giovedì 30 novembre 2017

La tristezza ha il sonno leggero

di Lorenzo Marone, Longanesi


Il protagonista di questo romanzo, Erri Gargiulo, poco più che quarantenne, vive una crisi esistenziale e rivede, con sguardo ironico e lucido, il suo passato, le relazioni con i suoi familiari, le scelte fatte e soprattutto quelle non fatte, le speranze svanite, la rinuncia ai propri sogni che brucia dentro come un male che nessuna medicina può guarire.

Erri è sposato con Matilde, che, dopo aver a lungo e invano cercato di avere un figlio con lui, gli comunica  di avere un amante e di aver deciso di andare a vivere con lui. Erri perde così la moglie e il lavoro presso il padre di lei. È il momento di riconsiderare la propria vita: la separazione dei genitori all'età di 5 anni, la complessità di rapporti all'interno di una "famiglia allargata". Il padre si è risposato con la bella Rosalinda e così l'autoritaria madre, Renata, ha un nuovo marito, "secondo padre" di Erri. E poi le mezze sorelle e i mezzi fratelli nati da queste unioni. Una vita trascorsa fino a questo momento cercando di controllare le emozioni per evitare altre sofferenze. Ma la vita prima o poi esige il regolamento dei conti sospesi. Erri, fluttuando tra passato e presente, capisce che è giunto il momento di fare scelte mai fatte fino a questo momento. Un romanzo che si legge volentieri affezionandosi ai personaggi; soprattutto i quarantenni possono identificarsi con questo personaggio inquieto e malinconico. Per tutti, un romanzo leggibile anche se le sentenze sulla vita alla fine suonano un po' eccessive.

Giudizio sintetico: Transfamiliare

lunedì 27 novembre 2017

Tarantola

di Thierry Jonquet, Einaudi

Incredibile come si possa rinchiudere (il verbo non è casuale) un noir così articolato in poco più di 130 pagine, trascinando il lettore lungo tre storie apparentemente slegate, ma che lentamente si intrecciano sprigionando un crudele impatto fanta-sociale senza pietà.

Un libro che è riuscito a cambiare titolo tre volte: da quello originale del 1984, Mygale, a quello più diffuso in Italia, Tarantola appunto, a quello portato sul grande schermo da P. Almodovar, La pelle che abito, con protagonisti Penelope Cruz e Antonio Banderas.
Il personaggio apparentemente più nobile e distinto è sempre quello più crudele, quello che tiene rinchiusa la sua donna in una cella, liberandola solo per farle subire violenza... o no? E che dire del delinquente che si trascina ferito da un rifugio all'altro, progettando di rifarsi un'identità: quante volte lo abbiamo visto al cinema? E che pena il povero motociclista, rapito da un crudele maniaco, che secondo i più scontati cliché scivola lentamente verso la sindrome di Stoccolma. Tutto scontato, tutto come da copione? Non sarebbe Thierry Jonquet...

Giudizio sintetico: Inconsueto

Cercatori d'oro

di Thierry Jonquet, Hobby & Work

Thriller anni '90, da divorare velocemente. Come in altri noir dell'Autore scomparso nel 2009, si parte da una serie di delitti caratterizzati da una estrema crudeltà per ricomporre la trama di una serie di avvenimenti incomprensibili fino alle ultime pagine, anche se in questo caso alcuni elementi sono facilmente deducibili, complice anche una quarta di copertina troppo descrittiva. Molto parigino, con gli stessi protagonisti Jonquet ha poi articolato un'altro suo romanzo, Moloch, nel quale i delitti riguardavano un gruppo di bambini uccisi barbaramente.

Senza un vero e proprio protagonista principale, il romanzo racconta le indagini di un gruppo di gendarmi della brigata criminale che indagano, guidati da una giudice giovane e solitaria, su una serie di efferati delitti che hanno come denominatore comune l'amputazione di una mano della vittima. Nell'indagine si intersecano i problemi personali dell'affascinante magistrato e del principale investigatore alle sue dipendenze. Una lettura leggera, che se non risulta indimenticabile per lo stile narrativo, evidenzia comunque originalità e inventiva particolari nell'articolazione della trama.

