, che evapora dopo la prima lettura.

Giudizio sintetico: Abruzzese

giovedì 5 ottobre 2017

Lettera a una professoressa

di Scuola di Barbiana, Libreria Editrice Fiorentina

A mezzo secolo dalla sua prima pubblicazione, il testo rivoluzionario della piccola scuola di don Milani ha ancora molto da raccontare, anche facendo la tara delle mille e nessuna riforme che hanno colpito – e scolpito – la Scuola italiana. Un testo che tutti hanno impugnato e nessuno ha davvero utilizzato, se è vero che ci sembra ancora attuale, anche se in altri ordini di scuola.

Erano i tempi della scuola con i grembiulini, i maestri con la bacchetta e le voci basse dei genitori che andavano con il cappello in mano a chiedere quanto somari fossero i figli. In apparenza, quindi, tutto il contrario delle scuole attuali, in cui insegnanti spaesati, forse sottopagati, sicuramente maltrattati lottano contro sigle ministeriali incomprensibili sotto lo sguardo di genitori che li trattano con sufficienza. Eppure ...
Eppure ancora oggi non c'è un solo periodo, di questo libriccino corale e accusatorio denso di riferimenti precisi, non c'è una sola pagina che non possa costituire – da sola – un'analisi fredda e sprezzante di un qualche ordine di scuola. Come molti sanno, il libro è diviso nelle due metà della scuola dell'obbligo e delle magistrali, ma basterebbe spostarlo in avanti di un solo ciclo scolastico, o riapplicarlo su diversi indirizzi di scuole superiori (professionale, tecnico, liceo), per verificarne, a distanza di 50 anni e svariate riforme, la spaventosa attualità. Lettera a una professoressa va ovviamente collocato nel tempo, ma se riletto a partire dalla propria esperienza personale, rappresenta ancora oggi un punto di vista con cui ogni insegnante dovrebbe costantemente confrontarsi, per non perdere il contatto con la realtà di una Scuola nella quale a cambiare sono stati più che altro gli studenti e non l'istituzione.
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Giudizio sintetico: Inaffondabile

Ragazzi d'oro

di Sonya Hartnett, Bompiani

Romanzo enigmatico e dal tono preadolescenziale, tiene il lettore in costante stand-by, gironzolando attorno al carattere di personaggi che non si capiscono mai del tutto. Che cosa nasconda la apparentemente splendida famiglia dei protagonisti lo si suppone già dalle prime pagine, ma dopo un po' ci si stufa di attendere che accada qualcosa che in realtà dovremmo sperare che non accadesse mai.

Con l'arrivo nel quartiere della famiglia Jenson, una famiglia perfetta – ricca, simpatica, bella, disponibile – la vita di un gruppo di bambini di varie età che già abitavano nel quartiere prende una piega diversa, perché ognuno trova nei Jenson un appiglio cui aggrapparsi per sfuggire alla propria realtà: chi si aggrappa all'infinita serie di giochi dei nuovi arrivati, chi alla piscina che fanno installare in giardino, chi alla figura paterna perfetta incarnata da Rex Jenson, che del padre perfetto sembrerebbe avere sia l'aspetto che l'autorità morale, chi – semplicemente – ha bisogno di farsi accudire perché è abbandonato a sé stesso dalla sua stessa famiglia. Ma la freddezza e la distanza che Colt Jenson mantiene nei confronti del padre lasciano presagire segreti inconfessabili. Attenderemo che l'Autrice ci dica qualcosa in più praticamente fino alla fine, compatendo personaggi che per metà sembrano troppo maturi per l'età che hanno e che per l'altra metà sembrano non essere mai cresciuti nonostante l'età che hanno.

Giudizio sintetico: Inconcluso

lunedì 2 ottobre 2017

La compagnia delle anime finte

di Wanda Marasco, Neri Pozza

Attraverso la vita di Vincenzina, la madre morta, Rosa ripercorre l'esistenza di un intero quartiere di Napoli dal primo dopoguerra agli anni '70. L'ambiente che la Marasco porta in scena è la parte più nera della città di Eduardo e di Totò, dove l'ironia non riesce a trapassare il muro di disperazione dei vicoli in cui il bisogno di arrangiarsi si fa troppo pressante per lasciare spazio ai sentimenti.

Un racconto di tre generazioni di donne: la nonna Adelina, la madre Vincenzina e la figlia Rosa. La vera protagonista è la madre, che per sfuggire alla nonna e ad un futuro di poche speranze trova una via di uscita nel matrimonio con un ricco borghese messo in disparte – per sua stessa scelta – dalla famiglia di origine. Vincenzina si muove in un quartiere, la Sanità, che nelle scalinate verso Capodimonte trova il simbolo del proprio faticoso desiderio di innalzamento sociale, un microcosmo complesso e dialettale che la Marasco racconta con una ricchezza di linguaggio quasi barocca, alternando le forme più elevate al dialetto con la stessa naturalezza con cui intorno a Vincenzina ruotano i personaggi di un mondo eterogeneo incattivito dalla vita, dalla volgare matrona dei bassi, alla "guagliunera", all'intellettuale frustrato, agli snob di via Duomo. Una storia di donne e di miserie evitate al prezzo della propria emotività, dove l'unico sentimento che davvero vale è quello che spinge a garantire la sopravvivenza di chi si ama.

Giudizio sintetico: Verista