giovedì 31 maggio 2018

A misura d'uomo

di Roberto Camurri, Enne Enne Editore

Non c'è un messaggio preciso, né una storia definita, in questo ritratto in tempi diversi di un pugno di personaggi che condividono, oltre ad un piccolo paese della Bassa Padana, anche un atteggiamento di attesa e di osservazione della vita, non per questo rinunciando ad amare le persone che li circondano, il paese in cui vivono, le loro stesse storie, insieme semplici e complicate, ma navigando in una ridda disordinata di emozioni: personaggi che poco hanno in comune se non la sensazione – spesso sovrastimata – di essersi sbagliati.

Fabbrico, un piccolo paese dell'Emilia, è il teatro delle vicende che ruotano attorno ad un triangolo di amici composto da Valerio, che è inspiegabilmente – o forse no – scappato lontano per poi ritornare, da Anela, bella e tenera espressione dell'amore incondizionato, e da Davide, che nel suo perdersi negli eccessi di una vita smodata cerca un senso ad un'esistenza che non sa capire e smarrisce la sua fortuna. Attorno alle cronache minuziose delle loro storie intrecciate e delle loro passioni, raccontate in assenza di tempi narrativi sequenziali, si intrecciano anche le emozioni di Elena e Mario, Luigi, Maddalena, Paolo, Giuseppe, e della Bice, proprietaria del bar in cui tutti, prima o poi, si fermano per un caffè.

Giudizio sintetico: Malinconico

Un adulterio

di Edoardo Albinati, Rizzoli

Racconto lungo un weekend, storia di una passione tanto intensa da annullare qualsiasi altro rapporto, ma fugace come può esserlo solo un momento di passione rubato alla vita di tutti i giorni. I protagonisti sono attaccati uno all'altra in modo così esclusivo da lasciare fuori anche il lettore.

Erri e Clementina si conoscono da poco, la loro è una storia clandestina che nascondono con attenzione alle rispettive famiglie e che stanno vivendo in modo travolgente. Alla fine della stagione estiva riescono ad organizzare un lungo weekend in un'isola turistica ormai sgombra dai villeggianti, un momento di passione solo per loro e lontani dai sotterfugi e dai veloci rendez-vous rubati alla quotidianità. Seguendoli nelle istantanee della loro vacanza tutta fuoco e sguardi languidi, si finisce per rimanere comunque solo osservatori di una coppia che forse basta a sé stessa, ma che non basta a creare un'empatia sufficiente.

Giudizio sintetico: Clandestino

martedì 29 maggio 2018

Dall'ombra

di Juan José Millas, Einaudi

Un romanzo originale, breve ed intenso. Una visione dell'individuo della società di oggi che contiene un messaggio positivo sulla possibilità di ritrovare l'autenticità del proprio io.

Spagna, giorni nostri. Damian Lobo è un quarantenne disoccupato, perché licenziato dalla sua ditta dopo anni di lavoro. Tipo solitario, con pochi rapporti con la propria famiglia, ora composta dal padre e da una sorella di origine cinese adottata dai genitori, che l'hanno sempre preferita a lui.
Damian vive in modo particolare, convinto di essere protagonista di un reality, sempre ripreso dalle telecamere con un presentatore che lo intervista sulle sue scelte di vita. Non mancano talora applausi di un immaginario pubblico incline a valorizzare le battute ironiche del presentatore a suo danno.
Un giorno Damian compie un furto in un mercatino d'antiquariato e, per sfuggire alla vigilanza che si è accorta del suo gesto, si nasconde in un ampio e vecchio armadio. Questo viene subito impacchettato e trasferito nell'appartamento di Lucia, che l'ha acquistato riconoscendo nel mobile un armadio di famiglia. Dall'armadio, trasformato in una sorta di buia abitazione da cui esce solo quando non c'è nessuno in casa, Damian segue la vita della famiglia come un fantasma, continuando nella sua testa a partecipare al reality, rivelando negli ironici dialoghi con il presentatore le zone d'ombra del suo animo.
Un bel libro scritto in una prosa fluida e lucida, che attacca la "TV spazzatura", ma soprattutto apre la speranza di potersi reinventare la vita dopo aver ucciso i propri fantasmi.

