di Simone Giorgi, Einaudi
Il romanzo racconta una giornata di una famiglia dei giorni nostri, in cui i figli adolescenti fanno esplodere le contraddizioni e le fragilità già presenti ma non emerse fino a questo momento nella effettiva gravità. Un romanzo di facile lettura, forse di eccessiva facilità.Roma, 2003. La famiglia Stella è una comune famiglia borghese apparentemente felice. Il padre Matteo, un omone alto più di 1 metro e 90, ha elaborato, sul lavoro e in casa, un preciso atteggiamento di vita, quello di chi vuole andare incontro agli altri, evitando scontri e imposizioni. Un personaggio eccessivo che mantiene questo comportamento costantemente, anche con i figli, senza imporre mai nulla e accettando ribellioni e provocazioni con il sorriso. Perfino con il figlio minore Stefano, ora tredicenne, ha evitato ogni scontro pur se sollecitato dal ragazzo, forse bisognoso di trovare nel padre un limite, un'autorità con cui potersi scontrare. Questo comportamento di Matteo, frutto di una precisa scelta e non di debolezza, non è condiviso dalla moglie Anna, che è stata perdonata dal marito per una sua "scappatella" e ora nutre poca stima nei suoi confronti. E in una famiglia quando qualche elemento scricchiola si mette in crisi l'intera comunità. Così la figlia maggiore, Eleonora, più affettuosa e comprensiva nei confronti del padre, avverte ora rancore nei confronti di Matteo.
Il romanzo si legge d'un fiato, sia per la scrittura facile sia per il desiderio di arrivare all'epilogo, dopo il quale però si avverte un senso di vuoto, come molte volte avviene dopo la visione di una fiction televisiva che non ci aiuta a capire almeno un po' la realtà di oggi.
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