di Sergio Garufi, Ponte alle Grazie
Il classico protagonista maschile del romanzo italiano, ovvero il cinquantenne disincantato che si lascia scivolare la vita addosso senza opporre resistenza ma senza tuttavia perdere il senso di sé. In questo caso, però, il carattere complesso del protagonista è declinato con un'eleganza lessicale e una vena riflessiva particolari, ponendo l'accento sui rapporti umani: non solo quello tra i sessi, ma anche l'amicizia, i rapporti di lavoro e perfino altri meno ovvi, come quello con la letteratura e con gli animali.Gino è uno scrittore/traduttore umbro trapiantato a Roma, con all'attivo una sola pubblicazione passata quasi inosservata. Al momento sta traducendo un libro di Cortàzar, che analizza con la passione dello studioso più che con quella dell'editor. Vive da single con l'amato cane Tito e sa già che dopo questo lavoro si ritroverà senza un quattrino, perché non si prospettano altre opportunità, almeno non a breve termine. La sua vita sentimentale e sociale si limita a occasionali incontri con una donna sposata e a qualche serata con un amico colto che lavora in politica, con il quale scambia qualche battuta sarcastica. A dispetto del quadro d'insieme, Gino è comunque un tipo allegro, non disdegna di vivere il quotidiano con la necessaria leggerezza e si lascia trasportare dagli eventi cullandosi nella curiosità dell'osservatore distaccato, finché una serie di avvenimenti familiari e incontri casuali dagli sviluppi inaspettati lo costringeranno a mettere in discussione il suo punto di vista sugli altri e sul mondo, in un tardivo percorso di crescita nel quale sofferenza e letteratura avranno un ruolo determinante.