Giudizio sintetico: Voyeuristico

lunedì 28 maggio 2018

L'arte di essere fragili

di Alessandro D'Avenia, Mondadori

Sono pochi i libri che servono a vivere, quelli che quando li incontri ti sembra di incontrare un amico con cui hai condiviso qualcosa della tua vita. O di trovare un maestro che ti parla di te e sa a che punto sei del tuo viaggio. Quando incontri questi libri avviene il miracolo: tu ti fondi in lui, lui si fonde in te e si fa un pezzo di strada insieme.

Né romanzo né saggio, ma semplice epistolario in cui l'autore si inventa una lunga e affettuosa corrispondenza con Giacomo Leopardi, L'arte di essere fragili è uno di quei libri preziosi in cui pulsa la verità del vivere. Diviso in quattro parti – Adolescenza o l'arte di sperare, Maturità o l'arte di morire, Riparazione o l'arte di essere fragili, Morire o l'arte di rinascere – elegge Leopardi a maestro di vivere. È nelle sue opere e nelle risposte che dà alla vita che D'Avenia va a cercare, infatti, tracce di quei pensieri del poeta che possano aiutarlo non solo nel suo lavoro di insegnante di liceo, ma anche nelle sue scelte di uomo.
Riflessioni e rielaborazioni sulle idee e sulle esperienze del poeta di Recanati, difficilmente riassumibili in una recensione, accostate a quelle dell'autore che non esita a mettersi in gioco, fanno del libro un'opera viva che può parlare al lettore di ogni età.

Giudizio sintetico: Appassionato

L'anima della frontiera

di Matteo Righetto, Mondadori

Se non fosse ambientato nelle dolomiti del Brenta, potrebbe essere tranquillamente scambiato per un'opera di Cormack McCarthy: troviamo infatti in questo libro tutti gli elementi classici del western epico, dai cavalli, alla natura selvaggia, all'epopea della frontiera, in questo caso quella tra Austria e Italia che la giovanissima protagonista deve affrontare per contrabbandare un carico di prezioso tabacco alla fine del XIX secolo.

Protagonisti audaci e silenziosi di questa epopea tra i boschi e le vette dolomitiche alla fine del 1800 sono Augusto De Boer e sua figlia Jole, contrabbandieri di tabacco e metalli per necessità, coraggiosi per vocazione ed esperti della natura per tradizione. La loro è una povertà coraggiosa, che nel racconto si incontra e si scontra con altre povertà materiali e culturali in un ambiente naturale descritto nel minimo dettaglio, con un'epica a tratti eccessiva ma sempre simbolo di una natura umana forte e semplice che ha accettato i limiti della montagna e delle sue stagioni. L'odissea di Jole, accompagnata nel suo viaggio solo da un cavallo e un fucile, di sicuro ci riporta immediatamente alla mente le frontiere della narrativa e del cinema stranieri, a noi più familiari nonostante siano dall'altra parte del mondo, ma tuttavia mantiene nel profondo una purezza diversa che avrebbe meritato uno sviluppo maggiore e una copertina meno americanizzante.

Giudizio sintetico: Contrabbandiere

sabato 26 maggio 2018

La vita finora

di Raul Montanari, Baldini Castoldi


In un microcosmo rappresentato da un paese di montagna di poche anime, il romanzo ci racconta la sofferta difficoltà di affrontare gli adolescenti "difficili" da parte di un insegnante anomalo, giovane ma con una storia sofferta alle spalle, che sa di dover cambiare per non lasciarsi trascinare dalla vita. In questo contesto, di per sé già non facile, si inserisce una storia di sopraffazione fisica e digitale che simboleggia la sfida tra la violenza e la necessità di opporvisi. Un protagonista piuttosto comune per una storia molto fuori dal comune, con comprimari che, pur essendo indispensabili al racconto, sono tanto caratterizzati che riesce impensabile possano essersi tutti concentrati in un paesino così piccolo e isolato.

