di Kent Haruf, Rizzoli
Un canto americano al cento per cento, in un Colorado noioso e piatto, teatro di una capacità narrativa che riesce a rendere interessante anche il nulla del narrato. Storie semplici, che hanno come unico filo conduttore la stessa appartenenza geografica e niente altro, ma che riescono comunque a far arrivare il lettore all'ultima pagina con un tocco intimista leggero e ben calibrato.Tre storie, tre protagonisti quasi per nulla collegati tra loro, ad eccezione del fatto che vivono nello stesso piccolo paese – inventato – del Colorado e che in parte sono della stessa famiglia: Tom Guthrie, insegnante e fattore, reduce da una separazione e preso di mira dai genitori ignoranti e iperprotettivi di uno studente indisciplinato; i suoi due figli Ike e Bobby, gemelli mancati, che si muovono silenziosi in un paese desolato e arido come un paesaggio di Cormack Mc Carthy; Victoria, un'adolescente incinta che, scacciata di casa, si trova a dover convivere con due fratelli solitari che nella vita hanno solo accudito il loro bestiame. Un mondo che trascina la quotidianità di un'attività rurale che ruota attorno alle stagioni, in un'America profonda che affronta la contraddizione di un mondo che cambia aggirandosi in un territorio che invece sembra non cambiare mai. Saranno i gesti d'amore dei protagonisti a dare un senso e un legame a queste storie-non storie.
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