martedì 4 febbraio 2020

Cleopatra va in prigione

di Claudia Durastanti, Minimum fax

Un romanzo breve, intenso. Protagonista una giovane, Caterina, che come Cleopatra e altre donne è divisa tra due uomini; Aurelio, il fidanzato di sempre, ora in prigione a Rebibbia per un giro di prostituzione e droga, e un poliziotto, con cui la ragazza ha un rapporto più passionale, impegnato proprio nell'indagine su Aurelio. Un romanzo malinconico, rassegnato e desolante in cui il destino pare immodificabile anche se, a tratti, rispunta una fragile e illogica speranza.

Periferia est di Roma. In un grande palazzo, costruito negli anni '70, vive Caterina con sua madre e una gatta grigia. Il padre si è trasferito altrove, dopo essere stato in carcere per adescamento di minorenni.
Ogni giovedì – dalle tre alle quattro – Caterina va a Rebibbia a trovare Aurelio. Il ragazzo è convinto di essere stato incastrato e coinvolto in presunte attività illecite che si sarebbero svolte nel night club che gestiva con il suo socio Mario. Chiuso il night, Mario scappato all'estero, Caterina lavora in uno squallido albergo in cui non va nessuno. Prima aveva lavorato anche lei nel night come spogliarellista e poi, dopo un infortunio all'anca causato da uno scatto di violenza di Aurelio, come truccatrice. Il sogno di bambina, quello di diventare una ballerina di danza classica, non le è rimasto se non forse in un particolare modo di incedere camminando.
Un romanzo curato, minimalista, privo dei consueti cliché descrittivi della periferia romana ma non per questo meno efficace. La storia, narrata a tratti in prima persona dalla protagonista, a tratti da un narratore esterno, colpisce il lettore per la desolazione delle esistenze dei personaggi ma non lo coinvolge emotivamente, rendendo la lettura, pur scorrevole e facile, non molto piacevole.

Giudizio sintetico: Carcerario

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