Marco è un insegnante precario al quale è offerto un incarico annuale molto ben pagato, in una scuola privata di uno sperduto paese abbarbicato sulle montagne lombarde. Già dal suo arrivo, deve subito affrontare un gruppo di adolescenti arroganti e violenti, guidati da un ragazzo carismatico che incarna tutte le caratteristiche negative della sua età: sebbene intelligente e determinato, infatti, Rudi gestisce il suo entourage di gregari con una padronanza che riesce a condizionare anche gli adulti. Il ragazzo ha inoltre ridotto a oggetto sessuale la più bella ragazza della classe e Marco si rende presto conto che un'altra ragazza corre lo stesso rischio e che è necessario intervenire per difendere lei e il resto della classe. Il suo tentativo di opporsi a questo giovane demone dei nostri tempi è aiutato o ostacolato – a seconda dei ruoli – da adulti che nascondono tutti misteriosi segreti, in una lotta che più che avvenire tra le generazioni, sembra ingaggiarsi tra la prevaricazione e la convivenza civile, indipendentemente dall'età.

Giudizio sintetico: Prevaricatorio

Bastardi in salsa rossa

di Joe R. Lansdale, Einaudi

Per creare nuove imprese del duo Hap & Leonard, Lansdale ha in questo caso praticamente resuscitato il protagonista, morto nell'ultimo racconto. Ma il risultato non è dei migliori, i dialoghi hanno perso la verve dei primi romanzi, con un decadimento che li rende artefatti, mentre i comprimari sono tratteggiati in modo esagerato. Un peccato perché la trama avrebbe meritato di meglio.

Hap Collins è tornato al mondo dopo la sua – evidentemente "quasi" – morte avvenuta nell'ultimo libro e ha ripreso la normale routine che può avere un tipo come lui: mangiare schifezze, scherzare con l'amico di sempre (Leonard Pine), amare la fidanzata, proteggere la figlia che ha scoperto di avere. E, naturalmente, mettersi nei guai. Un'anziana donna nera si presenta infatti nella sgangherata agenzia investigativa di Hap e Leonard, sostenendo che il figlio è stato ammazzato dalla polizia e chiedendo di sapere come è andata: da questo incarico nascerà l'ennesimo circo di guai, botte e armi di quella che probabilmente è la più strana coppia della letteratura noir, anche se in questo caso gli esilaranti dialoghi degli esordi hanno lasciato il posto ad una forzatura che dal pulp è passata al trash e il contrasto tra allegria e sanguinarie vendette suona come un leit motiv già troppo sfruttato in precedenza.

Giudizio sintetico: Stanco

martedì 22 maggio 2018

La vedova

di Fiona Barton, Einaudi

Difficile definire il genere di questo romanzo. Thriller? Forse no. Il protagonista non è l'investigatore, anche se questo personaggio è presente. Noir? Forse sì, ma la protagonista, la vedova, non sfida il sistema (legale o politico). Al di là comunque delle definizioni, riconoscendo elementi di entrambi i generi, la narrazione punta sull'indagine della psicologia dei personaggi e mantiene una certa suspense o comunque l'attesa della soluzione del mistero.

Londra, ottobre 2006. Una bambina, Bella, di quasi tre anni, viene rapita mentre gioca nel giardino della sua casa mentre sua madre, occupata nelle faccende domestiche, si è distratta e l'ha persa di vista. Iniziano le indagini guidate dall'ispettore Bob Spakes, che ricerca l'uomo che guidava un furgone blu avvistato nelle vicinanze della casa della bambina. La ricerca porta a Glen Taylor, che la polizia, la stampa, la televisione cercano di mettere alle strette. L'uomo proclama la propria innocenza sostenuto dalla moglie, Jean, al suo fianco senza nessun cedimento.
Dalle prime pagine del romanzo si viene a sapere che Jean è rimasta "vedova" in quanto il presunto colpevole, Glen, è morto quattro anni dopo il rapimento della bambina in seguito a un incidente. A questo punto la pressione si sposta sulla vedova che è forse l'unica in possesso della verità.
La narrazione corre fluida e tutti i capitoli, che non seguono un ordine cronologico, sono intitolati con il nome di uno dei personaggi centrali (La vedova, L'ispettore, La madre, La giornalista), consentendo al lettore di entrare nella psiche di ognuno e di meglio comprendere la soluzione del caso e il mondo perverso da cui ha avuto origine.

