di Irène Némirovsky, Adelphi
Un libro bellissimo, opera di una narratrice di origine ebrea morta ad Auschwitz nel 1942, apprezzata dai lettori italiani da non molti anni. I suoi romanzi infatti sono stati tradotti dal francese e pubblicati in Italia da Adelphi solo a partire dal 2005. Chi ha già avuto modo di conoscerla, troverà in questo libro conferma delle sue notevoli doti narrative, chi non l'avesse ancora incontrata, farà una scoperta molto felice.
Un romanzo di formazione. Protagonista una bambina, Hélène, solitaria e infelice. La madre, Bella, una donna attraente e vuota, in grado di conquistare gli uomini e di infiammarne le passioni, non ha alcuna attenzione per la piccola, anzi nutre un fastidio per la mancanza di libertà che le procura, che sfocia spesso in rabbia e insofferenza. Si è sposata, attratta dal denaro, con Boris Karol, un uomo che non ha mai amato e che non esita a tradire portando il suo giovane amante, Max, suo nipote, a vivere nella sua stessa casa. Hélène odia la madre, si rende conto che i propri sentimenti di astio sono ricambiati e non sopporta la situazione ipocrita in cui gli adulti la costringono a vivere. D'altronde il padre, giocatore d'azzardo, è impegnato ad accumulare denaro e a fiutare le occasioni che possano permettergli di arricchirsi. Solo la governante, Mademoiselle Rose, è interessata a lei e le trasmette l'amore per la Francia e per Parigi, dove poi la famiglia si trasferirà a vivere. Dalla Russia, dilaniata dal primo conflitto mondiale e poi dalla rivoluzione bolscevica e dalla guerra civile, la famiglia, di cui fa sempre parte Max, si sposta in Finlandia e poi in Francia.
Hélène cresce nutrendo rancore nei confronti della madre e desiderio di vendetta, sentimenti che – scopre con disgusto – la rendono simile a lei. Si convince che un'infanzia rovinata non si possa perdonare, né permette di crescere come gli altri: "non è possibile maturare....siamo marci da una parte e acerbi dall'altra, come un frutto esposto troppo presto al freddo e al vento."
Un romanzo potente, reso tale da una scrittura tagliente ed efficace, da un'introspezione dell'animo della protagonista acuta e amara, da una notevole capacità descrittiva.