di Dag Solstad, Iperborea
Un racconto senza dialoghi, freddo come la Norvegia, il luogo in cui si sviluppa il deprimente rifiuto dei rapporti sociali messo in atto dal protagonista, un oscuro burocrate del fisco che progetta un'azione irreversibile con cui manifestare il suo "grande No". Senza anima i personaggi, ma purtroppo senza anima anche la narrazione, che manifesta una sterilità emozionale eccessiva, anche se - probabilmente - intenzionale.Bjørn Hansen ha abbandonato prima la famiglia e una promettente carriera, per seguire un'amante attraente e con una personalità artistica intensa, poi quella stessa amante che lo aveva trascinato nella cittadina periferica in cui è diventato esattore comunale, quando il fascino della donna ha cominciato a spegnersi in conseguenza dell'età. Nel piccolo appartamento in cui vive da single dovrà far fronte all'arrivo di un ospite inatteso, ma che si rivelerà ben presto un ulteriore contributo allo scivolone verso il rifiuto dei rapporti umani in cui Bjørn sembra irrecuperabilmente discendere. Anche il progetto della sua azione dimostrativa estrema, il suo "grande No", non riesce a dare al protagonista – e al romanzo – lo spessore indispensabile per risultare sufficientemente interessante.
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