lunedì 21 agosto 2017

La casa tonda

di Louise Erdrich, Feltrinelli

Un romanzo di grande successo negli Stati Uniti che sicuramente interessa chi si appassiona alla vita, all'amministrazione della giustizia e alla tutela delle minoranze etniche. In questo caso in particolare l'attenzione è rivolta ai nativi indiani americani e, all'interno di queste comunità, al mondo delle donne. Ma è anche un romanzo di formazione "al maschile" in cui il prezzo da pagare per diventare adulti è la distruzione del mondo felice e armonioso dell'infanzia.

1988, North Dakota. Joe, figlio tredicenne del giudice Coutts, racconta in prima persona la drammatica vicenda che ha sconvolto la sua famiglia appartenente alla tribù indiana "Chippewa". Geraldine, la madre di Joe, è vittima di un'aggressione sessuale. Qualcuno l'ha violentata e poi ha tentato di ucciderla cospargendola di benzina. La donna, sfuggita alla morte, è caduta in uno stato di prostrazione e vive chiusa nella propria camera in assoluto mutismo a causa del forte dramma subito.
La vita di Joe cambia. Dalle corse in bicicletta con gli amici, dalla passione per la serie televisiva di fantascienza "Star Trek", alle indagini per scoprire l'autore del crimine.
L'unica cosa certa è che tutto è successo nei pressi della "casa tonda", un luogo sacro in tempi in cui gli indiani d'America celebravano cerimonie religiose. Il fatto che lo stupro e il tentato omicidio siano avvenuti presso la casa tonda, che è in parte in terra indiana e in parte nel parco naturale federale, rende molto complessa l'indagine da un punto di vista formale in quanto non si riesce a stabilire se la giurisdizione sia indiana o federale. Joe però non è disposto a lasciare il colpevole impunito e cerca di farsi giustizia da solo, aiutato dall'amico Cappy. 
Un romanzo dal ritmo lento, con pause della narrazione che sacrificano la tensione della storia alla volontà di toccare tematiche diverse: dai primi turbamenti sessuali degli adolescenti, ai miti e alle leggende degli indiani che sembrano interpretare la realtà meglio della razionalità dei bianchi, alla denuncia delle leggi a sfavore della comunità indiana per la quale non è possibile procedere contro lo stupratore qualora sia bianco. Elemento quest'ultimo cui la Erdrich, appartenente all'etnia Chippewa, dà particolare rilievo anche nella postfazione, in cui la scrittrice denuncia alla comunità internazionale che una donna indiana su 3 viene violentata e che nell'86% dei casi la violenza è commessa da non nativi.

Giudizio sintetico: Antirazzista

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