di Bret Easton Ellis, Einaudi

Un racconto autobiografico privo di pudore, quello di Ellis, che usa la narrazione di sé stesso per un'analisi critica senza scrupoli del pensiero politico e della cultura statunitensi degli ultimi 20-30 anni. Filo conduttore, il fastidio provato per l'intransigenza degli intellettuali democratici che dall'elezione di Trump hanno messo in atto una furiosa Resistenza fatta di un misto di ipocrisia e rifiuto della realtà, comportamenti che grazie ai social hanno finito per diventare epidemici condizionando l'intero mondo di cinema, TV, Internet e social media al quale l'autore appartiene da sempre.
Controcorrente e dichiaratamente NON politically correct, lo sfogo di Ellis offre sicuramente numerosi spunti di riflessione sul destino del pensiero contemporaneo, tuttavia al lettore italiano può apparire distante e privo di collegamenti con il vissuto, a causa dell'aspetto autobiografico imperniato su attività editoriali, pubblicazioni, personaggi pubblici, programmi TV e poadcast non sempre abbastanza noti al di fuori degli Stati Uniti, ad eccezione di quelli firmati da Ellis stesso. Nel complesso, rimangono comunque sempre apprezzabili lo stile e l'ironia dell'autore di American Psycho, almeno in questa efficace traduzione di Giuseppe Culicchia.