giovedì 31 ottobre 2019

I giorni del giudizio

di Giampaolo Simi, Sellerio

Legal-thriller e nello stesso tempo romanzo di costume e di denuncia sociale, ma soprattutto una storia di uomini, donne ed emozioni in cui persone diverse vengono riunite a forza con un compito di enorme responsabilità, che le costringerà a cambiare le loro vite e i loro diversi modi di affrontare la realtà, trasformandole profondamente.

Una giuria molto eterogenea viene nominata per giudicare un ricchissimo uomo d'affari accusato di aver ucciso la moglie e il giovane amico di lei in modo molto efferato. I giurati – una ex-miss benestante, una bibliotecaria femminista e punk, un recensore di videogame, un pensionato precisissimo e arrabbiato col mondo e una precaria insicura – provengono da ambienti, luoghi e generazioni diverse, ma dovranno convivere e confrontarsi sull'unica ragione che li accomuna: decidere se Daniel Bonarrigo, proprietario e manager rampante di una multinazionale dell'italian food, ha ucciso o meno la moglie Esther e il giovane restauratore Jacopo Corti in un impeto di gelosia. Ma chi sono in realtà i giurati, quali ragioni li spingono a orientarsi, nelle varie giornate di udienza, verso la colpevolezza o l'innocenza dell'imputato? Con tutte le loro paure e i misteri che nascondono, diventano a turno protagonisti di una storia appassionante che si sviluppa sul doppio binario del dibattimento in aula e del difficile rapporto con gli altri, mentre gran parte della società li tiene sotto la lente implacabile dei media e i due giudici togati tentano in ogni modo di costringerli ad un necessario rispetto della forma per non invalidare il processo.
Romanzo gradevole e non banale, offre uno spaccato di varie problematiche umane e nello stesso tempo riesce a coinvolgere  con la suspence di un legal thriller.

Giudizio sintetico: Processuale 

I tempi nuovi

di Alessandro Robecchi, Sellerio

Nuovo episodio giallo della fortunata serie dedicata a Carlo Monterossi, autore di successo di format televisivi della tv commerciale. Un autore che non ne può più di essere quello che è, nauseato dai programmi che ha creato e che non condivide. Ma i "tempi nuovi" sembrano andargli incontro: basta con i programmi gridati che portano alla ribalta le miserie della gente comune, serve un segnale tranquillizzante, meno roboante ma non per questo meno pericoloso.

Mentre viene sollecitato a porre un freno alla conduttrice del programma tv di sua creazione, un rotocalco che sfrutta i peggiori aspetti della cronaca per fare audience, Carlo Monterossi viene trascinato dal misterioso amico Oscar Falcone in un'indagine che coinvolge, su più fronti, tutti i personaggi dei precedenti libri della serie: Falcone, Ghezzi, Carella e altri comprimari. Su tutti, spicca una donna bella e misteriosa che è alla ricerca del marito scomparso, mentre la polizia indaga su un omicidio inspiegabile in qualche modo legato al riciclaggio e alcuni criminali si ritrovano ricattati da un misterioso personaggio che sembra sempre sapere tutto.
Con la consueta ironia che ha caratterizzato anche le disavventure precedenti di questo autore di successo suo malgrado, Robecchi costruisce un giallo corposo e piacevole nel quale il protagonista lascia questa volta molto spazio ai comprimari, molto caratterizzati e in movimento in una Milano che si abbina perfettamente ai loro caratteri, culla di una politica e una criminalità sempre più potenti e raffinate, ma sempre meno visibili.

Giudizio sintetico: Milanoir

mercoledì 30 ottobre 2019

Cose più grandi di noi

di Giorgio Scianna, Einaudi

Un romanzo coinvolgente, adatto a lettori giovani che possono conoscere un momento critico della storia italiana, quello degli "anni di piombo", attraverso le vicende della protagonista, la diciottenne Margherita Carpani, condannata per fiancheggiamento alle attività delle Brigate rosse. Un periodo drammatico che si conclude anche grazie alla legge sul pentitismo che permette alle forze dell'ordine di smontare l'organizzazione terroristica. Ma chi parla, agli occhi dei compagni, è un "infame".

Milano 1980. Margherita, detta Marghe, esce dal carcere di San Vittore dopo aver trascorso in cella tre mesi. Le sono stati concessi gli arresti domiciliari per aver collaborato con la giustizia, dissociandosi dall'organizzazione terroristica, e per aver fornito informazioni, consigliata dal proprio avvocato, sua madre. Marghe si è sentita costretta ad accettare la linea difensiva materna, tant'è che ha poi scelto un altro avvocato e ha iniziato a nutrire una sorta di rancore nei confronti della donna. Sconta pertanto gli arresti domiciliari con il padre, un medico molto stimato e amato dai suoi pazienti, in una casa a 300 metri da quella familiare, in cui ora abitano la madre, la sorella e il fratellino quattordicenne Martino, con cui la ragazza ha un rapporto di forte intesa.
Un romanzo che si legge con facilità grazie alla prosa fluida e scorrevole, con personaggi ben delineati. Le tematiche, oltre a quelle legate al particolare momento storico e sociale, sono quelle dei ragazzi di ogni epoca: i rapporti con i genitori e quelli con i fratelli, vissuti con minore o maggiore difficoltà in rapporto alla somiglianza dei caratteri e dei modi di pensare, il sentirsi inadeguati ad affrontare problemi che sembrano talvolta troppo grandi.

