di Michela Marzano, Einaudi
Il racconto intenso e drammatico del lutto che lascia la morte di un figlio e dell'amore che resta, nel presente e attraverso i ricordi, con un colpo di scena finale.
Quando a Daria viene comunicato che la figlia Giada si è suicidata, la donna si chiude in un dolore intensissimo e sordo, che esclude chiunque, compresi il marito e il figlio che hanno subito la stessa tragedia, ma che, nella mente di Daria, non possono davvero capire cosa lei sta provando.
Nessuno può, in fondo, capirlo: solo chi è madre può immedesimarsi in questo dolore, sia essa madre biologica oppure, come nel caso di Daria, madre adottiva. Una madre di elezione che, al contrario di quella naturale, ha voluto con tutte le sue forze la piccola Giada sin dal primo momento in cui l'ha presa in braccio a soli sei mesi. Daria non si capacita di non essere riuscita con il suo amore a salvarle la vita e i sensi di colpa la soffocano.
Il romanzo si dipana, con un linguaggio semplice, chiaro e molto efficace in grado di coinvolgere il lettore in questo dolore che evolve e diventa consapevolezza; chi legge, avvertendo la forza e la realtà dei sentimenti, è spinto ad andare a informarsi sulla biografia dell'autrice per sapere se ha vissuto la medesima esperienza.
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