di Lisa Halliday, Feltrinelli
Un libro particolare, composto da due racconti lunghi, intitolati "Follia" e "Pazzia", apparentemente slegati tra loro. Ma il collegamento è dato dalla bizzarria della vita, dalle contraddizioni del nostro tempo di cui le vicende dei racconti sono casi esemplari. Il tono ironico della narrazione trasmette il distacco di chi guarda l'esistenza con acutezza, ma senza giudizi o verità da trasmettere.Follia: Alice, venticinquenne redattrice di una casa editrice incontra a Central Park, New York, un notissimo scrittore, Ezra Blazer, più che settantenne. Lo riconosce immediatamente. È seduta su una panchina, sta leggendo un libro, lui si siede e iniziano a parlare. L'incontro è l'avvio di una relazione tra i due, asimmetrica considerando l'esperienza di lui e la giovinezza di lei e il grande divario d'età. Lui la invita a casa sua, le offre cose buone, le dà dei soldi, estingue il suo debito studentesco. Non sottrae allo sguardo della donna i segni evidenti del suo decadimento fisico. Il loro rapporto non sembra basato sull'amore, ma sul bisogno di entrambi di sostenersi e di trarre dall'altro qualcosa per vivere.
Pazzia: Amar Jaffari, economista di origine irachena, fa scalo nell'aeroporto londinese di Heathrow. Ha doppio passaporto: americano, perché vive negli USA e iracheno, la sua terra. Ma la sua origine, il fatto che si sia fermato a Londra per incontrare un amico mentre è in viaggio per l'Irak – per trovare il fratello –, lo rendono sospetto. Chissà, potrebbe essere una minaccia per il paese. Così è costretto a restare fermo in aeroporto per ore senza spiegazioni di sorta. La pazzia di una società malata di paura. E in questa pausa forzata, in questa condizione di sospensione, l'uomo ripercorre momenti della sua vita.
Un libro diverso, di non facile lettura, con riferimenti frequenti al ruolo salvifico della letteratura.
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