Giudizio sintetico: Poliziottesco

sabato 25 novembre 2017

Origini

di Amin Maalouf, Bompiani

Un viaggio lento e meticoloso, realizzato con uno stile cronachistico affettuoso e malinconico, nel quale lo scrittore libanese si addentra nella storia personale della sua famiglia alla ricerca orgogliosa delle radici del proprio cognome, usando come filo conduttore la vita del proprio nonno, in una duplice collocazione geografica tra l'Impero ottomano e la Cuba prerivoluzionaria.

Non è un vero e proprio romanzo, questa lunga e meticolosa ricerca delle proprie radici patronimiche. Filo conduttore del racconto la vita di Botros, nonno paterno dell'autore; un'esistenza contraddistinta da una forte indipendenza culturale e da un laicismo illuminista originali per i tempi e i luoghi in cui ha vissuto (la zona vicina a Beirut, alla fine del XIX secolo). Insegnante, poeta, uomo d'affari, Botros finisce per scontrarsi con il mondo bigotto del suo tempo, districandosi con autorevolezza tra i fragili equilibri familiari e religiosi che intrecciano le chiese cattolica e protestante e coinvolgono i membri della sua comunità. Il maturo e già noto Amin Maalouf si lascia trascinare in un viaggio attraverso i continenti alla ricerca di una storia familiare per lui sconosciuta, guidato solo da una valigia piena di antiche lettere inviate e ricevute, obsoleto ma ancora affascinante vaso di Pandora comunicativo di un tempo invariabilmente destinato all'oblio. Non il più avvincente libro di Maalouf, se paragonato a Leone l'africano o a Il manoscritto di Samarcanda, ma una lettura sicuramente interessante per lo stile raffinato e la rigorosa ricerca storica cui lo scrittore ci ha ormai abituati.

Giudizio sintetico: Genealogico

mercoledì 22 novembre 2017

Per primo hanno ucciso mio padre

di Loung Ung, Piemme Edizioni


Un libro che guarda dall'interno uno dei massacri del XX secolo, quello dei Cambogiani vittime degli Khmer Rossi di Pol Pot. Un massacro di circa due milioni di persone che, attraverso la narrazione di chi ha vissuto la tragedia, diventa più crudo e più reale. Un libro attuale perché morti, stupri, distruzione, profughi a causa di una guerra civile appartengono alla cronaca dei nostri giorni.

Phnom Penh, Cambogia, anno 1975. Loung Ung, una bambina di 5 anni, vive un'infanzia spensierata e benestante circondata dall'affetto dei suoi genitori e dei suoi fratelli. Poi, improvvisamente, tutto cambia: gli Khmer Rossi occupano la capitale e la famiglia Ung, a causa del lavoro del padre, un funzionario pubblico, deve lasciare la propria casa e iniziare una lunga marcia per sfuggire al pericolo rinnegando il proprio nome e tutto quello che può fare risalire alla loro vera identità. Una lunga odissea, narrata con lucidità, che comprende fame, violenza e la separazione dolorosissima dei membri della famiglia. Solo nel 1979 i Vietnamiti pongono fine al sanguinario regime di Pol Pot. 
La Storia entra nella vita delle persone e le distrugge. Si può continuare a vivere ma solo mantenendo l'impegno di testimoniare quello che è avvenuto in Cambogia.


Giudizio sintetico: Tragico

mercoledì 15 novembre 2017

Le otto montagne

di Paolo Cognetti, Einaudi

Vincitore del Premio Strega 2017, questo romanzo sull'amicizia e sul fascino della montagna riesce a toccare le corde più profonde di chiunque si sia trovato a passare un po' di tempo in quota. Qualsiasi breve accenno sembra sempre un deja vu, e ci si sente vicini alle descrizioni dei paesaggi e dei sentimenti come se li si stesse riconoscendo nello stesso momento in cui li si legge.

