di Paola Cereda, Perrone Ed.
Anche nelle esistenze più convenzionali – o in quelle apparentemente più originali – esiste sempre una parte sconosciuta, custodita nel profondo e che condiziona i rapporti che abbiamo con gli altri. In questo romanzo, non a caso di una psicologa, la metà nascosta del vissuto condiziona tutti i rapporti tra i protagonisti, definendone i comportamenti e – soprattutto – i rimpianti.Torino, oggi. Matilde è una vedova ex maestra elementare che vive una vita grigia e in solitudine, in una periferia dalla quale tutti vogliono allontanarsi, per prima sua figlia che ha cercato in un matrimonio di livello il riscatto da una condizione sociale che la deprimeva ma che ancora conta sull'aiuto materno. Matilde, invece, non si fa problemi a vivere grazie ad un nuovo lavoro, quello di badante di un anziano ingegnere del centro città, un uomo che ha girato mezzo mondo e che ora soffre di una grave malattia invalidante. Con l'uomo, vivono una moglie e una domestica che vivono e combattono un rapporto di amore-odio di lunga data, e nel quale Matilde cerca in tutti i modi di non farsi coinvolgere. La metà segreta del vissuto dei diversi personaggi del racconto è la radice stessa che ne definisce i rapporti, e che determina le loro azioni, apparentemente incomprensibili a chi si rapporta con loro, ma non al lettore.
Quanto sappiamo degli altri, anche quelli più vicini a noi, quanto riusciamo a comprendere davvero le loro azioni, i loro desideri, il loro vissuto? Quale importanza hanno i loro segreti nel determinarne i comportamenti nei nostri confronti? Una serie di interrogativi che questo romanzo solleva snodandosi in modo piatto e pacato, anche se a tratti non mancano alcuni piccoli gioielli narrativi che ne hanno quasi sicuramente determinato la menzione come possibile finalista al premio Strega (poi non avvenuta).
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