di Simona Vinci, Einaudi
Una storia vera di disinteresse e violenze su persone sottomesse, che dal passato viene rielaborata in forma di romanzo per ricordare che anche solo dimenticarsi di un problema, allontanarlo, relegarlo in un'isola sperduta può portare ad enormi sofferenze. Il tema è la tragica esperienza dell'isola di Leros in Grecia, sede di un ospedale psichiatrico utilizzato al tempo della dittatura militare anche come confino per alcuni dissidenti e che alla fine degli anni '80 balzò agli onori della cronaca per le condizioni di crudele degrado in cui venivano tenuti gli "ospiti" della struttura. Una voce, quella dell'autrice, che pur improntata alla pietà per le vittime riesce ad orchestrare un coinvolgente racconto di denuncia civile. E non soltanto della vicenda Leros.Angela è una ragazza che ha trovato un'attività umanitaria che le permette di ultimare la tesi rendendosi utile. È da poco scoppiato il caso dell'ospedale-lager di Leros, denunciato dalla stampa britannica, e sono molti i volontari che da tutto il mondo sbarcano sulla sperduta isola del Dodecanneso per prestare aiuto alla struttura psichiatrica. Ma la realtà in cui Angela si imbatte è oltre ogni più nera previsione: una piccola violazione delle regole la farà imbattere in una serie di documenti sconosciuti che raccontano di vite dimenticate e violenze rimaste impunite, dove non si riesce più a distinguere tra vittime dell'Uomo e vittime del Potere, in un carosello di disperazione dove non c'è più molta differenza tra i "normali" e gli "altri". Le vite di Stefanos, dissidente confinato, della disgraziata Teresa, che dorme solo negli angoli, del bimbo muto Nikolaos/Temistocles, che conosce l'isola come le sue tasche, saranno per Angela il biglietto di ingresso in una dimensione che ne condizionerà il presente e il futuro.
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