giovedì 22 novembre 2018

Human punk

di John King, Guanda

Saga punk che si snoda dagli anni '70 al nuovo millennio. Protagonista, un ragazzo proveniente da un sobborgo londinese che vive tutte le contraddizioni di un periodo contrassegnato dalle mode distruttive e dall'ascesa prima del tatcherismo e poi di una borghesia laburista che ha venduto l'anima al capitale. Pur con una colonna sonora ben connotata e una storia a tratti interessante, è comunque una lettura difficile da apprezzare, a causa del registro linguistico troppo orientato al parlato, dove la studiata mancanza dei molti congiuntivi e l'eccesso di alcol che si risolve in monologhi a cascata calano certo il lettore nell'ambiente, ma risultano comunque difficili da metabolizzare. 

Un racconto in tre parti: si inizia dalla fine degli anni '70, in un sobborgo londinese operaio in cui si muovono bande di ragazzi smarriti che tra anfibi e magliette senza maniche cercano di trovare un proprio posto nel mondo, rivolgendosi alla nascente ideologia punk, tra contrasti anche violenti con bande rivali e fughe in città alla ricerca di musica e pub sempre nuovi. L'amicizia è per questi ragazzi l'unico legame affidabile, una catena che tiene uniti anche a distanza: nel secondo step temporale, a cavallo tra una Cina emergente e la lunga odissea della transiberiana, il viaggio del ritorno del protagonista porta il marchio di un desiderio di ritrovare i compagni di sempre, gli stessi che alla vigilia del nuovo millennio potrebbero riuscire a dare un senso compiuto ad una vita che altrimenti ti prende a calci con un paio di Doctor Marten's.

Giudizio sintetico: Punk

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