Giudizio sintetico: Di genere

domenica 20 maggio 2018

Resto qui

di Marco Balzano, Einaudi

Una storia struggente e intima ambientata in val Venosta nella prima parte del secolo scorso, lettera alla figlia di una donna forte e caparbia che vede passare su di sé la progressiva distruzione di un territorio caratterizzato da una identità e una lingua proprie, ma vittima della posizione geografica, utile per la realizzazione di una diga. Pur con una visione cronachistica saldamente imperniata sui pensieri tutt'altro che superficiali della protagonista, il libro racconta soprattutto una battaglia civile per la vita in barba ai soprusi dei poteri forti, a seconda dei periodi rappresentati dai regimi totalitari o dai colossi dell'energia.

Negli anni tra le due guerre, Trina è una giovane maestra di Curon, paese di lingua tedesca sperduto nell'angolo più estremo dell'Italia, a cavallo fra tre nazioni ma con legami piuttosto esili con ognuna di esse. Ma la storia con la S maiuscola arriva anche sui prati fioriti su cui si snoda la vita di Trina, delle sue amiche e della sua famiglia: prima il fascismo, poi, senza soluzione di continuità, il nazismo e la Montecatini, spingono i semplici abitanti di Curon a dividersi e a disgregare la propria identità, prima culturale – con l'imposizione di una lingua incomprensibile, arruolamenti forzati, fughe e diserzioni –, poi addirittura topografica, con l'annientamento fisico di un paese la cui sopravvivenza nella memoria collettiva è affidata al solo campanile, simbolo di una prevaricazione inutile che ancora oggi, testimonianza del rullo compressore del progresso, svetta per metà dalle acque di un lago che ricopre quella che di Trina prima era la casa e, oggi, di questo romanzo è la copertina.

Giudizio sintetico: Campanilista

L'abisso

di Gianluca Morozzi, Fernandel Ed.

Leggero e veloce, il romanzo ci racconta la disperazione di un ragazzo che ha rifiutato di assumersi le proprie responsabilità ingannando la madre e l'Università e vivendo per anni in un'eterna adolescenza festaiola. Ma il tempo della resa dei conti è arrivato, e navighiamo con il protagonista in una Bologna calda e occupata nelle sue faccende mentre il tempo passa veloce e non si intravede nessuna via d'uscita.

Gabriele è un ragazzo bruttino ma intelligente, che alle superiori è stato preso di mira dai bulli della classe per diverso tempo, ma che ha mostrato notevoli capacità scolastiche. Niente di strano, quindi, se la madre – vedova e anziana – si è sacrificata per fargli continuare gli studi, attendendo con ansia il giorno della laurea in giurisprudenza del figlio, restando rinchiusa nella sua casa in un paesino dell'Appennino mentre il figlio divideva un'appartamento in città con altri studenti. E il giorno è finalmente arrivato: domani Gabriele discuterà la tesi. Perfetto... Eh, no, perché il ragazzo in realtà ha dato solo quattro esami e per tutta la durata del corso di laurea ha mentito alla madre spudoratamente, mostrandole un libretto fasullo sul quale faceva segnare dagli amici voti inesistenti di esami non dati, mentre in realtà passava il suo tempo tra feste e divertimenti. A 24 ore dalla scoperta del suo inganno gli serve una via d'uscita, e se i suoi tentativi di trovare una soluzione sono maldestri e assurdi, perlomeno non si possono non apprezzare la fantasia e la perseveranza con le quali insiste nel cercare una scappatoia che sa bene non può esistere. Finale imprevedibile.

