martedì 4 dicembre 2018

L'ultimo ballo di Charlot

di Fabio Stassi, Sellerio

Un racconto a metà tra immaginazione pura e biografia, con un Chaplin iconografico che riesce a ingannare, con la forza di una risata, perfino la Morte. Ripercorrendo i primi anni del '900, seguiamo il piccolo vagabondo in un viaggio attraverso gli Stati Uniti, da Est a Ovest, fino all'esordio cinematografico che lo destinerà al successo planetario che tutti gli riconoscono.

Anni '70: Charlie Chaplin, in una vigilia di Natale, riesce a far ridere anche la Morte, che è venuta a prenderlo come gli era stato predetto già nel 1910. Divertita, poiché non aveva mai provato l'ebbrezza del riso, questa decide di lasciare al grande attore ancora un anno di vita, dandogli un appuntamento per l'anno successivo, con il patto che se anche in quell'occasione riuscirà a farla ridere ancora, potrà rimandare di un ulteriore anno la sua dipartita. Per 7 anni Chaplin riuscirà a evitare di morire, raccontando nel frattempo per iscritto, al figlio minore Christopher, un'avventura semi-immaginaria della sua vita, svoltasi  nei primi anni del secolo breve e che vedono la nascita della sua grande fortuna, dalla miseria in Inghilterra allo sbarco negli Stati Uniti, con la conseguente ascesa da piccola comparsa di spettacoli di periferia a grande mito del Cinema di tutti i tempi. Con una forza descrittiva che riesce a mettere su carta le pose, i movimenti, la mimica di Charlot, si riesce quasi a credere al racconto del piccolo "vagabondo", anche grazie ad una serie di circostanze realmente accadute che riescono a disorientare il lettore spingendolo a chiedersi dove finisca il romanzo e dove cominci la biografia.

Giudizio sintetico: Fantastorico

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