di Maurizio De Giovanni, Einaudi
Un'altra indagine dell'affascinante commissario Ricciardi, affiancato dal fedele brigadiere Maione, nella Napoli del 1933 sempre più segnata dal clima politico violento e oppressivo del fascismo. Il caso, apparentemente di facile soluzione, si rivela complesso e Ricciardi, come sempre capace di andare al di là delle apparenze, ricostruisce con paziente intuito il mondo di passioni all'origine dell'omicidio.
Nei giorni tra Natale e Capodanno del 1933 Napoli è scossa da un omicidio che fa notizia. Durante uno spettacolo di varietà, un noto attore, Michelangelo Gelmi, spara alla prima attrice, Fedora Marra, che nella vita è sua moglie, ma questa volta la pistola non è caricata a salve e il proiettile uccide la donna davanti ad un pubblico attonito. Il caso sembra non richiedere indagini, tutto si è svolto in modo evidente. Il commissario Ricciardi però crede nell'innocenza proclamata dal Gelmi e indaga risolvendo il caso. Ancora una volta il romanzo vive soprattutto del fascino del suo protagonista, uomo malinconico, condannato a vedere i fantasmi dei morti ammazzati passando per i luoghi in cui sono avvenuti gli omicidi. La sua vita è talmente condizionata dalla morte da impedirgli di condurre un'esistenza "normale" per non coinvolgere altri nella sua condanna. Ma l'amore silenzioso che lo lega alla donna che vive nella casa di fronte alla sua, Enrica, vissuto finora in modo clandestino, questa volta sembra destinato a rivelarsi al mondo. Non uno del thriller migliori della serie, ma comunque imperdibile per gli appassionati del personaggio.
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