di Mohsin Hamid, Einaudi
Gentile e distaccato, un romanzo semi-fantastico che indaga con occhio intimista il dramma dei milioni di rifugiati che invadono l'Occidente, raccontandolo attraverso l'odissea sentimentale di due giovani innamorati, dal momento del loro primo incontro al trasferimento definitivo, alternandolo a episodici inserti che ammiccano alla necessità di un'integrazione tanto irraggiungibile quanto indispensabile.Quasi una risposta al Sottomissione di Houellebecq, questo romanzo fantapolitico breve inizia con la presa del potere da parte di non meglio identificati "miliziani" in un altrettanto non identificato paese islamico. Ci sono in questa rivoluzione tutti i drammi del recente passato, dall'imbarbarimento di città un tempo ricche di civiltà e cultura, alla disperazione di una classe media che vede perduti in pochi giorni tutti i faticosi passi compiuti verso la prosperità, la sicurezza e la laicizzazione dei costumi. In questo sfascio sociale militarizzato, si muovono a fatica Saeed e Nadia, giovani responsabili e innamorati, cercando una via di fuga attraverso le misteriose "porte" che si dice siano in grado di trasferire le persone da un lato all'altro del globo. Il loro viaggio metterà a nudo tutte le contraddizioni dell'Occidente, ma anche tutti i problemi irrisolti che la natura eccessivamente eterogenea dei rifugiati si porta dietro come un ingombrante fardello culturale. Un libro destinato a rimanere impresso, se non altro per gli interrogativi irrisolti che pone.
Nessun commento:
Posta un commento