mercoledì 3 aprile 2019

Golden Hill

di Francis Spufford, Bollati Boringhieri

Una New York settecentesca, più simile ad un paesino di provincia che ad una città vera e propria, fa da sfondo ad un racconto anomalo, imperniato sul mistero economico che avvolge un protagonista di bella presenza ma impacciato e portatore di guai. Anche se non estremamente coinvolgente, copre diversi generi narrativi e offre comunque uno spaccato storico inconsueto, documentato in modo approfondito e raccontato con un registro narrativo particolarmente ricercato.

1746. Da una nave in arrivo al porto di New York sbarca Mr. Smith, un giovane disinvolto e raffinato che presenta una lettera di credito di 1000 sterline, cifra imponente per quei tempi. A pagarle, dovrà essere il mercante Lovell, padre di due figlie di cui una particolarmente difficile e dal carattere scontroso e irascibile, che nel nuovo arrivato troverà pane per i suoi denti. In attesa di verificare che non si tratti di un imbroglione, Lovell dovrà aspettare delle conferme in arrivo dall'Inghilterra e nell'attesa coinvolgerà Smith nella vita cittadina e nelle tresche dei suoi abitanti, tutti ansiosi di sapere se e come andrà a finire la storia di questo credito, ancora più misterioso in quanto il nuovo venuto si rifiuta categoricamente di dire come intende utilizzare il suo futuro tesoro. L'impatto sociale di Smith su New York non sarà indolore, né per lui, né per la popolazione della città, ai tempi limitata a poche migliaia di abitanti. Romanzo storico con sfumature ironiche, thriller, a tratti rosa, non riesce a convincere del tutto nonostante un linguaggio brioso ed elegante, ipotattico, che partecipa notevolmente a delineare
l'elegante quadro di costume del tempo in cui è ambientato.

Giudizio sintetico: Barocco

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