mercoledì 2 ottobre 2019

Eileen

di Ottessa Moshfegh, Mondadori

Un romanzo centrato sulla storia di una donna, un "tranche de vie", raccontato con crudo realismo, con minuziose descrizioni di ambienti e personaggi. Una narrazione lenta che accelera solo nel sorprendente finale, in cui suggestive immagini aprono alla fiducia nella possibilità di riscattare comunque la propria vita.

1964, X-ville. Eileen Dunlop, una ventiquatrenne scialba, spigolosa, con un viso segnato da cicatrici da acne, goffa, convinta di essere brutta e incapace a vivere, abita in una trasandata casa colonica con il padre, un ex poliziotto alcolizzato, affetto da manie di persecuzione. Un' infanzia difficile alle spalle perché anche la madre, morta quando Eileen aveva 19 anni, non l'ha mai amata.
La ragazza lavora come segretaria in un riformatorio per adolescenti maschi, ma i casi difficili di questi giovani la lasciano indifferente, presa com'è a pensare alla propria infelicità e al modo di sfuggirne. L'idea fissa di Eileen è quella di andarsene, di lasciare il padre e la sua vita disgraziata.
L'arrivo nel riformatorio della nuova direttrice pedagogica, Rebecca Saint John, fa da catalizzatore dei suoi propositi confusi e la prepara alla fuga. Rebecca è bella, bionda dagli occhi azzurri, elegante, dai modi propri di chi conduce una vita agiata. L'amicizia e la considerazione che dimostra nei confronti di Eileen rendono quest'ultima più forte e decisa.
La vicenda narrata dalla protagonista a distanza di 70 anni, mescola i piani temporali, dando al lettore qualche informazione sulla vita di Eileen dopo quei 7 giorni cruciali che hanno preceduto la sua fuga. Una lettura non facile, a tratti un po' noiosa. Si apprezza comunque la capacità della narratrice di rendere in modo efficace una vita squallida e grigia, il gelo affettivo e la luce di un riscatto esistenziale.

Giudizio sintetico: Claustrofobico

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