Giudizio sintetico: Anni di piombo

L'ora senz'ombra

di Osvaldo Soriano, Einaudi

Profondo e naïf allo stesso tempo, un romanzo con una favola tanto irrealistica da essere verosimile, dove il racconto fa solo da pretesto per far dipingere a Soriano una galleria di personaggi sconclusionati ma dal cuore profondo, apparentemente perduti ma capaci di comprendere la vita e le sue contraddizioni.

Argentina, tra gli anni '80 e '90. In un periodo non ben specificato, uno scrittore in crisi assillato da una strana forma di acufeni va alla ricerca del padre, fuggito da un ospedale nonostante sia un malato terminale. Nel tentativo di ritrovarlo e, nello stesso tempo, di ritrovare anche la propria vena creativa, il protagonista vaga per i luoghi in cui il padre ha vissuto i momenti cruciali della propria vita, in particolare quelli che ne hanno caratterizzato l'amore per la bellissima modella Laura, madre dello scrittore e che diventa il filo narrante cui aggrapparsi per ritrovare il fuggiasco. In questo viaggio in cui si altalenano ricordi, avvenimenti della storia politica della nazione, emozioni, elementi biografici della madre, si incontra soprattutto una galleria di personaggi improbabili e dai sentimenti forti, incredibilmente pronti a manifestare sia le proprie debolezze che una vena interiore capace di condensare in poche frasi secoli di dissertazioni filosofiche.

Giudizio sintetico: Argentissimo




domenica 20 ottobre 2019

Il lato fresco del cuscino

di Vittorio Zucconi, La Repubblica ed.

Libro postumo uscito poco dopo la scomparsa del giornalista, può essere considerato come un lascito che riunisce i principali avvenimenti storici e familiari che ne hanno influenzato l'esistenza e l'attività professionale. Con il caratteristico stile che lo ha sempre contraddistinto, Zucconi riesce a raccontare la società e i grandi avvenimenti storici partendo da piccole esperienze personali, in questo caso ancora più private di quelle raccontate in passato.

Gli oggetti, i personaggi, gli avvenimenti degli ultimi 60 anni scorrono in questi brevi ma intensi ricordi di un giornalista che ha avuto diverse vite. Si va dall'ottimismo degli anni '50-'60, evidenti nel ticchettio della "Lettera 22", la macchina per scrivere resa famosa da Indro Montanelli e che ha scandito le sere dello Zucconi bambino – abituato a sentirla ogni sera prima di addormentarsi sotto le dita del padre giornalista –, all'elmetto indossato da una Oriana Fallaci che anche in guerra non rinuncia alla sua consueta acidità con un collega più giovane; dagli aerei presi al seguito di diversi presidenti USA – eletti e non – e tratteggiati nelle loro caratteristiche più umane che politiche, all'amore per le auto e i pericoli che ne conseguono; e ancora, la trasgressione delle videocassette betamax nella Russia sovietica, l'impegno richiesto dall'avere un cane e molto altro. Come un mosaico, piccoli e grandi oggetti ed esperienze che nel loro insieme concorrono a raccontare la storia di un uomo che ha vissuto in tre continenti ma che li ha girati tutti, e del quale mentre ci descrive il mondo riusciamo a intravedere anche la parabola familiare da figlio a padre, a nonno, in un percorso sempre condizionato dal "destino da giornalista" profetizzato a un piccolo visitatore da un linotipista attento quando ancora la stampa dei quotidiani odorava di piombo fuso.

Giudizio sintetico: Biografico

sabato 12 ottobre 2019

I tredici passi

di Mo Yan, Einaudi

Una delle prime opere del Nobel cinese, ripubblicata da Einaudi a distanza di trent'anni. Una commedia nera dalla vena profondamente surrealista, nella quale i personaggi ruotano attorno ad una truccatrice di cadaveri che riesce a trasformare vivi e morti cambiando loro i connotati. L'ambiente ristretto, una piccola cittadina dello Shandong, il periodo storico – di poco precedente i fatti della piazza Tienanmen –, ma soprattutto le caratterizzazioni a tinte forti dei personaggi principali rendono il romanzo una vera e propria pièce teatrale messa in prosa, che nei voli pindarici del racconto trova solo il pretesto per tratteggiare sarcasticamente le emozioni e la complessità dei rapporti sociali di una Cina oggi probabilmente scomparsa.

