domenica 26 aprile 2020

Il cassetto dei ricordi segreti

di Lynda Rutledge, PIEMME

Un romanzo poco impegnativo, storia al femminile che punta sul coinvolgimento emotivo del lettore. Il rapporto tra madre e figlia, spesso conflittuale, trova nel libro uno sviluppo originale attraverso il collegamento con gli oggetti, intesi come messaggio e parte di sé da lasciare ai propri eredi. La protagonista, Faith Bass Darling, giunta secondo lei al termine della propria vita, decide di vendere a prezzo irrisorio tutti i costosi mobili e le ricche suppellettili di casa che i suoi progenitori le hanno lasciato.

31 dicembre 1999, Texas. Faith Bass, settantenne proprietaria di un'antica villa, sa che non arriverà a domani, non entrerà nel nuovo millennio. Organizza nel suo ultimo giorno di vita una garage sale nel proprio giardino, in cui vendere tutto il prezioso arredo. I concittadini si affrettano ad approfittare di questa straordinaria occasione, anche se Faith è affetta da Alzeheimer. Si possono acquistare autentiche lampade Tiffany e pezzi di antiquariato per pochi dollari. Bobby, un'antiquaria che fin da bambina, essendo amica di Claudia Jean, figlia di Faith, aveva ammirato i beni della ricca villa rimanendo a guardare quegli oggetti ad occhi spalancati, avverte Claudia di quanto sta accadendo. Claudia, che si è allontanata da anni dalla casa e ha interrotto i rapporti con la madre, decide di tornare, pur a malincuore.
Riaffiorano i ricordi, i dolori del passato, gli eventi drammatici, le colpe; gli oggetti diventano evocatori di un passato a volte da cancellare, ma non privo di affetti e speranze. Una storia malinconica e delicata, che tuttavia risulta un po' stucchevole e prevedibile.

Giudizio sintetico: Nostalgico

venerdì 24 aprile 2020

La misura dell'uomo

di Marco Malvaldi, Giunti

In questo romanzo Malvaldi abbandona i simpatici anziani del Bar Lume per proiettare la sua ironia nel Rinascimento, e più precisamente alla corte di Ludovico il Moro nel periodo in cui Leonardo da Vinci si dedicava alla realizzazione, mai ultimata, del cavallo in bronzo del monumento equestre dedicato a Francesco Sforza. Ma la dimensione storica si intreccia con un'indagine investigativa che lo stesso Leonardo intraprende per risolvere il mistero di un cadavere sconosciuto rinvenuto nel cortile del castello. La leggerezza iniziale del racconto viene lentamente dissolta dal numero di personaggi, piuttosto elevato, che partecipano alla vicenda.

Milano, 1493. Leonardo è l'artista più apprezzato alla corte di Ludovico il Moro, il Duca che alterna la severa amministrazione della sua Signoria alle manovre politiche e alle attenzioni per la moglie e le varie amanti. Il ritrovamento di un cadavere misterioso nel cortile del castello, apparentemente morto per cause naturali sconosciute, dà l'avvio ad un intreccio complesso e ricco di personaggi, molti realmente vissuti, nel quale si alternano il racconto romanzato – non privo dell'ormai nota ironia dell'autore – ed eventi storici di sfondo che condizionano lo sviluppo dell'intreccio. Interessante anche l'alternanza tra il linguaggio moderno e alcune forzature linguistiche medievalizzanti che arricchiscono e rendono più immediato il contesto.
Ne esce un racconto ibrido, posizionato a metà tra storia e comedy thriller, che stuzzica l'attenzione del lettore in cerca di evasione, ma che riesce nel contempo a dare piccole notizie interessanti sulla vita del capoluogo meneghino in epoca rinascimentale. Peccato che questi accenni storici siano presentati in una forma forzatamente "didattica", più adatta ad un pubblico di giovani che d'altro canto – probabilmente – non si ritroverebbero nello sviluppo della trama e nella caratterizzazione dei personaggi.

Giudizio sintetico: Leonardesco

La vita segreta degli scrittori

di Guillaume Musso, La nave di Teseo

Noir mediterraneo ambientato in un'isola immaginaria dell'estremità meridionale della Costa Azzurra. Veloce e di facile lettura, vede protagonisti almeno due scrittori e una giornalista, ma la velocità degli avvenimenti fa passare in secondo piano molte delle citazioni letterarie che infarciscono il testo e che restano quindi in superficie. Intreccio interessante, ma non particolarmente verosimile, tanto che l'autore sente l'esigenza di chiarirne la genesi al termine del romanzo.