Un'amicizia, quella di Pietro e di Bruno, che nasce in montagna e solo oltre una certa quota riesce a esistere. Pietro è un bambino più o meno cittadino che la montagna la vive come un momento di vacanza e di libertà, ma che è figlio di genitori appassionati di passeggiate anche molto impegnative, due che si sono sposati praticamente in un rifugio sotto alle Tre Cime di Lavaredo. Bruno invece in montagna ci vive, nella zona attorno al Monte Rosa, e da bambino deve essere un pastore, poi crescendo farà il muratore, poi altro, rifiutandosi categoricamente di vedere per sé un destino diverso da quello in quota. Nel delicato racconto della loro esistenza si intrecciano destini imprevedibili, quelli di padri e madri, di amiche, ma soprattutto si consolidano profonde emozioni, figlie di un'amicizia solida come la roccia e di una passione per la vita in alpeggio che può cambiare l'esistenza.

Giudizio sintetico: In quota

lunedì 13 novembre 2017

L'anno del ferro e del fuoco

di Ezio Mauro, Feltrinelli

Non poteva esserci un sottotitolo più preciso - Cronache di una rivoluzione - per questo libro dell'ex direttore di Repubblica, che a 100 anni dalla vittoria dei bolscevichi tratteggia una cronaca precisa degli avvenimenti che un secolo fa cambiarono il mondo, visti a partire dagli occhi dei protagonisti.

Quasi una sceneggiatura di un film corale, questo saggio esplora con gli occhi di un regista i caratteri e le azioni dei principali protagonisti della Rivoluzione russa, a partire dall'omicidio di Rasputin, passando per le abitudini e l'incapacità di leggere gli avvenimenti dei Romanov, fino alla fredda determinazione politica e organizzativa di Lenin e Trockij. Ne esce una cronaca fedele e meno violenta di quanto le conseguenze della rivoluzione farebbero dedurre ad un'occhiata meno attenta. Con un rigore storico preciso, Mauro ripercorre il 1917 a partire dal dicembre 1916 e arrivando fino all'ottobre 1917, focalizzandosi in particolare sugli avvenimenti accaduti a san Pietroburgo, la città che ha cambiato nome tre volte e che - per dirla con l'autore - "viveva contemporaneamente gli ultimi bagliori moribondi della Corte imperiale più ricca del pianeta e l'incubazione di un esperimento rivoluzionario che sarebbe durato settant'anni, fermando il secolo per deviarne il cammino". Una ricerca bibliografica meticolosa e l'occhio del corrispondente attento hanno prodotto uno studio piacevole da leggere e che potrebbe costituire una fonte interessante anche per gli studenti, specialmente nella cronologia a fine libro.

Giudizio sintetico: Cronachistico

lunedì 6 novembre 2017

Le colpe dei padri

di Alessandro Perissinotto, Piemme

Un romanzo ambientato nel mondo della Torino post-industriale, schiava delle paure indotte dalla globalizzazione e dall'abbandono della vocazione operaia della città. La storia è vissuta con gli occhi di un manager quarantenne, che insegue un suo sosia con la stessa fredda pervicacia con cui guida la dismissione dell'azienda metalmeccanica di cui è a capo. La scoperta di una verità imprevedibile metterà in crisi certezze che apparivano inossidabili come l'acciaio.

Guido Marchisio è un dirigente industriale di successo, che sta iniziando una nuova vita con una donna giovane e bellissima e che sembra lanciato verso un futuro manageriale di primissimo piano. Ma proprio mentre sta per spiccare il grande balzo ed entrare nel mondo delle "creature dell'ombra" – i dirigenti internazionali che guidano lo smantellamento del tessuto produttivo della città – un incontro casuale lo spinge a mettersi alla caccia di un suo sosia, la cui vita sembra tanto diversa dalla sua da risultargli opposta. Questa ricerca, unita alle tensioni umane e professionali che lo attanagliano a causa del particolare momento in cui versa l'azienda di cui è a capo, spingeranno Guido a cercare disperatamente un equilibrio che sembra smarrito per sempre, in un contrasto tra sentimenti e conflitti sociali che da un lato sfocia nel dramma personale del protagonista, dall'altro diventa il malessere collettivo di una classe operaia arrabbiata e feroce, da ormai troppi anni abbandonata a sé stessa.

