sabato 12 ottobre 2019

I tredici passi

di Mo Yan, Einaudi

Una delle prime opere del Nobel cinese, ripubblicata da Einaudi a distanza di trent'anni. Una commedia nera dalla vena profondamente surrealista, nella quale i personaggi ruotano attorno ad una truccatrice di cadaveri che riesce a trasformare vivi e morti cambiando loro i connotati. L'ambiente ristretto, una piccola cittadina dello Shandong, il periodo storico – di poco precedente i fatti della piazza Tienanmen –, ma soprattutto le caratterizzazioni a tinte forti dei personaggi principali rendono il romanzo una vera e propria pièce teatrale messa in prosa, che nei voli pindarici del racconto trova solo il pretesto per tratteggiare sarcasticamente le emozioni e la complessità dei rapporti sociali di una Cina oggi probabilmente scomparsa.

Tre personaggi, tre caratteri molto diversi tra loro, raccontati da una voce narrante anomala, che divora gessetti restando su un trespolo e che mischia continuamente le coniugazioni verbali riuscendo a passare nello stesso periodo dalla prima, alla seconda e alla terza persona. La confusione regna in questo piccolo spicchio di Cina comunista, nel quale due insegnanti che condividono la stessa scuola e sono anche vicini di casa si trovano proiettati in una favola onirica in cui uno muore apparentemente, e dopo il risveglio finisce accidentalmente a casa dell'altro, la cui moglie decide di cambiargli i connotati per creare una copia del proprio marito, in modo da poter raddoppiare le entrate di casa. La donna, esperta truccatrice di cadaveri e chirurgo plastico a tempo perso, è forse il perno attorno al quale ruota tutta la surreale vicenda: disinibita, decisa, capace, avida, sembra incarnare l'esatto contrario dell'ideale femminile della propaganda comunista, e non a caso si contrappone alla moglie del "morto", che oltre che essere russa e procace come il migliore simbolo dell'opulenza sovietica, piange continuamente e lavora in una fabbrica di carne conservata senza farsi condizionare emotivamente dalle crudeltà che deve commettere sugli animali dei quali si occupa. Chi volesse individuare nelle figure principali e secondarie, o negli avvenimenti fantastici narrati una metafora della società cinese o della sua controparte Occidentale troverà abbondante materiale per le proprie argomentazioni. Di sicuro, rimangono il disordine narrativo e l'estremizzazione di racconto e personaggi, non facili anche per il lettore più aperto.

Giudizio sintetico: Necroscopico

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