di Nicolai Lilin - Einaudi
È un film già visto ma che si riguarda volentieri, la storia di questo killer innamorato della vita che si trova nella letteratura e che vive dando la morte. Ma nel caso dell'ultimo incarico troppe cose non vanno come dovrebbero: è un'occasione per ripensare tutta la propria esistenza.Della scrittura di Lilin si resta sempre affascinati da come questo scrittore così "russo" sia in grado di padroneggiare tanto efficacemente la nostra lingua. Anche in questo caso l'autore non si smentisce: il romanzo si legge bene e i quadri narrativi sono sempre all'altezza del suo stile. Siamo però molto lontani da opere come Educazione siberiana o Il serpente di Dio. Lilin mette in fila l'ennesimo romanzo sul killer che vuole abbandonare il proprio lavoro e ritirarsi, ma che non può farlo perché sa troppe cose. Una storia già vista in mille libri e altrettanti film. Inoltre temporeggia inanellando una lunga serie di aneddoti sulla mafia russa e sulla formazione criminale del delinquente nel passaggio dal regime comunista alla plutocrazia mafiosa russa, che in realtà non sono funzionali al racconto e che appaiono tutti come un deja vu, almeno per i lettori più affezionati di questo bravissimo autore.
Libro piacevole, ma già visto.
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