giovedì 17 giugno 2021

Borgo Sud

di Donatella Di Pietrantonio, Einaudi


Scrittura forte, con frasi che sono sentenze ipotattiche di forte effetto, per questo sequel de l'Arminuta che rappresenta tuttavia un libro a sé stante e che può essere letto con piacere anche da chi non ne conosce già le protagoniste. Caratteri femminili fortemente connotati e particolarmente interessanti risaltano in una vicenda che si nutre di emozioni non scontate e nella quale è facile ritrovare i conflitti familiari di molte realtà italiane.

L'Arminuta è cresciuta, ha trovato un cambio di vita, successo professionale, marito, forse non nell'ordine giusto. Nella sua dimensione è sempre stata presente la tempestosa sorella Adriana, compagna di sventura di un abbandono bambino che ha lasciato segni indelebili sulla loro vita affettiva. Un'assenza di tenerezza compensata con l'amore totalizzante per i rispettivi fidanzati, Piero e Rafael, che sono il rifugio e la condanna delle due bambine diventate adulte. È una storia interessante quella di queste due donne, legatissime e sempre in contrasto tra loro, affamate di amore ma capaci di dominare le passioni, così diverse e tuttavia così unite nella consapevolezza della sfortuna affettiva che è toccata loro. La madre mantiene comunque una presenza imbarazzante nelle loro esistenze, che ignori o maledica, che predìca separazioni o che semplicemente rimanga freddamente arroccata nella sua alterigia contadina.
Con una lingua potente ed efficace, esaltata da un registro regionale sempre presente, l'Autrice ci porta in un Abruzzo eterogeneo, fatto della parte moderna di Pescara, dove la protagonista ha vissuto agiatamente con il marito dentista, ma anche del quartiere Borgo Sud, che al puzzo del pesce accompagna i suoni e l'odore di una vita più difficile ma più passionale e dove Adriana ha trovato il suo pescatore, amore giovane e totalizzante. Tutto a soli 50 km dal paese dell'entroterra in cui sono cresciute "figlie di nessuna madre", in una dimensione arcaica e contadina che ha reso le due protagoniste dure e fragili ma capaci di coinvolgere emotivamente anche il lettore più distaccato.

Giudizio sintetico: Sorellanza

Terra Alta

di Javier Cercas, Guanda


Thriller spagnolo di buona qualità, altalena i temi classici del giallo chandleriano a riflessioni introspettive, imperniandosi su un eroe suo malgrado che indaga su un efferato omicidio mentre salti temporali non spiazzanti ci raccontano la sua storia infelice, da ragazzo perduto a poliziotto ostinato. Godibile, può tuttavia rivelarsi a tratti poco credibile e indugia poco sui luoghi teatro della vicenda, che rimangono solo uno sfondo sfocato e avrebbero forse meritato più attenzione.

La Terra Alta è una regione decentrata della Catalogna nella quale è stato trasferito, per tutelarlo da eventuali rappresaglie, il poliziotto Melchor Marin, involontario eroe che da solo ha neutralizzato, uccidendoli, quattro terroristi islamici che stavano per compiere una strage. In quel distretto non succede mai niente, ma a Melchor va benissimo perché la sua storia di vita lo ha portato a desiderare il massimo della pace e della tranquillità possibili. La scoperta dei cadaveri orrendamente torturati e mutilati di due anziani benestanti è l'avvenimento che rompe la monotonia professionale di Melchor e mette in movimento un ciclo investigativo coordinato da un team di investigatori specializzati, provenienti da fuori, che lo coinvolgono con il suo vice solo in quanto esperti della zona.
L'indagine viene alternata alla storia di Melchor, un detective che sembra interrogarsi sul contrasto tra giustizia e forma giuridica, su delitto e punizione, sulla necessità di un aiuto valido per la riabilitazione. Un antieroe classico dal passato anomalo, quasi improbabile, per un thriller che presenta tutti i caratteri del noir classico ma che riavvolge il nastro del tempo per motivare, senza giustificarli, azioni e pensieri del suo protagonista mentre dà un carattere scontato, quasi macchiettistico, agli altri comprimari.