Tre personaggi, tre caratteri molto diversi tra loro, raccontati da una voce narrante anomala, che divora gessetti restando su un trespolo e che mischia continuamente le coniugazioni verbali riuscendo a passare nello stesso periodo dalla prima, alla seconda e alla terza persona. La confusione regna in questo piccolo spicchio di Cina comunista, nel quale due insegnanti che condividono la stessa scuola e sono anche vicini di casa si trovano proiettati in una favola onirica in cui uno muore apparentemente, e dopo il risveglio finisce accidentalmente a casa dell'altro, la cui moglie decide di cambiargli i connotati per creare una copia del proprio marito, in modo da poter raddoppiare le entrate di casa. La donna, esperta truccatrice di cadaveri e chirurgo plastico a tempo perso, è forse il perno attorno al quale ruota tutta la surreale vicenda: disinibita, decisa, capace, avida, sembra incarnare l'esatto contrario dell'ideale femminile della propaganda comunista, e non a caso si contrappone alla moglie del "morto", che oltre che essere russa e procace come il migliore simbolo dell'opulenza sovietica, piange continuamente e lavora in una fabbrica di carne conservata senza farsi condizionare emotivamente dalle crudeltà che deve commettere sugli animali dei quali si occupa. Chi volesse individuare nelle figure principali e secondarie, o negli avvenimenti fantastici narrati una metafora della società cinese o della sua controparte Occidentale troverà abbondante materiale per le proprie argomentazioni. Di sicuro, rimangono il disordine narrativo e l'estremizzazione di racconto e personaggi, non facili anche per il lettore più aperto.

Giudizio sintetico: Necroscopico

Ogni piccola cosa interrotta

di Silvia Celani, Garzanti

Un romanzo di formazione in cui la protagonista – Vittoria –, una ventenne romana, comprende la necessità di ricucire i pezzi del suo passato per riuscire a formare la propria identità. Un percorso faticoso per accettare le proprie cicatrici interiori e farne un elemento di forza. Così il carillon della sua infanzia, ritrovato in cocci, con la tecnica giapponese del kintsugi può tornare intero e diventare, grazie ai ricami d'oro della colla, più bello e prezioso di prima.

Una storia che ha le sue radici nell'infanzia della giovane protagonista. Una ragazza bella, brava negli studi, con tanti amici, una vita molto agiata. Ha perso il padre quando era bambina, vive con la madre con cui ha un rapporto freddo e formale. È solo al ritrovamento del carillon rotto, risalente alla sua infanzia, che riaffiorano confusi ricordi del padre. Vittoria inizia a soffrire di crisi di panico, le manca il respiro, ricorre alla dottoressa Rosario, che nelle sedute di psicoterapia la guida a trovare la forza e la fiducia in se stessa per affrontare le verità della sua famiglia.
La protagonista racconta in prima persona la propria ricerca del passato, con una prosa lieve ma poco incisiva. Il romanzo risulta un po' scontato e il carattere degli altri personaggi, ad esempio quello della madre silenziosa e scostante, e quello del ragazzo moldavo Ion, da poco conosciuto, che le sta vicino e la sostiene nel suo percorso, risultano poco approfonditi così che i loro comportamenti si rilevano ma non si spiegano nella naturale complessità.

Giudizio sintetico: Adolescenziale

mercoledì 2 ottobre 2019

Eileen

di Ottessa Moshfegh, Mondadori

Un romanzo centrato sulla storia di una donna, un "tranche de vie", raccontato con crudo realismo, con minuziose descrizioni di ambienti e personaggi. Una narrazione lenta che accelera solo nel sorprendente finale, in cui suggestive immagini aprono alla fiducia nella possibilità di riscattare comunque la propria vita.

1964, X-ville. Eileen Dunlop, una ventiquatrenne scialba, spigolosa, con un viso segnato da cicatrici da acne, goffa, convinta di essere brutta e incapace a vivere, abita in una trasandata casa colonica con il padre, un ex poliziotto alcolizzato, affetto da manie di persecuzione. Un' infanzia difficile alle spalle perché anche la madre, morta quando Eileen aveva 19 anni, non l'ha mai amata.
La ragazza lavora come segretaria in un riformatorio per adolescenti maschi, ma i casi difficili di questi giovani la lasciano indifferente, presa com'è a pensare alla propria infelicità e al modo di sfuggirne. L'idea fissa di Eileen è quella di andarsene, di lasciare il padre e la sua vita disgraziata.
L'arrivo nel riformatorio della nuova direttrice pedagogica, Rebecca Saint John, fa da catalizzatore dei suoi propositi confusi e la prepara alla fuga. Rebecca è bella, bionda dagli occhi azzurri, elegante, dai modi propri di chi conduce una vita agiata. L'amicizia e la considerazione che dimostra nei confronti di Eileen rendono quest'ultima più forte e decisa.
La vicenda narrata dalla protagonista a distanza di 70 anni, mescola i piani temporali, dando al lettore qualche informazione sulla vita di Eileen dopo quei 7 giorni cruciali che hanno preceduto la sua fuga. Una lettura non facile, a tratti un po' noiosa. Si apprezza comunque la capacità della narratrice di rendere in modo efficace una vita squallida e grigia, il gelo affettivo e la luce di un riscatto esistenziale.

Giudizio sintetico: Claustrofobico