di Marco Balzano, Einaudi

Negli anni tra le due guerre, Trina è una giovane maestra di Curon, paese di lingua tedesca sperduto nell'angolo più estremo dell'Italia, a cavallo fra tre nazioni ma con legami piuttosto esili con ognuna di esse. Ma la storia con la S maiuscola arriva anche sui prati fioriti su cui si snoda la vita di Trina, delle sue amiche e della sua famiglia: prima il fascismo, poi, senza soluzione di continuità, il nazismo e la Montecatini, spingono i semplici abitanti di Curon a dividersi e a disgregare la propria identità, prima culturale – con l'imposizione di una lingua incomprensibile, arruolamenti forzati, fughe e diserzioni –, poi addirittura topografica, con l'annientamento fisico di un paese la cui sopravvivenza nella memoria collettiva è affidata al solo campanile, simbolo di una prevaricazione inutile che ancora oggi, testimonianza del rullo compressore del progresso, svetta per metà dalle acque di un lago che ricopre quella che di Trina prima era la casa e, oggi, di questo romanzo è la copertina.
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