Giudizio sintetico: Cocciuto

martedì 8 giugno 2021

La salita dei saponari

di Cristina Cassar Scalia, Einaudi

Un romanzo giallo ambientato in Sicilia. La storia tuttavia sembra avere collegamenti addirittura internazionali, dato che la vittima è Esteban Torres, cubano-americano con cittadinanza italiana e residenza in Svizzera. Il complicato caso è affidato a Vanina Guarrasi, vicequestore della mobile di Catania, personaggio già protagonista di due precedenti romanzi della Scalia,
Sabbia nera e La logica della lampara. Questo terzo episodio rimanda a vicende e personaggi che alcuni lettori hanno già conosciuto, ma può essere letto e apprezzato anche come episodio a sé, che fa presagire una nuova puntata. 

Aeroporto di Catania, in un'auto viene ritrovato il cadavere di Esteban Torres: "Fedina penale pulita, immagine impeccabile, mai beccato a commettere il più piccolo reato, eppure in odore di mafia da lasciare la scia al suo passaggio. Un odore che nonostante le indagini dell'FBI tale è rimasto." L'arma del delitto, una pistola russa, una Makarov 9 mm. Un americano ucciso con un'arma russa molto in uso durante la guerra fredda... 
Il caso si complica ancora di più quando viene rinvenuto nel giardino di un hotel a Taormina un secondo cadavere, quello di una donna legata allo stesso Esteban Torres. Vanina, rientrata da Palermo, dove seguiva complesse indagini, affronta il caso avvalendosi dei suoi collaboratori e, in particolare, dell'intuito dell'ex commissario Biagio Patanè, ora in pensione. 
Centrale nel romanzo la figura della protagonista, la Guarrasi, donna affascinante, amante del buon cibo, fumatrice, cinefila, una relazione complicata con il magistrato di Palermo Paolo Malfitano, un passato doloroso alle spalle – la morte del padre, ucciso dalla mafia mentre era in servizio. Coprotagonista la città di Catania, con le sue viuzze, il traffico, i suoi squarci, la Muntagna (l'Etna) che domina la città. 
Scritto in un italiano sicilianizzato, con termini e modi di dire tipici del luogo, il romanzo si legge piacevolmente e potrebbe essere consigliabile per una lettura estiva. 

Giudizio sintetico: Trinacria gialla

I delitti della salina

di Francesco Abate, Einaudi


Giallo storico, ambientato nella Cagliari dei primi del '900, imperniato su un'indagine condotta da una donna giornalista, già solo per questo un personaggio inconsueto, ma ancor di più per l'origine "mezzosangue" cinese. Il mondo in cui si muove l'anomala protagonista viene ricostruito con notevole precisione storica, ma con lo stile caratteristico del thriller moderno, contrasto che potrebbe risultare spiazzante per alcuni lettori.

Clara Simon è una giornalista donna, relegata a mera correttrice di bozze per L'Unione, il giornale del capoluogo, a causa di alcuni articoli che non sono piaciuti ai notabili della città. Non manca però di scrivere i propri articoli, "correggendo" quelli di un collega amico di infanzia, con il quale vive un rapporto di amicizia molto stretto. Bella ed esotica, attira anche le attenzioni di un tenente dei Carabinieri appena arrivato nell'isola, proveniente da Napoli e fermamente convinto del proprio ruolo istituzionale. Con l'aiuto dei suoi due cavalieri, Clara cercherà di risolvere il mistero della scomparsa di alcuni miserabili piciocus de crobi, ragazzini considerati pedine da lavoro sacrificabili che vivono ai margini del mercato vivendo di espedienti.
Il romanzo altalena descrizioni storiche, contrasti sociali e fiction in uno strano connubio nel quale fanno capolino, senza mai risultare determinanti, anche piccole note sentimentali e brevi richiami alle discriminazioni razziali. L'estrema eterogeneità del racconto si rispecchia nella descrizione di una città, Cagliari, divisa in quartieri che cercano di conquistarsi le risorse di una promessa di sviluppo che appare imminente mentre sullo sfondo si affacciano le prime rivendicazioni di un proletariato logorato dalle condizioni di lavoro.

Giudizio sintetico: Rivendicativo