giovedì 20 luglio 2017

Memoria di ragazza

di Annie Ernaux, L'orma ed.

Ci sono anni che la memoria rifiuta di ricordare. Anni non troppo buoni ma neanche troppo cattivi, anni speciali comunque che il sano meccanismo della rimozione spesso fa sprofondare negli abissi dell'inconscio. Poi viene il giorno in cui quel mondo sommerso torna alla luce per motivi strani, imprevedibili. E allora si è costretti a guardare vivere il passato.

1958. Francia. Torna il generale De Gaulle e in Algeria la guerra contro gli indipendentisti si inasprisce. Interessa poco di tutto questo ad Annie, diciottenne che quell'estate si allontana da casa per la prima volta per fare l'educatrice in una colonia. E' l'inizio della vita, lo scarto che la apre al mondo. Dopo quell'esperienza non sarà più la ragazza di prima, mai più.
Cinquant'anni più tardi, una vita dopo, l'Ernaux torna a quei giorni del 1958 per riconoscersi e ritrovare le tracce della propria storia. Con spietatezza, qualche compassione, molta lucidità la ragazza di Yvetot, paesino della Normandia, guarda il film di quel periodo senza censurare nulla: Puttana della domenica, la frase scritta da qualcuno sullo specchio del suo bagno per umiliarla, lo sforzo cinico e insieme patetico per essere accettata, la letteratura e i sogni di grandezza, l'ossessione del cibo, le mestruazioni che non arrivano, cosa ne sarà di me?
La scrittrice paga il debito con il proprio passato, rischiando a volte di parlarsi addosso e di escludere il lettore dalla partita che sta combattendo con le parole, ma quando il pathos della memoria si fa azione e sentimenti, allora per chi legge non c'è scampo e non gli resta che accettare il confronto con il proprio passato.

Giudizio sintetico: Contagioso

Le emozioni difettose

di Laure Halse Anderson, Giunti ed.

Avere 18 anni è bello per chi ha un'età molto più avanzata e apprezza il momento della vita in cui tutto sembrava possibile. Quando i 18 anni li si vive, invece, le infinite possibilità scatenano emozioni difficilmente controllabili.

Ultimo anno del liceo. E' giunto il momento di scegliere il proprio futuro. La protagonista, una diciottenne americana, pensa di sapere quale debba essere il suo: frequentare un college prestigioso, il MIT, dove ha studiato sua madre, morta quando lei era ancora bambina.
Ma se il MIT non accoglie la sua domanda, cosa fare di sé? Il senso di fallimento, la paura di sbagliare, lo sforzo di accettare la complessità del proprio io, l'impossibilità di ridurre la vita a formule di chimica (la materia in cui eccelle) suscitano nella ragazza un mondo di emozioni difficili da sopportare. Non resta che correre fino a sfinirsi per non sentire più niente. Le tragiche vicende di una famiglia vicina di casa costringono però la ragazza a fermarsi e a iniziare il lento e faticoso processo dell'accettazione di sé.
Un romanzo di formazione al femminile che, pur profondamente americano, può costituire una lettura piacevole e neanche troppo superficiale per le ragazze dell'età della protagonista.

Giudizio sintetico: Giovanile

lunedì 17 luglio 2017

Un'educazione milanese

di Alberto Rollo, Manni Editore

Il romanzo vorrebbe essere un viaggio nella Milano del passato, tra gli anni '50 e la fine degli anni '70 ,attraverso momenti di vita personale contestualizzati nel tessuto sociale e culturale milanese.

Un'autobiografia in cui il narratore, quasi sfogliando un album di vecchie istantanee, ripercorre la propria storia collegata a quella della città in cui il padre, di origine leccese, si era trasferito. Le origini operaie sono un elemento fondamentale. Un padre comunista integerrimo, non indulgente con le debolezze del figlio, costituisce un modello pesante e nello stesso tempo ben definito con cui fare i conti tutta la vita. La Milano degli anni '60-primi anni '70 e i personaggi che l'hanno resa viva e pulsante: Jannacci, Fo, Streheler e tanti altri. Amori, amicizie, esperienze culturali e politiche presentate con occhio distaccato e cronachistico, povero di pathos. Non è sufficiente elencare avvenimenti, stati d'animo, personaggi perché si crei empatia con il  lettore, che deve rinunciare al piacere dell'identificazione con il protagonista. Solo il lutto cui si fa riferimento nelle pagine finali muove le corde della commozione. Per voler controllare gli eccessi del cuore è uscito un libro senza cuore.

