di Antonio Scurati, Bompiani

Mussolini è già il direttore de Il Popolo d'Italia, quando davanti ad una platea di poche centinaia di reduci capisce che la fine della Grande Guerra ha profondamente cambiato la politica e la società italiana e dà l'avvio al Fascio di combattimento, un gruppetto di personaggi, in prevalenza Arditi, che lui stesso per molti versi disprezza ma dei quali non rinuncia a servirsi. La vittoria mutilata, l'abitudine dei reduci alla violenza e l'assenza di una classe politica adeguata al nuovo secolo sono il terreno fertile in cui un uomo dal carattere prorompente e dall'ambizione smisurata può farsi strada facilmente, cavalcando il malcontento e sfruttando la caparbietà di una generazione, quella sopravvissuta alla guerra, che si sente tradita e che vuole prendersi con la forza un'intera nazione. La lotta contro i socialisti nel "biennio rosso" sarà l'occasione di sviluppo di una politica aggressiva e violenta, in cui si fanno notare uomini e donne poi passati alla Storia: dipinti con passione, ma sempre con estremo rigore documentale, si incontrano tutti i protagonisti degli anni da 1919 al 1925, da D'Annunzio a Turati, da Margherita Sarfatti a Matteotti, piccoli e grandi personaggi che hanno partecipato, lottato, vinto e perso una lotta per il potere combattuta con ogni mezzo e che ha visto prevalere l'uomo che più degli altri incarnava il "sentire" del nuovo secolo.
Un libro importante ma non pesante, ottima lezione di una Storia che a 100 anni di distanza, se dimenticata, potrebbe ancora correre il rischio di ripetersi.
Nessun commento:
Posta un commento