di Gesuino Nemus, Elliot-LIT edizioni

Un omicidio "come tanti", ma realizzato in modo da lasciare troppo perplesso un capitano dei carabinieri di mezza età, lombardo di nascita ma che vuole vivere in Sardegna a tutti i costi, malgrado la piccola comunità teatro del delitto non sia per niente d'accordo. E poi un magistrato che teme spionaggio e consorte, un isolato scrittore reduce da un pellegrinaggio manicomiale di 40 anni, pastori indipendentisti e bambini che non piangono. Il singolare circo dialettale di un paese abbarbicato sui monti dell'Ogliastra in cui sembra che tutti si facciano i fatti loro ma nel quale in realtà succede ed è successo di tutto, tra servizi segreti (forse) criminali politici di grande rettitudine (sicuramente), pecore, sequestri e ladri di bestiame.
Si stenta ad individuare un vero protagonista in questo racconto complesso, a tratti caotico, spesso dialettale (ma sempre tradotto in italiano), organizzato sul doppio filo delle indagini del capitano e del diario dell'io narrante che, manco a dirlo, non ha mai pianto da bambino.
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