mercoledì 15 maggio 2019

Via d'uscita

di Edward St Aubyn, Neri Pozza

Cosa fare se si ha "il lusso di sapere quando si morirà, sconosciuto agli atleti come ai salutisti fanatici"? Il protagonista di questo romanzo compie un viaggio alla ricerca della coscienza della vita, consapevole di avere poco tempo per capirne l'essenza e ansioso di trovare una via d'uscita che dia un senso alla sua esistenza. Un viaggio difficile, raccontato con uno stile analitico che non manca di richiami filosofici e linguistici. Una lettura non per tutti, a tratti ermetica, che per la propria profondità ed estrema concisione avrebbe forse giovato di un maggior numero di pagine.

Charlie Fishburne, sceneggiatore di successo, ha sei mesi di vita. Il medico è stato chiarissimo, mentre gli prescriveva del prozac con un sorriso di circostanza. Dalle pastiglie al desiderio di liberarsi di tutto quello che ha per capire quale sia la propria vera natura, il passo è breve: dopo aver contattato il suo agente – meraviglioso esempio di insensibile materialista – per proporgli un libro analitico sulla sua situazione, Charlie decide di disfarsi dei suoi beni e studiare il suo stato di futuro morto da un punto di vista filosofico, analisi che nel suo caso specifico non può prescindere, dato il poco tempo a disposizione, dall'ossessione di uscire di scena in modo consapevole e dignitoso. Attraversando varie fasi di disperazione,
malinconia, desiderio, perdizione, introspezione, St Aubyn racconta la difficile ricerca del sé di un uomo con i giorni contati che trova comunque la forza di ragionare sui grandi temi della filosofia e della scrittura. Su tutto, anche il mistero del casuale rapporto amoroso con la bella Angélique, musa erotica e perduta che incarna quella corporeità sensuale propria dell'essere umano che il protagonista sa già di dover perdere. Tra non molto.

Giudizio sintetico: Ontologico

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