di Domenico Cacopardo, Marsilio Ed.
Un romanzo imperniato su una dimensione familiare ristretta, nella quale il protagonista tenta di scoprire i segreti che gli hanno violentemente portato via, a vent'anni dalla morte della madre e dalla scomparsa del padre, anche la zia che lo ha cresciuto come un figlio. Con una formula narrativa sinestesica, si riescono quasi a percepire perfino i profumi di quella Sicilia anni '60 che il cinema e la letteratura hanno dipinto con forme stereotipate e che in questo racconto ritrova la sua forma più caratteristica, senza tuttavia cadere nel banale.Letojanni, anni '60. Tino Granaleo è un giovane laureando di buona famiglia che vive con la sorella del padre – un vedovo scomparso negli anni '40 – e che si divide tra il paese natale e Messina, la città in cui studia. Erede di una famiglia di medici benestanti, una sera sfugge per un soffio a due killer che capisce essere arrivati allo scopo preciso di uccidere sua zia. Incapace di rassegnarsi all'idea che forse avrebbe potuto salvarla, inizia a fare ricerche sulle sue origini, per capire i motivi dell'omicidio, tra parenti autorevoli e omertosi e sconvolgenti ricongiungimenti familiari che lo portano a confrontarsi con una Sicilia cui sente di appartenere, ma alla quale non può accordare la propria benevolenza. Notevole la ricostruzione di situazioni, paesaggi, caratteri, linguaggi, dimensioni sociali – persino cibi e profumi – dell'ambientazione, un ombelico sociale neo-gattopardesco in cui si snoda una tragedia misteriosa e maledetta che nessuno osa raccontare.
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