La voce narrante è un giovane aspirante scrittore, ammiratore di Nathan Fawles, un premio Pulitzer che ha deciso improvvisamente di smettere di scrivere da un giorno all'altro, per ragioni misteriose, ritirandosi su un'isola della Costa Azzurra a un'ora di nave da Tolone. Il giovane ha accettato un lavoro presso la libreria locale, nella speranza di incontrare il suo mito e fargli leggere il proprio romanzo di esordio.
Lo sviluppo del racconto insiste su un delitto macabro, sulle ragioni dell'abbandono della scrittura da parte dell'autore di fama e sulle avventure del ragazzo e di una giovane e spregiudicata giornalista che sembra avere la chiave giusta per incrinare la corazza apparentemente impenetrabile che avvolge e tutela la privacy di Fawles.
Un polar sicuramente in grado di catturare l'attenzione della maggior parte dei lettori, anche se alcune svolte narrative vengono incomprensibilmente preannunciate dai numerosi incipit che precedono ogni capitolo.

Giudizio sintetico: Scritthriller

lunedì 20 aprile 2020

1Q84

di Haruki Murakami, Einaudi

Opera imponente composta da tre volumi suddivisi in due libri (Volume 1 - aprile-giugno e Volume 2 - luglio-settembre; Volume 3 - ottobre dicembre) per un totale di oltre 1100 pagine, è considerato il titolo più significativo e caratteristico dello scrittore giapponese. Si tratta di un valzer tra due protagonisti che si amano, si pensano continuamente, si cercano senza convinzione, e che sono il perno di una vicenda onirica e introspettiva che li vede protagonisti di un mondo parallelo, che somiglia in modo impressionante al mondo reale ma che se ne distingue per la singolare presenza di due lune e una serie di avvenimenti misteriosi. Attorno a loro tutti gli altri personaggi sembrano sapere tutto di quanto succede, anche se qualsiasi cosa accade dipende prevalentemente dalle scelte dei due protagonisti. 

Tokyo, 1984. Aomame è una trentenne avvenente e atletica che per lavoro allena gli iscritti di un club esclusivo, seguendo i clienti più affezionati anche al di fuori della struttura. Ma Aomame è soprattutto un killer di estrema professionalità, che uccide individui che si sono macchiati di colpe di cui la giustizia non è al corrente, e lo fa in modo che la loro morte appaia dovuta a cause naturali. Un giorno, in un taxi bloccato su una superstrada, segue le indicazioni del guidatore e scende una misteriosa scala che le permette di liberarsi dall'attesa dell'ingorgo, ma che le dà la sensazione di essere stata proiettata in una dimensione diversa, pur mantenendo apparentemente invariato il mondo che la circonda.
La stessa impressione di straniamento è avvertita da Tengo, aspirante scrittore e professore di matematica a cui viene affidato l'incarico di riscrivere il romanzo di Fukaeri, una splendida diciassettenne autrice di un racconto tanto affascinante quanto mal scritto, legata misteriosamente ad una setta che di religioso ha poco o niente.
Al racconto alternato delle vicende di Aomame e Tengo, entrambi con la sensazione di vivere in un mondo che non è il loro, nel terzo volume si affianca una terza figura, quella di Ushikawa, un investigatore maldestro e bruttissimo ma dotato di un acume singolare.
Nel complesso, un racconto a puntate alterne nel quale realtà, sogno, esoterismo, introspezione, non lasciano mai al lettore la sicurezza di aver capito l'universo in cui si svolgono le vicende. Nonostante gli evidenti e dichiarati riferimenti al 1984 di Orwell, la vera nota distintiva di 1Q84 è comunque la capacità tutta orientale di Murakami di saper pilotare l'empatia del lettore verso le emozioni dei protagonisti, nonostante l'impiego di una lingua scandita in terza persona che in altri contesti terrebbe il lettore su un piano di osservazione estremamente pacato e distante.

Giudizio sintetico: Universalter

martedì 14 aprile 2020

La vita bugiarda degli adulti

di Elena Ferrante, edizioni e/o

Un romanzo di formazione. Giovanna, all'inizio del romanzo dodicenne, scopre aspetti del carattere e del comportamento dei propri genitori, da lei molto amati e stimati, deludenti e da rifuggire. Anche il proprio volto sembra mutare e diventare quasi brutto, come se una cattiveria sepolta dentro sé ed ignorata nel periodo infantile emergesse e le deturpasse i tratti del viso. Anni difficili, quelli di questa adolescente, alla ricerca difficile e confusa della propria identità, il più possibile autonoma da quella degli adulti.

