di Fabio Carlini, Gremese
Un saggio sul film omonimo di Clint Eastwood del 2004. Un libro che, per chi ha visto quel film, è quasi necessario per capire la magia con cui il regista, partendo da un romanzo, è riuscito a creare un film straordinario. Tecniche cinematografiche che ai non addetti ai lavori sfuggono, ma che l'autore svela non per smontare il film ma per coglierne tutte le sottili sfumature che lo rendono un capolavoro.Il libro si apre con un'introduzione dell'autore che, riferendo del proprio primo impatto alla visione del film, ci riconduce alla commozione provata da noi spettatori. Non si passa "emotivamente indenni" attraverso la storia dei protagonisti, Frankie (interpretato dallo stesso Clint Eastwood) e Maggie (Hilary Swank), a meno che la si rifiuti per eccesso di commozione.
La parte principale del saggio si sofferma sul racconto del film, sulla storia principale, quella di Frankie, noto allenatore di giovani boxeur, che accetta di preparare Maggie, cameriera, con grandi aspirazioni pugilistiche.
Intorno ai protagonisti anche la raffigurazione dei vari personaggi, ognuno dei quali rappresenta uno spaccato significativo di diversa umanità. E le famiglie, quelle reali, crude e aride, contrapposte a quelle elettive, nate dalle proprie frustrazioni ma non per questo meno solide e autentiche. Il film è infatti una grande storia d'amore, quella di Frankie, padre rifiutato dalla propria figlia e Maggie, figlia elettiva, con cui forma una famiglia al di fuori di schemi e legami di sangue.
Il saggio continua con pagine interessanti, illustrate con numerose e puntuali fotografie, in cui Carlini spiega il mestiere del vero regista, quello che fa in modo che lo spettatore entri nella scena e partecipi in prima persona. Tecnica fatta di primi piani, di riprese dall’alto, di inquadrature soggettive, di luci e ombre, di spaccati, di riprese veloci e di riprese lente, tutto sapientemente mixato. Si capisce così come sia raffinata ed importante la regia di un film, quella che fa la differenza, quella che rende diverso un capolavoro da un’opera semplicemente onesta.
Il libro è breve, ben scritto, interessante anche per chi non è cinefilo. Consigliabile vedere prima il film.
Giudizio sintetico: Affinità elettiva