di Joe R. Lansdale, Einaudi
Siamo ormai abituati a quella saga infinita che sono le avventure dei due strampalati personaggi trash ideati da Lansdale, tuttavia in questo caso l'opera è quasi retrospettiva, imperniata sui racconti dei primi tempi dell'amicizia tra l'adolescente Hap e l'altrettanto giovane Leonard. Nel Texas razzista e ottuso dei primi anni '60, Lansdale sembra abbia voluto coniugare le sue due vene letterarie: la narrativa più impegnata dei suoi romanzi migliori e la vena umoristica pulp dei due investigatori improbabili che lo hanno reso famoso, con un risultato ibrido che non riesce a convincere, ma che ha comunque una sua valenza, almeno per gli ammiratori più convinti dello scrittore texano.Con un legame esile come un filo, Hap Collins ripercorre con la memoria i primi tempi della sua vita nel Texas orientale, attraverso una serie di brevi racconti sulla sua famiglia, sul primo incontro con quello che diventerà per lui più di un fratello – Leonard – con i primi scontri con le mentalità ottuse e criminali di un Sud ancora razzista e chiuso, incapace di accettare una integrazione razziale che stenta a decollare. In questa realtà così difficile, è impossibile non rimanere affascinati dalla forza vitale di Leonard, un nero che non riesce a non reagire alle provocazioni e che osa perfino dichiararsi apertamente gay, pur essendo conservatore. Scopriremo dei due ragazzi episodi familiari particolari, come afferma lo stesso Lansdale: "cose che neanche io sapevo di loro". I consueti dialoghi trash, pur accennati, in questo libro lasciano il posto ad una malinconia strisciante per un tempo rimpianto solo perché coincidente con la giovinezza, dove saper pescare poteva rappresentare la differenza tra una serata con o senza cena.
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