martedì 2 luglio 2019

La cresta dell'onda

di Thomas Pynchon, Einaudi

Con uno stile nominale e dialoghi portatori di un'ironia quasi barocca, viene proposta una storia complicata che solleva più di un sospetto sull'attentato dell'11 settembre 2001 alle torri gemelle di New York. Mentre inizialmente ci si perde nella trama e nella moltitudine eterogenea dei numerosi personaggi, man mano che si procede nella lettura la storia prende corpo, fino a divenire quasi un atto di accusa nei confronti di un certo establishment informatico e culturale –, se non materialmente – almeno moralmente individuato come corresponsabile della deriva economico-politica culminata con l'abbattimento dei due grattacieli.

New York, 2001. Maxine è una madre di famiglia quasi divorziata, con due figli e un lavoro in proprio come detective antifrode, dopo una precedente occupazione dello stesso tipo nell'amministrazione pubblica. Un lavoro complesso, ancor più difficile da comprendere per i lettori che non conoscono la legislazione USA; tuttavia, la caratterizzazione naïf con cui l'autore traccia i profili dei vari personaggi che ruotano intorno a Maxine rende la trama secondaria non soltanto rispetto agli umani, ma soprattutto rispetto alla stessa città di New York nel suo insieme, dipinta attraverso un'esasperata miscela di quartieri, razze, culture, meccanismi di funzionamento non sempre legali, insomma nella sua peculiare "diversità". Indagando più per curiosità che per svolgere un lavoro, Maxine si imbatte in una misteriosa società informatica che sembra avere contatti inquietanti con il Medio Oriente e attorno alla quale orbitano nerd raffinatissimi, agenti segreti o quasi, ambienti virtuali e transazioni tanto lucrose quanto misteriose. Fino al giorno di settembre in cui tutto cambia e la città (e con essa, la Nazione e tutto l'Occidente) si riscoprono diversi. Anche Maxine.

Giudizio sintetico: Complesso

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