di Daniele Derossi, Marsilio
La necessità di una rinascita, con le premesse peggiori possibili e nel luogo più improbabile, dopo una separazione e un trasloco che hanno completamente cambiato la vita di una donna e del suo bambino. Con una lingua che alterna dialoghi infantili in forma di discorso diretto a brani brevi in seconda persona, si snoda una storia tutta italiana, allo stesso tempo allegra e malinconica, che forse mette insieme troppi generi e risulta eccessivamente segmentata ma che riesce comunque ad agganciare il lettore fino alla fine.In un paese di poche anime sepolto in val di Susa ai piedi di un castello in rovina, si trova all'improvviso Ada, una madre separata che ha appena lasciato casa e marito pachistano a Londra. Originaria del paese, è stata costretta a ritornarvi suo malgrado e stenta a ricostruirsi una vita psicologicamente attiva, con gli ovvi problemi che comporta riannodare vecchi rapporti con le vecchie conoscenze. Ancora più difficile è l'ambientamento per suo figlio Giacomo, un bambino chiuso che ha rapporti sociali solo con Robi, un amico che inventa solo giochi pericolosi e dall'anima imprudente e ribelle. Come se non bastasse, in paese succedono cose strane, piovono pettegolezzi e aleggia lo spirito di un antico negromante, l'antico signore del castello.
Un libro da leggere velocemente, che attrae e incuriosisce, ma che avrebbe dovuto avere uno sviluppo più articolato, perché sono troppi gli aspetti appena accennati che avrebbero meritato più spazio: la difficoltà di reinserirsi nel paese natale, la psicologia femminile da rivista illustrata, i pettegolezzi della vita di paese, persino il disagio e lo smarrimento dei genitori di fronte ai figli "difficili". Tra il dramma e la commedia, una fiaba leggera, ma non troppo.
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