Giudizio sintetico: Delocalizzante

giovedì 2 novembre 2017

L'Arminuta

di Donatella Di Pietrantonio, Einaudi


Ancora un romanzo della Di Pietrantonio sul rapporto tra madre e figlia; come nei due romanzi precedenti, si tratta di un rapporto difficile, lacerante, opposto all'idea comunemente condivisa per cui l'amore materno è scontato e indiscutibile. Una storia ambientata negli anni '70 raccontata in prima persona dalla figlia adolescente che, attraverso alcune ellissi temporali, ci rivela quanto quelle vicende abbiano segnato la sua esistenza di donna adulta.

Una ragazzina tredicenne è l'Arminuta, vale a dire "la ritornata" in quanto restituita dall'uomo e dalla donna che l'hanno allevata da quando aveva 6 mesi facendole credere di essere i suoi genitori, ai veri genitori, quelli biologici, senza che alla ragazza venga data alcuna spiegazione su queste decisioni degli adulti. Da una vita in città, confortevole e serena, con il calore dell'affetto dei suoi e il conforto di un'amica del cuore, la ragazzina è catapultata nella casa misera del paesello, piena di figli (fratelli?) e di fame, con i genitori, che conosce solo adesso, induriti dalle fatiche della vita e incapaci di comunicare affettivamente. Un doppio abbandono: della prima madre, che l'ha fatta vivere con un'altra donna, e della seconda madre che l'ha restituita. Un romanzo di formazione, di crescita attraverso il dolore, addolcito dalla presenza della ritrovata sorella Adriana, molto diversa da lei a causa dell'ambiente in cui ha vissuto, ma in grado di volerle bene, narrata con semplicità ed efficacia grazie anche alla presenza di alcuni termini dialettali che contribuiscono a rappresentare la cultura e il linguaggio della gente del paesello. Un romanzo che ha la forza delle storie vissute da chi le racconta, non  tanto nei fatti in sé, quanto nella natura dei sentimenti provati.

Giudizio sintetico: Intenso   

mercoledì 1 novembre 2017

La carta e il territorio

di Michel Houellebecq, Bompiani

Una biografia immaginaria di un artista dei nostri tempi, raccontata con la profondità analitica e l'ossessione per la fine dell'esistenza che l'autore francese ci aveva già fatto conoscere ne Le particelle elementari. La storia non è purtroppo all'altezza della narrazione, anche se ravvivata dalla presenza dello stesso Houellebecq – che nel libro compare in prima persona in un singolare ruolo di primo piano – e dall'approccio quasi thriller dell'ultima parte.

Jed Martin è un artista solitario, incapace di gestire saggiamente rapporti affettivi profondi e ossessionato in modo monocorde dalla ricerca di una rappresentazione concreta delle realtà fisiche con cui entra in contatto. Dopo il discreto successo di una singolare mostra fotografica (costituita da una serie di immagini di carte stradali Michelin), la sua vita segna una svolta: il successo artistico come pittore dei "mestieri", il rapporto con una splendida donna in carriera, la vicinanza emotiva con uno scrittore disperato e sofferente (Houellebecq, appunto), sembrano far uscire Jed dalla solitudine di una vita ripetitiva, nella quale l'unico momento socialmente rilevante è la cena settimanale con un padre egocentrico e accentratore. Gli sviluppi successivi vedranno Jed confrontarsi con un mondo che lo affascina, ma del quale non entra mai a far parte in prima persona, anche se un atroce delitto gli farà vivere da protagonista l'ultima fase della sua vita affettiva, oltre la quale resta solo la capacità di osservazione dell'artista più distaccato (forse Houellebecq stesso?), l'unico in grado di cogliere il senso della vita perché l'unico a non averla vissuta con la necessaria partecipazione.

Giudizio sintetico: Antisociale