di Osvaldo Soriano, Einaudi
Profondo e naïf allo stesso tempo, un romanzo con una favola tanto irrealistica da essere verosimile, dove il racconto fa solo da pretesto per far dipingere a Soriano una galleria di personaggi sconclusionati ma dal cuore profondo, apparentemente perduti ma capaci di comprendere la vita e le sue contraddizioni.Argentina, tra gli anni '80 e '90. In un periodo non ben specificato, uno scrittore in crisi assillato da una strana forma di acufeni va alla ricerca del padre, fuggito da un ospedale nonostante sia un malato terminale. Nel tentativo di ritrovarlo e, nello stesso tempo, di ritrovare anche la propria vena creativa, il protagonista vaga per i luoghi in cui il padre ha vissuto i momenti cruciali della propria vita, in particolare quelli che ne hanno caratterizzato l'amore per la bellissima modella Laura, madre dello scrittore e che diventa il filo narrante cui aggrapparsi per ritrovare il fuggiasco. In questo viaggio in cui si altalenano ricordi, avvenimenti della storia politica della nazione, emozioni, elementi biografici della madre, si incontra soprattutto una galleria di personaggi improbabili e dai sentimenti forti, incredibilmente pronti a manifestare sia le proprie debolezze che una vena interiore capace di condensare in poche frasi secoli di dissertazioni filosofiche.
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