di Walter Siti, Einaudi
Più che un romanzo, un racconto lungo articolato su più registri narrativi, impostato sulla necessità del protagonista di fare i conti con una vita vissuta quasi in sordina. La vicenda è calata in una dimensione affettiva particolare, nella quale è difficile immedesimarsi, ma offre spunti di riflessione interessanti, anche se talvolta sviluppati con uno stile nominale a tratti quasi evocativo.
Ugo è un anziano direttore editoriale, acido e introspettivo, eccessivo nelle sue passioni e spietato nella vita professionale. Pensa di valere molto di più degli autori che è chiamato a valutare e gestire, ma sa che non avrebbe mai potuto diventare uno di loro. Lavora non per necessità – è ricco di famiglia e potrebbe già essere in pensione – ma perché ama il mondo della cultura e vuole rimanere attivo, consapevole di non poter trovare un'alternativa sociale alla vita professionale. Gay da sempre, vive la propria sessualità con distacco e ricercando una bellezza che non riesce ad essere altro che pura manifestazione estetica. Nei suoi pensieri una visione del mondo e una considerazione degli altri fredda e sarcastica, a tratti sprezzante, ma mai ovvia e superficiale, esaltata da uno stile narrativo che sembra ricercare volutamente il termine ermetico e la frase ad effetto in grado di comunicare la giusta distanza tra il freddo e spietato, ma onesto, Ugo e la società falsa e buonista che lo circonda.
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