di Lorenza Ghinelli, Newton Compton Ed.
Un esercizio molto interessante sulla capacità evocativa della lingua, questo racconto dell'autrice de "Il divoratore", imperniato attorno all'incapacità di superare i traumi infantili. Tre vite, tre traumi, tre diverse disperazioni che si incontrano, si intrecciano, si autodefiniscono muovendosi all'interno di un mondo esterno – "normale" – che non capisce e non aiuta. Uno stile retorico originale, a tratti persino ridondante, ma questa volta privo degli aspetti horror che avevano caratterizzato l'esordio della scrittrice romagnola.Estefan e Martino sono ragazzi difficili, studenti capaci ma svogliati, amici disperati che si muovono smarriti tra i propri incubi nel mondo che li circonda. A scuola, in famiglia, nelle amicizie, anche se ricercati dai coetanei, sono incapaci di instaurare rapporti umani profondi all'infuori del legame che li unisce, complici famiglie presenti ma distanti, dalle quali anche loro stessi si sono allontanati. In realtà nascondono entrambi un terribile segreto, le tracce di avvenimenti sconvolgenti che li hanno privati, anche se in modi diversi, di un'infanzia normale. Un'infanzia normale che manca anche a Greta, una bambina orfana che vive col nonno in una casa a metà tra un mondo contadino ormai perduto e la periferia industriale che avanza. Mondi chiusi, autoreferenziali, che si sentono inutilmente in colpa e che cercano disperatamente una via di uscita. La colpa è stato finalista al Premio Strega 2012.
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