Giudizio sintetico: Precipitevole 

giovedì 17 maggio 2018

L'attimo in cui siamo felici

di Valerio Millefoglie, Einaudi

Brevi racconti di esperienze di vita quotidiana di persone diverse per età, formazione culturale, estrazione sociale (studenti, senzatetto, un mago, un direttore di supermercato e così via) che contengono momenti di felicità. Forse leggendoli possiamo noi stessi trovare un po' di felicità?

Un romanzo originale in cui il narratore, colpito da un grave lutto, la morte del padre, attua un'autoterapia. Per superare il dolore riprende le risposte date da diverse persone su quali fossero stati gli istanti felici vissuti da loro nel corso di una settimana. Nei tre anni precedenti aveva infatti compiuto una sorta di ricerca sul tema della felicità, proponendo dei questionari.
Dalle risposte emerge un quadro eterogeneo: istanti resi speciali da piccole e grandi cose come il cibo, il lavoro, la musica, i sogni.
L'idea dell'autore è originale e si inizia la lettura con entusiasmo,
pensando di definire i contorni della felicità; non è così. L'affastellarsi delle esperienze risulta invece un po' fine a se stesso e la lettura svanisce proprio come ogni attimo felice.

Giudizio sintetico: Evanescente

martedì 15 maggio 2018

Dopo tanta nebbia

di Gabriella Genisi, Sonzogno

Nuove indagini per l'affascinante commissaria di Bari, Lolita Lobosco, e nuova puntata delle sue vicende sentimentali. La scrittura facile e ironica rende il romanzo piacevole e la simpatica protagonista suscita empatia, soprattutto nelle lettrici.

Lolita Lobosco, quarantenne attraente ed energica, ha ottenuto un'importante promozione: questora a Padova. Il trasferimento nella città del Nord risulta per lei molto difficile. La nostalgia per la sua Bari, per il cielo azzurro, non coperto sempre dalla nebbia, il profumo dei luoghi e dei cibi, i rumori conosciuti fin dall'infanzia rendono la sua permanenza nella cittadina veneta poco gradevole, nonostante la presenza dell'attraente vicequestore Giancarlo Caruso. L'indagine sulla scomparsa di un ragazzo la coinvolge e l'impegna, anche emotivamente, e ci offre un quadro del mondo giovanile decisamente inquietante. Dopo la soluzione del caso, il ritorno a Bari e un nuovo caso da risolvere.
Un romanzo diviso in due racconti lunghi, corrispondenti alle due inchieste e alle due città in cui sono ambientate le indagini, Padova e Bari, tenute insieme dalla personalità della protagonista sempre alla ricerca dell'amore con la A maiuscola.
Un romanzo apparentemente leggero, grazie anche al tono ironico accentuato dalla scelta di un linguaggio barese italianizzato, che suscita qualche riflessione sulla violenza di oggi, soprattutto quella tra i giovani.

Giudizio sintetico: Barese


domenica 13 maggio 2018

Soluzione finale

di Andrea Novelli e Gianpaolo Zarini, Marsilio

Primo romanzo dei due scrittori liguri, denota già la loro caratteristica tendenza, poi riconfermata con maggiore sicurezza nei libri successivi, ad entrare nel dettaglio scientifico mentre si racconta una storia di pura fiction, qui decisamente eclettica per quanto concerne i temi trattati, che spaziano dal medical thriller al poliziesco, all'intrigo internazionale. Lettura di suspence per gli amanti del genere, anche se con un registro eeccessivamente da cronaca nera.

