di Laurence Cossé, Edizioni E/O
Un romanzo che affronta alcune problematiche importanti, in particolare l'inserimento di immigrati extraeuropei nel nostro contesto linguistico e culturale e la situazione umana di isolamento di una persona che, in un universo comunicativamente complesso come il nostro, non sa né leggere né scrivere. Se non si è in grado di dare un nome alle cose, queste non esistono; se non si sa scrivere il proprio nome, non si ha identità.
Parigi, vigilia delle elezioni che porteranno Sarkozy alla presidenza della Francia. Edith, donna della borghesia francese, madre di famiglia e abile traduttrice, scopre che la persona che, per qualche ora, presta sevizio in casa sua, non sa né leggere né scrivere. Fadila Amrani è una sessantenne marocchina che non ha mai studiato, neppure l'arabo. Da bambina viveva in campagna e i suoi genitori non hanno pensato di mandarla a scuola. Sposa a 14 anni, in seguito a una violenza subita, non ha mai avuto neppure l'idea di imparare, occupata a mantenere sé e i figli, mai sostenuta da un uomo, pur avendo avuto tre mariti.
Edith, che ben conosce non solo la propria lingua ma anche quelle straniere, non riesce a capacitarsi di una simile condizione nella Parigi del XXI secolo e, comprendendo le difficoltà di Fadila, che non può prendere la metropolitana in quanto non legge i nomi delle fermate né usare il bancomat o compilare moduli burocratici, si offre di insegnarle lettere e numeri. L'impresa si rivela difficilissima: Fadila non ha mai preso in mano una matita, non ha idea degli spazi nel foglio, ignora cose che sembrerebbero scontate tanto che Edith stenta a capire i motivi per cui l'allieva non fa progressi. Intanto tra le due donne nasce un rapporto di confidenza e di affetto. Edith scopre la solitudine di Fadila, poco considerata anche dai figli, chiusa in un mondo di pianto e di paura, in cui è impossibilitata a comunicare. Una solitudine da cui non potrà mai uscire.
Giudizio sintetico: Educativo
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