mercoledì 19 giugno 2019

Una contessa a Chinatown

di Dario Crapanzano, SEM

Un romanzo con tutti gli ingredienti del genere giallo: un morto, un investigatore, un mistero da risolvere. Eppure è una storia che cattura l'interesse del lettore non certo per la suspense o per i colpi di scena bensì per l' accurata ambientazione nella Milano degli anni '50, così diversa dalla Milano di oggi.

1953, Milano. Margherita Grande, una giovane e affascinante donna, orfana dei genitori, è una squillo d'alto bordo. Grazie a questo lavoro, mantiene la nonna e i due fratelli minori concedendo a tutti una condizione di benessere. Fino a 2 anni prima aveva lavorato come cameriera e per la famigliola era stato un periodo di miseria. Margherita, dotata di intelligenza e determinazione, ha un rapporto dì amicizia con la sua maîtresse, la contessa Vergani, rapporto basato sulla reciproca stima e sul rispetto. Quando la contessa viene trovata morta in uno dei suoi appartamenti in via Paolo Sarpi, nella Chinatown milanese, la vita di Margherita cambia.. Erede della Vergani, la giovane donna entra in possesso di un consistente patrimonio che le permette di abbandonare il lavoro di squillo. Sente anche il dovere morale – non condividendo la decisione della polizia di ritenere il suicidio la causa della morte della contessa – di assumere il ruolo di investigatrice, già svolto con successo in un precedente caso.
La trama del romanzo è molto semplice, così come lo stile, la soluzione non genera sorprese. Rimane la piacevolezza della ricostruzione di una Milano del passato, delle abitudini, dei modi di dire, di un mondo, insomma, che in gran parte non esiste più.

Giudizio sintetico: Milanese


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