Sean McQuillan è un medico pediatra di New York che si imbatte nella morte misteriosa di un bambino alla quale non riesce a dare un senso. Aiutato prima da un amico patologo, poi da una detective affascinante, seguirà una pista di mistero e morte che lo porterà a scoprire un crudele intrigo clinico internazionale, nel quale si muovono killer spietati e manager dal passato oscuro. Molto americano nello spirito e newyorkese nella location, il libro inizia una serie particolare di romanzi dei due scrittori italiani, che scavano molto a fondo nel dettaglio tecnico pur senza appesantirne la trama, cercando sempre di mantenere alta la suspence tradizionale del thriller.

Giudizio sintetico: Esordiente



mercoledì 9 maggio 2018

Mio caro serial killer

di Alicia Gimenénez-Bartlett, Sellerio


Nuova indagine per l'ispettrice Petra Delicado di Barcellona. Un appuntamento atteso e non deludente per i lettori affezionati al personaggio; per gli altri, un'occasione per conoscerla e magari ripercorrere poi, attraverso gli altri romanzi, i precedenti momenti della vita professionale e personale dell'affascinante Pedra.

L'ispettrice Petra Delicado e il fedele vice ispettore Fermin Garzon della Guardia National di Barcellona sono chiamati ad un'indagine intricata e coinvolgente, soprattutto per Petra. Questa volta infatti si cerca un serial killer che colpisce donne sole, lasciando un messaggio sui cadaveri che allude ad un'infelice storia d'amore. È incaricato dell'indagine, oltre a Petra e Fermin, anche l'ispettore Roberto Fraile, dei Mossos, Polizia autonoma della Catalogna, un uomo rigido, un po' pedante, instancabile nella ricerca di elementi che portino alla soluzione del caso. L'intesa tra i tre inizialmente non è facile. Petra e Fermin affrontano anche i momenti più difficili con un pizzico di umorismo, concedendosi qualche pausa per una bella mangiata o una bevuta che sdrammatizzino le brutture della vita. Pur con qualche tensione e contrasto, si creerà poi un affiatamento che gioverà alla soluzione del caso e farà nascere belle amicizie basate anche sulle differenze di carattere "Perché le esperienze condivise servono per conoscere gli altri, non per cambiare."
Un romanzo godibilissimo con al centro un personaggio femminile, quello di Petra, bizzarro, un po' eccessivo, ma profondamente umano ed empatico.

Giudizio sintetico: Barcellonesco

martedì 8 maggio 2018

Voci del verbo andare

di Jenny Erpenbeck, Sellerio

Storie di uomini disperati, in fuga da realtà di guerra e proiettati in una Germania dalla burocrazia kafkiana, visti con gli occhi di un uomo che ne legge le caratteristiche attraverso il filtro di una profonda cultura classica e di un vissuto caratterizzato dalla riunificazione tedesca conseguente all'abbattimento del Muro. Proprio la cultura classica rappresenta il filtro decodificatore del rapporto con i profughi, in un approccio che riesce a non farsi condizionare né dal pregiudizio, né dall'altruismo, alla ricerca di un'identità possibile ma sconosciuta.

Richard è un professore universitario in pensione, vedovo e benestante. In una delle sue passeggiate nel centro di Berlino, si imbatte casualmente in un gruppo di profughi che stanno protestando pacificamente. Incuriosito dal loro aspetto, testimonianza vivente di fuga e disperazione, inizia a seguirne il destino tra un campo profughi e il calvario della richiesta dei documenti necessari per certificare l'esistenza stessa di un individuo, in una Germania burocratica e severa, ostaggio di leggi complicate il cui unico scopo apparente è quello di allontanare il più velocemente possibile dal suolo germanico il fastidio dato dai profughi provenienti dall'Italia. Avvicinandosi a questi ragazzi, ascoltando le loro storie di guerra, costretto ad abbandonare le proprie certezze sul presente, Richard si rende conto che il dramma più grande dei profughi è proprio la perdita dell'identità culturale, gradualmente smarrita senza che una nuova ne prenda il posto. La sua vita e la sua formazione classica lo aiuteranno a decodificare i racconti e i comportamenti di questo gruppo di uomini smarriti nel presente, uniti solo dalla ricerca di un rifugio che l'Occidente non ha nessuna voglia di offrire loro.