Giudizio sintetico: Autoreferenziale

domenica 16 luglio 2017

Paradise Sky

di Joe R. Lansdale

Cosa piace di più di Lansdale? i dialoghi surreali ed esilaranti di Hap & Leonard? o la forza narrativa dello scrittore che ci racconta la rabbia e la povertà del Texas di inizio 900 di "Tramonto e polvere"? In questo romanzo western e profondamente antirazzista le note distintive che più hanno connotato questo scrittore sono presenti entrambe; ci metteremo davvero poco a ritrovarci a fare il tifo per questo eroe nero e strambo con le orecchie a sventola, la cui epopea passa attraverso le storture e le contraddizioni che hanno connotato il periodo della storia americana dalla fine della guerra civile.

Cosa potrà mai succedere a un ragazzino di colore che si ferma ad ammirare da lontano il posteriore della moglie di un vicino? Di tutto. Comincia infatti così la tremenda epopea di Willie, che si trova di punto in bianco a dover sfuggire alle ire di un vicino razzista e violento che gli dà la caccia per vendicarsi di un affronto che in realtà non è nemmeno avvenuto. Nella sua lunga fuga nel Sud di un Paese che non ha ancora assorbito lo shock di una guerra civile persa male, il ragazzo incontrerà i personaggi più sgangherati e improbabili, e diventerà adulto imparando a proprie spese che in un posto come quello il carattere e le armi possono fare la differenza, nel bene e nel male. I dialoghi estemporanei di Lansdale si mischiano in questo romanzo con un emozionante ritratto del West che ricorda molto la passione per la frontiera di Cormack Mc Carthy.
Nat Love non è un eroe, non è un pistolero, non ha nemmeno delle radici da cui attingere o un ideale per cui lottare, non ha nemmeno lo stesso nome in tutto il libro, ma è tutto questo assieme e lo rivendica con forza, mostrando a un Paese cencioso e selvaggio che il colore della pelle non può impedirgli di essere se stesso, soprattutto se ha un'arma in mano.

Giudizio sintetico: Purple Western

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L'estate fredda

di Gianrico Carofiglio, Einaudi

Un giallo diverso dal solito per lo scrittore barese. In una Bari di inizio anni '90, si sviluppa una indagine strana, nella quale non si sa chi siano le vere vittime e quanto siano colpevoli i colpevoli. L'intreccio si svolge con garbo e la correttezza formale e morale del maresciallo Fenoglio, incaricato delle indagini, deve continuamente scontrarsi con la rudezza del mondo legale e illegale in cui si svolgono i fatti. Carofiglio ci riporta, mischiando storie vere e finzione, a un pezzo della nostra storia che non dimenticheremo mai.

Maresciallo corretto e tranquillo, Pietro Fenoglio è incaricato di indagare sulla scomparsa del figlio di un piccolo mafioso locale emergente, che a sua volta vuole scoprire chi si sia permesso di toccargli la famiglia, per fargliela pagare cara. Il principale indiziato però non si trova...
Con una storia infarcita di fatti realmente accaduti e una serie di invenzioni di fiction che tanto invenzioni non sono, Carofiglio ci propone un nuovo investigatore degli anni '90, vincolato al proprio ruolo istituzionale e che si muove in una città terra di conquista per antiche mafie, in una realtà che rivendica violentemente la propria individualità e identità, anche malavitosa.

Giudizio sintetico: Inquirente

lunedì 3 luglio 2017

Cartongesso

di Francesco Maino - Einaudi

Quanto si può diventare insofferenti nei confronti di un territorio che si ama e che è stato violentato per anni in nome dello sviluppo economico e della cultura dell'accumulo? E quanto dura può diventare la tua rabbia, se il tuo lavoro è tutelare i più deboli, che di questo meccanismo sono le vittime principali? Un saggio sulla deriva consumistica del Nord-Est, visto con gli occhi di un avvocato in crisi che non riesce più ad accettare il sistema in cui si muove.

Più che un romanzo, il libro di Maino è un saggio sulla deriva socio-economica del Veneto – ma il discorso potrebbe essere allargato a tutto il territorio nazionale – che ha alterato territorio, valori, morale, ma soprattutto il pensiero dei suoi abitanti. Il libro non si legge facilmente, è un monologo unico privo di divisioni in capitoli, che schiaffeggia il lettore con una lingua dura e potente, raffinatamente brutale, esercizio di neologismi, toponimi inventati, pezzi di dialetto e figure retoriche allineati come una linea del fronte. Il nemico? il Nord-Est volgare e consumista, opulento ma incapace di godere della ricchezza accumulata, alla cui descrizione fa da filo conduttore la crisi esistenziale dell'avvocato di provincia Michele Tessari, ex necroforo e difensore di piccoli delinquenti e immigrati (quasi) clandestini.
Sicuramente un libro non per tutti, che chiama ad un esercizio mentale pesante e che dà il meglio di sé a 60 pagine dalla fine.
Un consiglio è quello di dare una rapida occhiata, prima di iniziarne la lettura, alle note sui protagonisti messe a fine libro.

Giudizio sintetico: Faticoso