di Thierry Jonquet, Einaudi
Incredibile come si possa rinchiudere (il verbo non è casuale) un noir così articolato in poco più di 130 pagine, trascinando il lettore lungo tre storie apparentemente slegate, ma che lentamente si intrecciano sprigionando un crudele impatto fanta-sociale senza pietà.Un libro che è riuscito a cambiare titolo tre volte: da quello originale del 1984, Mygale, a quello più diffuso in Italia, Tarantola appunto, a quello portato sul grande schermo da P. Almodovar, La pelle che abito, con protagonisti Penelope Cruz e Antonio Banderas.
Il personaggio apparentemente più nobile e distinto è sempre quello più crudele, quello che tiene rinchiusa la sua donna in una cella, liberandola solo per farle subire violenza... o no? E che dire del delinquente che si trascina ferito da un rifugio all'altro, progettando di rifarsi un'identità: quante volte lo abbiamo visto al cinema? E che pena il povero motociclista, rapito da un crudele maniaco, che secondo i più scontati cliché scivola lentamente verso la sindrome di Stoccolma. Tutto scontato, tutto come da copione? Non sarebbe Thierry Jonquet...
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