A Napoli, nel Rione Alto in cima a San Giacomo dei Capri, vive Giovanna. La sua è una famiglia borghese, colta, atea, serena. Fino al momento in cui Giovanna, sente, senza che i genitori se ne accorgano, che il padre la paragona alla propria sorella, Vittoria, finora sconosciuta alla ragazzina, osservando che – imbruttendosi – la figlia sta iniziando a somigliarle. Una ferita profonda: quella frase pronunciata da un padre affettuoso e amatissimo, dà l'avvio ad un processo di interrogativi su se stessa e sulla propria famiglia. Il desiderio di conoscere zia Vittoria diventa una precisa volontà cui i genitori non si oppongono, anche se i rapporti tra loro sono interrotti. Giovanna scopre una donna del tutto diversa da quelle finora conosciute: sguaiata, spesso volgare, autoritaria ma anche affettuosa e bisognosa di amore. Con lei scopre anche un altro volto di Napoli, quello dei quartieri bassi – dove la donna vive – e persone di quel mondo, spesso istintive, colleriche, ma ricche di sentimento.
La separazione dei genitori, la scoperta della relazione extraconiugale del padre iniziata da anni, l'allontanamento di lui dalla casa familiare, accentua la crisi di Giovanna (o Giannì, come è chiamata dagli amici della zona popolare). Il bene e il male si mescolano nelle persone, avere dei modelli sembra impossibile; forse, ognuno deve cercare una propria strada per diventare adulto.
Un romanzo narrato in prima persona dalla protagonista che, dopo un inizio rapido, si dilunga nello scavo delle proprie contraddizioni e delle scelte difficili e provvisorie. Tuttavia il modo di delineare i personaggi è così intenso che, terminato il libro, si fa fatica a staccarsene con la mente.

Giudizio sintetico: Napul' è

mercoledì 1 aprile 2020

La masseria delle allodole

di Antonia Arslan, Rizzoli

Al centro del romanzo il genocidio degli Armeni. Durante il primo conflitto mondiale, i Giovani Turchi decidono di ripulire il Paese da questo popolo, di "estirpare un bubbone" in modo tale che non rimanga neppure un Armeno, che, altrimenti, si sarebbe poi vendicato. Uno dei genocidi del '900, meno conosciuto di altri ma altrettanto feroce. La narratrice racconta la storia di una famiglia armena, la sua, una storia che suo nonno, in vecchiaia – in un'età in cui la nostalgia è più intensa – le ha trasmesso.

Anatolia, 1915. La famiglia Avakian, il cui capo indiscusso è Sempad, vive in una piccola città del territorio armeno, nella grande casa abitata da zii, cugini e parenti vari. Nella campagna vicina si trova, vicino alle cascate, la masseria delle allodole, la bella casa di campagna in cui fervono i preparativi per l'imminente arrivo di Yervant (nonno della narratrice), fratello di Sempad, che ha lasciato da ragazzo la casa paterna per andare a studiare nel collegio armeno di Venezia e ora vuole, insieme alla propria famiglia, rincontrarsi con i suoi e con la sua terra. Un incontro che non potrà mai avvenire. L'Italia decide infatti di entrare in guerra e chiude le frontiere, mentre i "Giovani Turchi" vogliono costruire una Grande Turchia depurata dalle minoranze etniche.
La prima parte del romanzo racconta la strage degli uomini armeni, i primi che devono essere eliminati. La descrizione non è priva di particolari raccapriccianti dai quali emerge la ferocia degli uomini; la seconda parte narra la deportazione delle donne, dei bambini e degli anziani fino al deserto di Des-es-zor: un lungo cammino segnato da stenti, stupri di donne e bambine ad opera delle guardie (gli zaptié), e gli attacchi dei curdi. Si stagliano le figure di donne forti, eroiche loro malgrado, nello sforzo di difendere in ogni modo i propri figli.
Una pagina tra le più terribili della storia novecentesca, che il romanzo ha il merito di mostrare nella sua crudeltà e nella sua follia. Lo stile della narrazione tuttavia è involuto e complesso per cui la lettura è difficoltosa e poco fluida anche perché la narratrice introduce nel corso del racconto parti in corsivo contenenti commenti e anticipazioni di vicende che si svolgeranno in futuro.

Giudizio sintetico: Funesto