mercoledì 21 agosto 2019

Io Khaled vendo uomini e sono innocente

di Francesca Mannocchi, Einaudi

Il dramma delle migrazioni visto da un punto di vista difficilmente accettabile, quello di un trafficante che organizza la traversata del Mediterraneo dalla Libia alle coste siciliane. Con un tono asciutto e cinico, Khaled, protagonista che non disdegna la violenza ma che non vi indulge inutilmente, sopravvive si arricchisce in una Libia distrutta e incapace di risollevarsi, dove le uniche sicurezze sono date dalle armi, dai soldi e dai migranti, i nuovi schiavi considerati come bestiame da sfruttare fino all'estremo e poi abbandonare in mare al loro destino.

Khaled è un ex rivoluzionario libico che ha visto traditi gli ideali di libertà che lo avevano portato, giovanissimo studente, ad imbracciare le armi per rovesciare Gheddafi e la sua dittatura, un regime che ha prostrato il paese e nel quale suo padre ha navigato tra lodi e infamie per garantire alla famiglia una sopravvivenza dignitosa. Ed è proprio alla dignità che Khaled ha rinunciato, entrando a far parte – prima da gregario, poi da organizzatore – della catena che gestisce la lucrosa attività di sfruttamento dei migranti provenienti dal Sud: nella tragedia degli eritrei, dei nigeriani, dei siriani, persino dei libici che a lui si rivolgono per raggiungere l'Italia, Khaled vede lo specchio del disastro sociale in cui naviga, adattandosi alla crudeltà che lo circonda e ragionando da uomo d'affari suo malgrado. È la disperazione nichilista di un uomo che ha visto crollare tutti gli ideali e che vende l'anima alla realtà per sfruttare una disperazione più grande della sua.
Con un taglio da vero romanzo, l'autrice (che è una giornalista esperta del mondo di cui parla) crea un drammatico reportage sul caos libico e sull'atroce condizione dei migranti, sottolineando l'ineluttabilità dello sfruttamento dei "negri" da parte di uomini senza speranze che li "usano come bancomat" per garantire la sopravvivenza economica delle milizie, unico strumento di difesa in un paese in cui l'altro importante sfruttamento, quello dei giacimenti di carburante, è esclusivo appannaggio dello stesso Occidente che tenta inutilmente di fermare gli sbarchi.

Giudizio sintetico: Libicinico


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