Giudizio sintetico: Profugo

martedì 1 maggio 2018

Patria

di Fernando Aramburu, Guanda

Romanzo corposo e di carattere, scritto con un registro semplice e veloce, con a tratti perfino inserti in lingua euskera (basca) e sporadici errori grammaticali nel discorso diretto usati appositamente per avvicinare al parlato. Tuttavia, a dispetto della forma volutamente semplificata e dell'esordio lento, una saga affascinante che racconta di come fedi, passioni e soprattutto condizionamenti sociali sbagliati possano portare al disastro non una, ma ben due famiglie prima inseparabili, poi avverse, poi disperse nella confusione emotiva dei protagonisti, tutti – anche se in misura diversa – vittime di un solo, unico, tragico avvenimento.

Periodo a cavallo tra gli anni '70 e '80. Amici di una vita, i maschi e le femmine delle famiglie di Joxian e Txato: inseparabili mariti, compagni di bicicletta e di partite di carte al bar del piccolo paesino vicino a San Sebàstian, nel cuore di un paese basco in cui imperversa un estremismo indipendentista tanto condiviso quanto circoscritto. Amiche inseparabili anche le mogli (Miren e Bittori) e amici i figli, maschi e femmine di età diverse. Un'amicizia che oltrepassa la diversa condizione sociale, ma che non riesce a superare lo scoglio della lotta armata: mentre il figlio maggiore di Miren e Joxian si avvicina sempre più al gruppo terrorista dell'ETA, dall'altro lato Txato si rifiuta di sottomettersi alle richieste taglieggiatrici degli estremisti, convinto che la sua anima indipendente e la sua storia familiare e personale lo mettano al riparo da qualsiasi accusa di simpatizzare per gli spagnoli. A partire dall'attentato che sancisce la definitiva separazione delle due famiglie,  partono la cronache dei singoli protagonisti, che vedranno le loro vite dissolversi negli anni in modi diversi, a causa di un avvenimento del quale, contrariamente a quanto ha fatto la Storia, per quanto si sforzino non riescono a liberarsi, a torto o a ragione.

Giudizio sintetico: Bifamiliare



L'ultima famiglia felice

di Simone Giorgi, Einaudi

Il romanzo racconta una giornata di una famiglia dei giorni nostri, in cui i figli adolescenti fanno esplodere le contraddizioni e le fragilità già presenti ma non emerse fino a questo momento nella effettiva gravità. Un romanzo di facile lettura, forse di eccessiva facilità.

Roma, 2003. La famiglia Stella è una comune famiglia borghese apparentemente felice. Il padre Matteo, un omone alto più di 1 metro e 90, ha elaborato, sul lavoro e in casa, un preciso atteggiamento di vita, quello di chi vuole andare incontro agli altri, evitando scontri e imposizioni. Un personaggio eccessivo che mantiene questo comportamento costantemente, anche con i figli, senza imporre mai nulla e accettando ribellioni e provocazioni con il sorriso. Perfino con il figlio minore Stefano, ora tredicenne, ha evitato ogni scontro pur se sollecitato dal ragazzo, forse bisognoso di trovare nel padre un limite, un'autorità con cui potersi scontrare. Questo comportamento di Matteo, frutto di una precisa scelta e non di debolezza, non è condiviso dalla moglie Anna, che è stata perdonata dal marito per una sua "scappatella" e ora nutre poca stima nei suoi confronti. E in una famiglia quando qualche elemento scricchiola si mette in crisi l'intera comunità. Così la figlia maggiore, Eleonora, più affettuosa e comprensiva nei confronti del padre, avverte ora rancore nei confronti di Matteo.
Il romanzo si legge d'un fiato, sia per la scrittura facile sia per il desiderio di arrivare all'epilogo, dopo il quale però si avverte un senso di vuoto, come molte volte avviene dopo la visione di una fiction televisiva che non ci aiuta a capire almeno un po' la realtà di oggi.

Giudizio sintetico: Televisivo