di Daniel Pennac, Feltrinelli
Ritorna con l'ennesimo episodio la saga della famiglia più strana di Belleville, ma questa volta si fa fatica a ri-conoscerne i protagonisti, nonostante una storia anche scorrevole e la consueta capacità dell'autore di rendere romanzeschi anche i silenzi. Ad un Benjamin Malaussène invecchiato e costretto in un ruolo da comprimario, non riescono a sostituirsi con eguale simpatia le nuove generazioni, mentre il racconto rimane troppo ancorato alle iperboli degli episodi precedenti. Forse sarebbe stato meglio spendere il ritorno di questo notevole autore in una storia dai personaggi nuovi sul serio, invece che tradurre in saga infinita i felicissimi esordi dell'indimenticabile tribù urbana dei primi tre libri.Ben Malaussène è diventato un uomo maturo, con un lavoro indispensabile di tutoraggio fisico e psichico dei nuovi autori per conto della casa editrice del Taglione e il desiderio di riposarsi fuori città, sapendo i suoi familiari felici e al sicuro. I neonati degli ultimi libri sono ormai cresciuti e la tribù si è dispersa, ognuno trascinato nella propria vita e nei propri sogni individuali. Sarà il caso del rapimento di un magnate dell'industria, logorroico e gigione ma capace di assumere in ogni situazione un ruolo da protagonista, a trascinare Verdun – la giudice incaricata del caso – e poi via via altri personaggi dell'entourage Malaussène in un episodio che potrebbe anche risultare di piacevole lettura, se non fosse tanto ancorato ai rimandi e ai personaggi degli episodi precedenti da risultare un Amarcord senza fine.
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